UNIRI (ANPRI-EPR, CIDA-Ricerca)
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COMUNICATO 18 luglio 2001

Incontro con l'ARAN per il contratto del Comparto Ricerca


Nell'incontro odierno con l'UNIRI, l'ARAN ha presentato ancora una volta
una bozza di articolato priva di significative novita' rispetto a quelle
precedenti, comunicando che sulle questioni che permangono indefinite (tra
le quali particolarmente rilevanti il nuovo trattamento economico
fondamentale ed accessorio e i concorsi per le "anomale permanenze" nei
livelli III e II) esistono posizioni differenziate all'altro tavolo di
trattativa - dove siedono CGIL, CISL, UIL - e pertanto l'ARAN non e' ancora
in grado di formulare delle proposte (sic!).

La delegazione UNIRI ha contestato all'ARAN questo modo di procedere che
impedisce una seria trattativa, con posizioni e responsabilita' chiare, sui
nodi cruciali del contratto, a quasi due anni dall'apertura delle
trattative e ormai a ridosso della pausa estiva.

Nel merito della bozza presentata, l'UNIRI ha avanzato diverse proposte di
modifica e integrazione dell'articolato, che sono riportate in allegato.
L'ARAN si e' dichiarata favorevole a quanto
richiesto per i contratti a tempo determinato, contraria all'esclusione del
ricorso al lavoro interinale per reclutare ricercatori, sostanzialmente
contraria all'introduzione dell'anno sabbatico in quanto lo ritiene un
costo per gli enti "per mancata prestazione" che dovrebbe essere computato
nei costi contrattuali; quanto alle altre richieste, si e' limitata a
registrarle in attesa che su di esse di esprima l'altro tavolo.

L'UNIRI ha infine sollecitato una nuova ipotesi di soluzione del problema
delle "anomale permanenze", visto che da tempo l'ARAN dichiara superata la
formulazione dell'art.  64 dell'articolato, che risulti efficace e
compatibile con le caratteristiche dei concorsi da ricercatore e da
tecnologo.  L'ARAN non ha preso impegni al riguardo, affermando che i punti
fermi posti dal Comitato di settore sono:  da un lato la definizione di
"anomale permanenze" come "permanenze per piu' di 12 anni nel medesimo
livello" (parametro che dovrebbe
determinare il numero di posti da mettere a concorso), dall'altro la
assenza di requisiti di anzianita' per accedere ai concorsi con posti
riservati agli interni (posti che non potranno superare il 50% del totale).
L'ARAN ha anche comunicato di avere avviato l'indagine, richiesta
dall'UNIRI, sul numero di "anomale permanenze" nei vari Enti, ma di non
prevedere la disponibilita' a breve dei dati relativi.

L'UNIRI ha rilevato che il parametro dei 12 anni non risulta sia stato
posto come immodificabile da parte del Comitato di settore e ha chiesto
comunque di abbassarlo a 9 anni.

Infine l'ARAN ha dichiarato di non poter prendere impegni per le prossime
riunioni in quanto CGIL, CISL e UIL devono ancora maturare posizioni comuni.

Il modo di procedere dell'ARAN che, invece di presentare proposte e
verificare il consenso che su di esse si registra sui due tavoli di
trattativa, condiziona la trattazione degli argomenti ad un consenso
preventivo di CGIL, CISL e UIL - sempre piu' difficile da ottenere per le
loro sistematiche divergenze -, nonche' la mancanza a due anni e mezzo
dall'inizio delle trattative di una ipotesi economica completa,
l'insufficiente elaborazione degli stessi testi presentati, l'assenza di un
ruolo incisivo da parte del Comitato di settore (che si riunira' il
prossimo 24 luglio ad oltre due mesi dalla precedente riunione),
sono tutti fattori che fanno allontanare la conclusione del contratto (con
ogni probabilita' successivamente alla pausa estiva).

Questo mentre si sono chiusi da tempo tutti gli altri contratti per la
parte normativa e il primo biennio economico 1998-1999, e la maggior parte
anche per il secondo biennio economico 2000-2001 (tra questi un "ricco"
contratto della dirigenza che non riguarda piu' i ricercatori e tecnologi
ma di cui stanno gia' beneficiando i dirigenti amministrativi degli enti di
ricerca).
Va a questo proposito rilevato che, essendosi "vaporizzata" la promessa
governativa di un 2% aggiuntivo sul primo biennio (tutte le risorse
aggiuntive ora ipotizzate sono soltanto per il secondo biennio) ed essendo
ormai ininfluente qualsiasi mutamento ordinamentale per quel biennio, non
trova nessuna giustificazione il non aver concluso il primo biennio
lasciando in vigore la normativa precedente e "incassando" almeno gli
aumenti corrispondenti all'inflazione programmata.

Quale sia il "beneficio" per il personale tutto degli enti di ricerca che
in questo questo modo ARAN e CGIL, CISL e UIL pensano di conseguire e'
difficilmente immaginabile.  Per i ricercatori e tecnologi e' invece certo
che, a meno di novita' impreviste, si vuole "perfezionare" il declassamento
dall'area dirigenziale, perpetrato da ARAN e CGIL, CISL e UIL con la
complicita' del Governo di allora, tentando - con la sola opposizione
dell'UNIRI - di cancellarne le specificita' professionali (vedi la
sostanziale assenza della distinta disciplina per ricercatori e tecnologi
pur prevista dalla legge) e di scardinarne il modello di selezione e
progressione in carriera basato sul merito scientifico o professionale.
Che poi questo comporti, in
termini normativi ed economici, l'accrescersi del divario tra i ricercatori
degli enti di ricerca e i ricercatori e docenti universitari, evidentemente
a "lor signori" poco importa.

La delegazione UNIRI


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Richieste UNIRI di modifica e integrazione dell'articolato dell'ARAN
del 18 luglio 2001 (per le questioni relative al problema delle
anomale permanenze v.  comunicato stessa data)

- la revisione delle norme sui "doveri" per renderle piu' consone alle
  peculiarita' degli enti di ricerca e dell'attivita' svolta dai
  ricercatori (si parla ad es.  di "non svolgere durante l'orario di
  lavoro attivita' estranee al servizio" o di "non introdurre, salvo
  che non siano debitamente autorizzate, persone estranee all'Ente")

- la previsione, tra i diritti dei ricercatori, del rispetto della
  liberta' di coscienza e dei valori etici individuali, presente nella
  bozza precedente e ora cassato "per problemi insorti all'altro
  tavolo" (quello di CGIL, CISL e UIL)

- l'introduzione dell'anno sabbatico

- il riconoscimento dell'anzianita' maturata con contratti a tempo
  determinato in caso di assunzione a tempo indeterminato

- l'esclusione della possibilita' di reclutare ricercatori tramite il
  ricorso al lavoro interinale

- il contingentamento dei futuri contratti a tempo determinato su fondi
  degli Enti per ciascuna area professionale - ricercatori/tecnologi,
  tecnici, amministrativi - al 20% della rispettiva dotazione organica
  e non, come finora avvenuto, indistintamente al 20% della dotazione
  organica complessiva dell'Ente;

- il divieto di conferimento ad una stessa persona di contratti a
  tempo determinato per una durata complessiva superiore a 8 anni, con
  la ovvia esclusione dal computo dei contratti passati e in corso;

- la previsione "una tantum" (e non in via continuativa come prevede
  la bozza) della possibilita' di mobilita' tra i profili di
  ricercatore e di tecnologo a parita' di livello, su giudizio di
  Commissioni specifiche per ciascun settore scientifico-disciplinare
  o tecnologico di destinazione

- il riconoscimento dell'anzianita' maturata con contratti a tempo
  determinato in caso di assunzione a tempo indeterminato

- la possibilita' di disciplinare, nella contrattazione integrativa di
  ente, modalità di gestione del tempo di lavoro di ricercatori e
  tecnologi che prevedano il superamento dell'orario di lavoro

- la rivalutazione del trattamento economico fondamentale in
  proporzione alla fascia stipendiale in godimento, per evitare
  l'appiattimento delle curve retributive

- la corresponsione del 3% aggiuntivo tramite retribuzione accessoria
  corrisposta in modo fisso e continuativo, differenziata per livelli
  e per fasce (o raggruppamenti di fasce) stipendiali



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