Comunicato 3-2-99
sul Decreto Legislativo di riordino del CNR
approvato il 29.1.199

Il Consiglio dei Ministri ha approvato definitivamente il 29.1.1999 il Decreto Legislativo di riordino del CNR, che quindi entrerà in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

L'ANPRI, nell'analisi dello schema del decreto approvato in via preliminare dal Governo il 6 agosto 1998, aveva rilevato un'impostazione che emarginava la comunità scientifica interna al CNR da qualsiasi forma di partecipazione reale al governo dell'Ente e limitava fortemente l'autonomia del CNR sostituendo gli attuali organi direttivi e consultivi dell'Ente con un solo organo, il Consiglio direttivo, a grande maggioranza di nomina politica. Inoltre, il già eccessivo potere della componente politica del Consiglio direttivo diventava assoluto nella fase transitoria, quella decisiva per l'elaborazione dei nuovi regolamenti e per la ristrutturazione della rete scientifica.

L'ANPRI deve quindi prendere atto con soddisfazione del fatto che il testo finale del decreto, recependo alcuni dei suoi rilievi formulati in varie occasioni, abbia apportato significativi correttivi alla precedente impostazione.

Nel testo definitivo, infatti, sono previsti:

Il ruolo dei ricercatori dell'Ente, pur se accresciuto rispetto allo schema di agosto, appare tuttavia ancora insufficiente: l'unico organo nel quale è garantita la presenza dei ricercatori (come richiesto dall'ANPRI, per elezione diretta) è il Comitato di consulenza scientifica, il cui parere è però obbligatorio soltanto per il piano triennale e i relativi aggiornamenti annuali. Non è prevista alcuna forma di coinvolgimento specifico della comunità scientifica interna nella delicata fase transitoria di stesura dei nuovi regolamenti: si prevede soltanto la preventiva informazione del personale e la consultazione delle organizzazioni sindacali. La richiesta della Commissione bicamerale per la riforma amministrativa di prevedere organi collegiali della rete scientifica del CNR con composizione per due terzi di ricercatori dell'ente, non è stata recepita: si è scelto di demandare ai regolamenti la costituzione di organi collegiali degli Istituti.

Inoltre, nonostante le sollecitazioni, sia dell'ANPRI sia della Commissione bicamerale, a risolvere la questione dello status del ricercatore CNR in una prospettiva di omogeneizzazione con lo status di ricercatori e docenti universitari, il decreto non ha voluto affrontare organicamente il problema, ma ha introdotto soltanto pochi elementi normativi riguardanti il reclutamento, che non hanno tuttavia sciolto completamente il nodo della normativa per l'accesso tramite concorso ai livelli e profili di ricercatori e tecnologi. Da questa mancanza di volontà è derivato un impatto piuttosto limitato sulla cosiddetta mobilità: le norme relative, infatti, conseguentemente non contemplano la possibilità di trasferimento da e per l'università.

Alcuni punti sono comunque positivi:

Non è stato invece accolto l'invito della Commissione bicamerale di estendere, per quanto applicabile ai concorsi CNR, la recente normativa dei concorsi per ricercatori e docenti universitari.

Decisamente inadeguata è stata la risposta al problema e alle aspettative dei ricercatori precari o sottoinquadrati: per il 1999 e il 2000 il CNR ``potrà'' (non necessariamente ``dovrà'') bandire concorsi soltanto nell'ambito dell'organico complessivo e soltanto dopo approvazione ministeriale, privilegiando comunque le assunzioni nel Mezzogiorno.

In conclusione il decreto ha luci ed ombre, con zone ``grigie'' molto ampie e tutte da definire nei regolamenti; basti a questo proposito segnalare il problema della partecipazione della comunità scientifica interna al governo della rete di ricerca e quello della permanenza o meno dell'attività di finanziamento di attività esterne al CNR.

L'ANPRI, così come ha seguito le varie fasi di stesura del decreto, intende ora seguire con altrettanta assiduità la fase regolamentare e proseguire il proprio impegno a livello politico per una legge di stato giuridico dei ricercatori e tecnologi di tutti gli enti di ricerca. La prevedibile proroga dei termini della legge delega 59/97 apre infatti nuove concrete prospettive di riconoscimento del ruolo, dell'autonomia e della professionalità dei ricercatori e tecnologi degli EPR e di attuazione di una vera mobilità nell'ambito del sistema della ricerca pubblica. Su tale obiettivo l'ANPRI auspica che si possa realizzare la piena cooperazione di tutti quei soggetti politici e sindacali che hanno in vario modo riconosciuto la necessità improrogabile di fornire per legge garanzie alla professione del ricercatore in ambito pubblico, con riferimento agli standard propri della Comunità scientifica nazionale ed internazionale.


La Segreteria Nazionale ANPRI-EPR