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Ipertrofia Prostatica Benigna





E' un affezione prevalentemente dell'individuo anziano, caratterizzata dallo sviluppo di una massa all'interno della prostata con carattere tumorale benigno. Questa massa che va assumendo l'aspetto di un adenoma si sviluppa originariamente da una parte delle ghiandole che formano la prostata.
Le cause che favoriscono tale ingrossamento sono da ricercarsi nella diminuita produzione di ormoni maschili che si verifica con l'invecchiamento. L'aspetto macroscopico dell'adenoma prostatico è quello di una massa in genere formata da diversi lobi, di dimensioni che vanno da una nocciola ad una arancia, cicondata da una capsula fibrosa che la delimita facilitandone l'asportazione. L'accrescimento della massa adenomatosa, che avviene intorno all'uretra dove questa si origina dalla vescica, comprime e deforma l'uretra stessa causando quindi i classici disturbi della minzione.
Questo fenomeno sta alla base di tutta la sintomatologia dell'ipertrofia prostatica e delle complicanze derivanti.
La sintomatologia, che può anche mancare per lunghi anni, si manifesta generalmente con una progressiva difficoltà nell'iniziare la minzione.
Dopochè si può notare anche una certa diminuizione del getto fino ad arrivare all'impossibilità totale di emettere urina (ritenzione urinaria acuta).
Aumenta perciò con l'andare del tempo il ristagno di urina nella vescica.
A tale situazione la vescica risponde con l'aumento delle fibre muscolari per dare più forza all'espulsione urinaria .
Oltre a ciò tale ristagno può causare fastidiose cistiti, formazione di diverticoli vescicali e sviluppo di calcoli.
Permanendo col tempo questo ristagno si instaurerà poi una progressiva sofferenza renale fino ad arrivare ad uno stato cronico di intossicazione uremica in concomitanza con altre infezioni urologiche (cistopieliti, pielonefriti, cistiti).
In alcuni casi tale patologia oltre a rendere difficoltosa la minzione va a coinvolgere anche la sfera sessuale, tenuto conto che la compressione dell'uretra va ad impedire il passaggio dello sperma.
La terapia dell'I.P. è diversa a seconda dello stadio della malattia.
All'inizio potrebbe essere sufficiente un trattamento medico basato su semplici accorgimenti igienico-dietetici e farmaci.
La valutazione delle dimensioni della prostata può essere sommariamente eseguita con una esplorazione rettale, da cui si deciderà il tipo di intervento tra la resezione transuretrale e la prostatectomia a cielo aperto.
Per la determinazione della patologia verranno eseguite altre indagini di routine quali l'urinocoltura, emocromo completo, azotemia, creatininemia ed elettroliti.
Quindi eseguiremo esami radiografici mirati quali l'urografia (con o senza contrasto), che risulta essere l'esame di base nei casi di I.P., fornendo comunque risposte alla maggior parte dei quesiti clinicamente rilevanti quali il volume urinario residuo, la presenza di una dilatazione delle vie urinarie superiori e l'eventuale associazione di una patologia vescicale (diverticoli, calcoli).
Per una valutazione complessiva possiamo anche eseguire altri esami radiografici più generici quali una radiografia senza contrasto dell'addome (calcoli) ed una ecografia (renale-pelvica).
Ultimamente sono entrati a far parte delle indagini di routine anche i test urodinamici. Questi ci forniscono, tramite la velocità del flusso urinario, il grado di ostruzione nella maggior parte dei soggetti con I.P.
La farmacoterapia si è mossa lungo due linee di ricerca, la prima basata sul controllo ormonale della prostata e la seconda sull'inibizione del meccanismo ostruttivo mediato dalla componente muscolare del distretto prostatico.
Gli ultimi dati dei ricercatori indicano la Terazosina come una valida alternativa all'intervento, laddove l'I.P. provoca solo una moderata ostruzione. Questo farmaco considerato un "alfa-bloccante" viene somministrato in monodosi giornaliere e oltretutto influisce positivamente sull'iperteso, il che considerando l'età avanzata dei pazienti, associanti anche ipertensione arteriosa, non guasta.
Nella fase più avanzata troviamo l'indicazione chirurgica di asportazione dell'adenoma (adenectomia o prostatectomia) che comporta il taglio della prostata con i metodi della chirurgia classica, in laparatomia, che viene usata quando l'ingrossamento supera i 60 grammi.
Quindi abbiamo la resezione transuretrale (TURP - Trans Urethral Resection of Prostate) che risulta oggi l'intervento più usato. Tale metodica permette la demolizione dell'adenoma per via endoscopica con bisturi elettrico ed una degenza media di 4-5 giorni. Oltre a ciò sono comparse negli ultimi anni anche alternative di disostruzione mediante laser, di dilatazione con palloncino, stent endoprotesici e termoterapia.
La terapia chirurgica del laser a contatto starebbe dando ottimi risultati, sia per la non invasività del trattamento (attraverso il canale uretrale, in endoscopia), sia per la mancanza o quasi di sanguinamento che della quasi assenza di complicanze. Alla fine del trattamento poi i pazienti dopo due soli giorni possono riprendere le loro normali attività.
Ultimamente negli States si sta sperimentando un dispositivo (Prostatron) che sfrutta la tecnologia a microonde, ovvero distruggerebbe i tessuti escrescenti, riducendo così la prostata ingrossata.
L'assistenza infermieristica al paziente operato di I.P.B. si limita principalmente al controllo costante della diuresi sia dal punto di vista quantitativo (diuresi delle 24 H.), che da quello qualitativo (aspetto macroscopico, sedimento, ecc.), tenendo conto dell'eventuale complicanza emorragica dovuta alla resezione prostatica.
Per tale motivo il controllo infermieristico si baserà, oltre che dal consueto rilevamento dei parametri vitali (P.A. - F.C. - T.C.), soprattutto sulla determinazione costante dell'emocromo e di altri esami ematici quali azotemia ed elettroliti.
All'infermiere spetta il compito, inoltre, di controllare il flusso del lavaggio trascorrente che eventualmente il chirurgo applicherà al catatere vescicale a tre vie, per eliminare gli eventuali residui ematici e coaguli formatisi nella vescica dopo la resezione.
La breve durata del paziente in camera operatoria (dai 30 ai 90 minuti) o in sala endoscopica fanno si che questi già nel giorno stesso dell'intervento possa assumere alimenti e bevande, ricominciando quindi (anche se allettato) la sua vita di relazione.
La terapia del post-intervento si baserà principalmente su antibiotici (almeno nelle seguenti 48 ore), coagulanti e di blandi sedativi (somministrati dopo l'intervento) per i casi più consistenti.






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