LETTERA APERTA AL MINISTRO DEL TESORO CIAMPI


Egregio Signor Ministro,

il regolamento di fusione dell'ISPE e dell'ISCO in un unico Istituto ( ISAE- Istituto di Studi e Analisi Economica) sottoposto alla Sua vigilanza e alla Sua alta direzione, recentemente pubblicato in G.U., prevede l'istituzione di nuovi organi direttivi e quindi la nomina del Presidente. Ai sensi dell'art. 6 comma 2 del D. Lgs. N. 204/98 ".. i presidenti degli Enti di Ricerca possono restare in carica per non pił di due mandati". Invece per la nomina del Presidente dell'ISAE e' stata fatta dal Consiglio dei Ministri, su Sua proposta, di nuovo la designazione dell'attuale Presidente dell'ISPE, la Professoressa Fiorella Padoa Schioppa Kostoris, aggirando quindi la norma citata con il pretesto della fusione. In questo modo, alla Professoressa Padoa Schioppa sarebbe data la possibilita' di presiedere il nuovo Istituto per 4 pił 4 anni per complessivi quattro mandati consecutivi e quasi 14 anni di presidenza !

Il fatto potrebbe anche essere "tollerato", nell'Italia dell'incertezza del diritto, se la suddetta Professoressa avesse mostrato doti particolari di alta professionalita' ed elevate capacita' manageriali. Ma al contrario appare scandaloso ed intollerabile alla luce delle incapacita' nella gestione delle risorse dimostrate durante i lunghi anni della sua permanenza ai vertici dell'ISPE. Tali incapacita' hanno determinato una dannosa e pregiudizievole conflittualita' con i dipendenti dell'istituto ed un cospicuo aumento delle spese per sostenere il notevole contenzioso tra istituto e lavoratori. La gestione della professoressa Padoa Schioppa Kostoris ha inoltre meritato l'attenzione addirittura della Procura della Corte dei Conti ed ha determinato una clamorosa fuga di cervelli dall'Istituto durante la sua presidenza: il 50% dei ricercatori e tecnologi ha preferito infatti emigrare verso altre amministrazioni dove peraltro le loro doti professionali sono state ampiamente riconosciute, essendo stati destinati a ruoli di elevata responsabilita'.

Nel corso degli anni e', infatti, stato messo in atto nell'ISPE, con puntigliosita' ed arroganza, un dannoso e pesante vincolo alla diffusione delle idee e alla ricerca interna e una "inammissibile restrizione della manifestazione del pensiero" come afferma la sentenza del TAR-Lazio n.181/98, pubblicata in numerose riviste specialistiche per l'importanza del tema trattato. La sentenza, accogliendo integralmente le argomentazione proposte dai ricorrenti ricercatori dell'ISPE, ha testualmente affermato "... la illegittimita' e l'incongruenza delle limitazioni imposte dall'Istituto (con due ordini di servizio che intendevano negare la possibilita' di partecipazione a seminari o altre pubbliche manifestazioni relative all'attivita' di ricerca e sperimentazione ) che non trovano conforto e giustificazione in alcuna disposizione normativa ed appaiono in contrasto con uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale, la liberta' di manifestazione del pensiero ( art. 21 della Costituzione)".

Distinti saluti.



Il Segretario Generale ANPRI-EPR e
Presidente UNIRI (ANPRI-EPR, CIDA-Ricerca)
Dott.ssa Vincenza Celluprica