Comunicato al personale

Come previsto, i sindacati ricerca sono intervenuti, con ricorso al TAR Lazio, per annullare le decisioni dell'ENEA di includere ricercatori e tecnologi, assieme alla dirigenza dell'Ente, nell'albo della dirigenza pubblica e di prevedere conseguentemente una separata area dirigenziale di contrattazione.

Eppure, tali decisioni della Direzione dell'ENEA rappresentano solo atti dovuti e preliminari ad una corretta impostazione delle trattative di rinnovo contrattuale. Addirittura, esse sono giunte con troppo ritardo, di fatto alimentando false illusioni, nei responsabili delle OO.SS, di poter gestire il CCNL ENEA sottraendolo a regole generali, quelle che valgono per tutte le amministrazioni pubbliche e, nel particolare, per gli altri EPR. In tal senso, gravi sono le responsabilità della Direzione dell'Ente in quanto, se essa avesse chiarito la propria posizione all'avvio delle trattative (novembre '95), probabilmente l'atteggiamento odierno dei sindacati, dopo la batosta presa con la sentenza del TAR di Febbraio '96, sarebbe risultato più realistico e avrebbe consentito un corretto e concreto avvio della trattativa.

Per quanto riguarda il contenuto del ricorso sindacale non possiamo non sottolineare la gravità delle affermazioni in esso contenute, lesive della dignità, degli interessi e dell'immagine dei ricercatori e tecnologi dell'ENEA. Due sono fondamentalmente le argomentazioni avanzate dai sindacati per rigettare la legittimità della separata area dirigenziale di contrattazione. Entrambe si riferiscono alla situazione derivante dall'attuale ordinamento dell'Ente e supportata dalla logica del contratto "unico". La prima argomentazione afferma che, a differenza di quanto avviene in tutti gli Enti Pubblici di Ricerca dove, in base alla tabella1 del DPR 171/91, i ricercatori ed i tecnologi nei tre livelli di carriera sono equiparati orizzontalmente ai tre livelli della dirigenza dello stato (Dirigente Generale, dirigente di I° fascia, dirigente), nell'Enea il personale dirigenziale è invece "sovraordinato, per livello e funzioni istituzionali, ai livelli e profili propri dei ricercatori e tecnologi". Ne conseguirebbe l'illegitimità della cooptazione nell'ambito dirigenziale di livelli, funzioni e profili posseduti da ricercatori e tecnologi. La differenza di stato giuridico dei ricercatori e tecnologi ENEA rispetto a quelli del comparto pubblico è ulteriormente rafforzata con la seconda argomentazione, che afferma l'equiparabilità "in tutto e per tutto" tra i ricercatori e tecnologi dell'Enea con i tecnici laureati dell'Università. Questi assolverebbero, secondo i sindacati, funzioni analoghe ed attività in qualche modo confrontabili con quelle svolte dai ricercatori e tecnologi nell'Ente e, come questi, appaiono anch'essi sottoordinati rispetto al corpo dirigente, rappresentato in quella sede per un verso dai docenti (ordinari, associati, ricercatori) e per l'altro dalla dirigenza amministrativa. Ne conseguirebbe l'illegittimità dell'inserimento di ricercatori e tecnologi dell'ENEA nell'area dirigenziale, in quanto contraddittoria con il trattamento riservato ai tecnici laureati dell'Università.

Troviamo letteralmente offensiva la seconda argomentazione (anche se rispetto ad una precedente proposta dell'ENEA, che collocava i ricercatori ed i tecnologi dell'Ente nella stessa categoria professionale dei vigili urbani, essa rappresenta una collocazione, senza offesa per i vigili urbani, certamente migliorativa). Troviamo invece non infondata la costatazione che, nell'attuale ordinamento previsto dal contratto unico, i ricercatori ed i tecnologi sono sottordinati, gerarchicamente non professionalmente, ad una tipologia dirigenziale anomala nell'ambito della pubblica amministrazione e nella ricerca pubblica e che gli stessi sindacati affermano superata ed inefficace. Inoltre è vero anche che esiste una differenza profonda tra il trattamento economico e giuridico riservato ai ricercatori e tecnologi Enea e le corrispondenti figure in altri Enti pubblici di ricerca.

La rimozione di queste differenze è l'obiettivo fondamentale dell'ANPRI-EPR e dovrebbe essere anche quello delle OO.SS. Invece, il comportamento (inqualificabile), che mina alla radice la legittimità di rappresentare gli interessi dei ricercatori e tecnologi da parte delle OO.SS confederali, è dato dall'uso di questa situazione contro gli interessi dei loro stessi rappresentati. Il seguitare a tenerli in posizione sottomessa, il considerarli diversi (serie B rispetto ad una serie A che è altrove), colloca oggi, oggettivamente, il sindacato come reale controparte e di fatto fedele alleato dell'attuale gruppo dirigente. Ripetiamo, l'albo della dirigenza pubblica e l'area separata di contrattazione, anche se vittorie dell'ANPRI-EPR, sono solo atti dovuti, strumenti indispensabili per ridiscutere in sede di rinnovo contrattuale ruolo e stato giuridico di ricercatori e tecnologi, per renderli omogenei con quelli degli EPR. In tal senso devono essere preservati.

C'è di più. Le argomentazioni delle OO.SS, nel momento in cui ratificano la separazione tra ENEA ed EPR ed assimilano i ricercatori dell'Ente ai tecnici laureati dell'Università, rimandano ad una concezione dell'ENEA sempre più lontana da quella di Ente di ricerca, nel migliore dei casi quella di Ente di supporto e di servizio, dotato per questo di una classe dirigente di tipo gestionale. Un risultato significativo, possibile solo in un paese dove è il sindacato a gestire l'organizzazione della ricerca.

Roma, 13 maggio 1996