ANPRI-EPR
Associazione
Nazionale Professionale Ricercatori
Enti
Pubblici di Ricerca
COMUNICATO
26.9.2000
DA
ENTE DI RICERCA A MINISTERO DEI NUMERI ?
Con l'emanazione dei primi atti
organizzativi deliberati dal Consiglio comincia a delinearsi con più chiarezza
il senso della "riforma" dell'ISTAT voluta tenacemente dal Presidente
Zuliani. Tutte le preoccupazioni
dell'ANPRI circa il carattere
burocratico e verticistico che l'Istituto avrebbe assunto con il nuovo
regolamento hanno trovato, purtroppo, conferma nel testo approvato dal governo
il primo agosto. Nonostante qualche leggero ritocco, infatti, il nuovo
regolamento disegna un assetto organizzativo fortemente gerarchico, più
adatto ad un ente amministrativo, che allontana ancora di più l'ISTAT dagli
altri Enti di ricerca, forse proprio con l'intenzione di aprire la strada
ad una diversa futura collocazione (ma quale?). Viene creata una vera e propria
struttura di controllo dell'Istituto che dovrà coordinare e sovrintendere
gerarchicamente all'attività di produzione statistica, composta da 1 direttore
generale, 5 capi dipartimento e 13 direttori centrali, per un totale di 19
dirigenti generali che passano a 22 (per adesso) considerando anche i 3
preposti agli Uffici di diretta collaborazione! Per un Ente di ricerca ci
sembra veramente troppo (infatti non ci sono precedenti). Anche l'assenza di
procedure trasparenti per la selezione dei dirigenti generali che, così come
accade per gli incarichi dirigenziali degli organismi internazionali (Eurostat,
Ocse, ecc.) potrebbe avvenire tramite "call" e successiva valutazione
dei curriculum, si adatta di più ad un ministero, dove gli incarichi sono di
fatto politici, che a un Ente di ricerca che deriva la sua autorevolezza
proprio dalla indipendenza dal potere politico.
La portata complessiva della
separazione che viene così formalizzata tra il livello "manageriale" e quello
"tecnico-scientifico" si comprende meglio considerando che ai dirigenti
generali viene "concesso" il ben più elevato (!) trattamento retributivo dei
dirigenti dello stato, mentre a tutto il resto del personale si continua ad
applicare quello previsto dal CCNL della Ricerca (a proposito: chi
dobbiamo "ringraziare" per l'estenuante stallo delle trattative per
il rinnovo contrattuale ?).
Se si comprendono i motivi per cui si
attribuisce un diverso trattamento retributivo ai Capi Dipartimento, che hanno
la responsabilità per la gestione delle risorse e per il conseguimento degli
obiettivi assegnati (le loro strutture sono, infatti, centri di responsabilità)
lo stesso non avviene per l'estensione di tale trattamento ai Direttori
centrali, ai quali il regolamento non riconosce tale status (con l'eccezione
della Contabilità nazionale e del DINF) e le cui funzioni risultano a tutt'oggi
non definite (a proposito: non sapendo bene quali saranno i loro compiti
e le loro responsabilità, in base a quali parametri stanno per essere
"selezionati" i direttori centrali ?).
Mentre viene ribadita l'appartenenza al
comparto della Ricerca del personale non dirigenziale generale per quanto
riguarda gli aspetti contrattuali, del ruolo e delle modalità di organizzazione
e svolgimento dell'attività di ricerca in ISTAT, ovviamente, non si fa
menzione. L'ANPRI giudica particolarmente
grave l'assenza di qualunque riferimento all'attività di ricerca che è parte
integrante e non "accessoria" dei compiti istituzionali dell'Ente e
che avrebbe dovuto, al contrario, trovare una collocazione altrettanto
importante di quella riconosciuta all'attività di coordinamento e gestione,
così come, al pari di quanto fatto per le figure "manageriali",
dovevano essere introdotte forme di riconoscimento e valorizzazione del ruolo
svolto dalla componente tecnico-scientifica che opera nell'Istituto. Si parla,
invece, e per la prima volta in un ente di ricerca, di valutazione dei
ricercatori e tecnologi nominati dirigenti non generali (capi servizio), senza
spiegare quale tipo di attività verrebbe sottoposta a valutazione (quella
tecnico-scientifica, non prevista dal contratto di lavoro, o quella di
dirigenza dei servizi ?), con quali finalità e secondo quali parametri di
responsabilità (visto che non gestiscono direttamente alcun budget).
Meno che mai, nonostante le ripetute richieste, ha trovato posto una forma di rappresentanza
elettiva della comunità scientifica interna che, almeno, avrebbe attenuato il
carattere di ente eterodiretto. Come in più occasioni l'ANPRI ha sostenuto,
proprio la presenza di una forte ed autorevole comunità scientifica interna
rappresenta la migliore garanzia dell'autonomia, dell'indipendenza e, quindi,
dell'imparzialità della funzione statistica svolta dall'ISTAT.
Ancora una volta occorre constatare,
infine, che nel momento in cui si affrontano questioni di carattere
organizzativo, lo si fa continuando a prescindere da quella che è la reale
articolazione operativa dell'Istituto, disconoscendo il ruolo delle Unità
operative e dei Progetti che nel nuovo regolamento non trovano alcuna
collocazione (addirittura non vengono neppure citati !).
L'ANPRI
esprime pertanto un giudizio fortemente critico sul nuovo assetto organizzativo che non realizza fino in fondo i
principi di autonomia, flessibilità e massimo decentramento delle
responsabilità che costituiscono il modello organizzativo più adatto ad un
moderno Ente di ricerca.
Altrettanto critico, infine, è il
giudizio sulle modalità con cui è stata condotta l'operazione di "riforma".
Un'operazione di tale portata, che andrà ad incidere significativamente
sull'organizzazione del lavoro e quindi sull'attività di tutti i dipendenti,
avrebbe richiesto un serio e approfondito confronto con le Organizzazioni
rappresentative del personale e con i dirigenti dell'Istituto (ormai ex
dirigenti), mentre invece si è svolta in grande fretta e nel più rigoroso
segreto, senza ricercare il consenso e impedendo di fatto che si determinasse
il necessario clima di attenzione e partecipazione dei soggetti coinvolti.