sulle linee guida del Programma Nazionale di Ricerca
12 luglio 2000
ANPRI-EPR ASSOCIAZIONE NAZIONALE PROFESSIONALE RICERCATORI ENTI PUBBLICI DI RICERCA OSSERVAZIONI SULLE LINEE GUIDA DEL PROGRAMMA NAZIONALE DI RICERCA (PNR) 12 luglio 2000 SOMMARIO ======== L'ANPRI-EPR, nella consapevolezza che il Programma Nazionale di Ricerca (PNR) rappresenta un'occasione fondamentale per dotare il nostro Paese di una nuova politica di interventi nel campo della ricerca che ne possa ridurre il divario rispetto agli altri Paesi piu' progrediti, formula le proprie osservazioni con l'intento di stimolare un dibattito ampio ed approfondito in proposito e di contribuire, sia direttamente sia attraverso gli esiti di tale dibattito, alla migliore definizione finale del PNR. L'ANPRI-EPR rileva che le Linee Guida hanno il merito di evidenziare, partendo da una impietosa analisi della situazione attuale, l'esigenza primaria di fare crescere l'investimento in ricerca, individuando anche un percorso di crescita che realisticamente punta ad un aumento significativo sia dell'impegno pubblico sia dell'impegno privato. Merito non secondario e' anche quello di avere chiaramente individuato come azione necessaria per la crescita complessiva del sistema ricerca il rafforzamento della ricerca di base. Vi e' infine una del tutto opportuna presa di coscienza della necessita' di diffondere su larga scala la cultura scientifica nella Societa' civile. Le Linee hanno tuttavia diversi limiti, solo in parte dovuti al loro carattere generale e preliminare. In generale si deve riscontrare che molte delle proposte formulate sono piuttosto vaghe e non permettono pertanto di valutarne la reale efficacia. Tra le questioni che richiedono approfondimento sono: il coordinamento delle numerose politiche che concorrono a determinare la politica scientifica; il ruolo delle Universita' e degli enti di ricerca (per i quali manca un'analisi dell'efficacia delle riforme recentemente introdotte); le azioni specifiche per il rilancio della ricerca privata, alla luce delle peculiarità del sistema produttivo nazionale e del ruolo significativo in esso delle PMI; le azioni per l'incrementi della domanda di ricerca applicata da parte della Pubblica Amministrazione; i criteri di selezione, monitoraggio e valutazione delle attività e della spesa, tali che ne consegua il massimo beneficio possibile evitando sprechi di risorse. Questione fondamentale ma sostanzialmente elusa dalle Linee Guida, se non in una qualche misura a livello di analisi, e' quella dei ricercatori. Si analizza correttamente che il lavoro di ricerca non e' piu' attraente per i giovani, ma non ci si sofferma sulle cause di questa perdita di attrazione e sui rimedi da porvi, per poter realisticamente pensare di immettere nel sistema ricerca i 25-30mila nuovi ricercatori preventivati per il prossimo triennio. L'ANPRI-EPR ricorda quindi come per i ricercatori degli enti di ricerca sia mancata anche nella recente riforma una reale politica di "valorizzazione dei ricercatori", anzi si siano avuti diversi interventi di segno contrario; laddove andrebbero invece affrontate con decisione la questione dello stato giuridico dei ricercatori, attualmente soggetto a contrattazione sindacale, dell'adeguamento delle retribuzioni in una dimensione europea, dell'equiparazione tra le categorie che operano nel settore pubblico. Vengono infine espresse preoccupazioni sul fatto che il Governo nel suo complesso possa non attribuire alla definizione del PNR tutta l'attenzione necessaria, rilevando come un primo segnale negativo in tale senso venga dal recente DPEF, che dedica alla questione uno scarno trafiletto, mettendo "le mani avanti" sulle "compatibilita' finanziarie". INTRODUZIONE ============ La definizione delle Linee Guida del Programma Nazionale di Ricerca (PNR; v. http://www.murst.it/Ricerca/PNR/2000/lineeguida.doc) da parte della Segreteria Tecnica istituita presso il MURST dal D.Lgs. 204/98 e la approvazione delle linee stesse da parte del CIPE segnano l'avvio del complesso iter previsto per la predisposizione e l'approvazione del PNR vero e proprio. Nei tre capitoli delle Linee Guida : "IL CONTESTO DI RIFERIMENTO DEL PROGRAMMA NAZIONALE DI RICERCA (PNR)", "I CAPISALDI DEL PROGRAMMA NAZIONALE DI RICERCA", "IL QUADRO DELLE RISORSE FINANZIARIE: PROGRAMMA DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICI, MISURE DI INCENTIVAZIONE FISCALE E STIMA DEGLI INVESTIMENTI PRIVATI CON RIFERIMENTO AL PROGRAMMA TRIENNALE DELLA RICERCA" viene delineata una sequenza di interventi complessi, relativi sia al sistema della ricerca che al suo rapporto con il sistema produttivo, volti ad affrontare la maggior parte dei principali nodi critici evidenziati nell'analisi della situazione attuale. Poiche' il PNR e' lo strumento che definisce le scelte di fondo della politica scientifica nazionale, e'opportuno che la comunita' scientifica ne segua l'iter con la massima attenzione. Con l'intento di stimolare un dibattito ampio ed approfondito l'ANPRI-EPR propone pertanto in questo documento alcuni primi commenti e spunti di riflessione. L'ANALISI DELLA SITUAZIONE ATTUALE ================================== Le Linee Guida contengono un'analisi ragionevolmente accurata e realistica della situazione della ricerca in Italia mettendo in rilievo "...una vera e propria deriva del nostro paese dall'Europa e più in generale dal contesto degli altri paesi industrializzati con i quali dobbiamo competere." Viene in particolare evidenziato il divario tra l'Italia e gli altri paesi industrializzati per quel che riguarda l'ammontare delle risorse umane e finanziarie destinate alla ricerca (gli investimenti in ricerca sono addirittura diminuiti all' 1.03% del PIL, dall'1.3 del 1990), con particolare riguardo alla situazione del Mezzogiorno, per il quale si segnala l'esistenza di un'ulteriore marcata debolezza del sistema scientifico e tecnologico rispetto alla già grave situazione dell'Italia nel suo complesso. Quanto al "mercato dei ricercatori" si osserva che "oltre ad essere sotto dimensionato ed esposto al processo di invecchiamento degli addetti, offre prospettive che non lo rendono attrattivo e competitivo per i giovani talenti." GLI INTERVENTI PREVISTI ======================= Gli interventi previsti dalle Linee Guida sono da effettuarsi nell'arco di due trienni e, in estrema sintesi, dovrebbero portare: - all'aumento in investimento in ricerca dall'attuale 1.03% del PIL a circa l'1.9%; - al riequilibrio (50%-50% dall'attuale 56%-44%) tra investimento pubblico e investimento privato; - all'inserimento di 25-30 mila nuovi ricercatori nel sistema della ricerca nell'arco del primo triennio. I PUNTI DI FORZA DELLE LINEE GUIDA ================================== E' sicuramente merito delle Linee Guida avere evidenziato l'esigenza primaria di fare crescere l'investimento in ricerca, individuando anche un percorso di crescita che realisticamente punta ad un aumento sia dell'impegno pubblico sia dell'impegno privato; quest'ultimo differito sostanzialmente nel secondo triennio, quando dovrebbe concretizzarsi l'effetto "volano" degli investimenti pubblici, ma comunque complessivamente piu' consistente di quello pubblico al fine di pervenire all'equilibrio di spesa tra pubblico e privato nel 2006. Merito non secondario e' poi quello di avere chiaramente individuato come azione necessaria di natura strutturale il rafforzamento della ricerca di base. Dopo anni in cui sono stati indicati come obiettivi primari "il trasferimento tecnologico", "l'aumento del numero di brevetti", "l'utilita' della ricerca", con i risultati impietosamente descritti nell'analisi, ci si e' resi finalmente conto che tali obiettivi non possono essere perseguiti in modo efficace, se non come risultato di una accresciuta capacita' di "produrre conoscenza" . Altro intervento che supera impostazioni passate e' quello volto alla costituzione di reti di centri di eccellenza al fine sia di incentivare la riorganizzazione del Sistema Scientifico Nazionale verso forme di cooperazione e di partenariato che di creare le condizioni per una maggiore "flessibilita' ed adattivita' dell'offerta scientifica nazionale". Vi e' infine una del tutto opportuna presa di coscienza della necessita' di diffondere su larga scala la cultura scientifica nella Societa' civile. PUNTI DEBOLI DELLE LINEE GUIDA ============================== L'ANPRI-EPR deve tuttavia rilevare che le Linee Guida hanno diversi limiti, solo in parte dovuti al loro carattere generale e preliminare. In generale si puo' osservare che molte delle proposte contenute nelle Linee Guida hanno un carattere troppo vago per permettere una ragionevole confidenza nella reale efficacia dell'azione proposta; ovviamente trattandosi di Linee Guida non si puo' pretendere la definizione nei dettagli, tuttavia la volonta' dichiarata di procedere in tempi stretti avrebbe dovuto comportare maggiore definizione delle azioni proposte anche in un documento di Linee Guida. Si possono poi evidenziare i limiti specifici delle Linee Guida,che vengono elencati nel seguito con l'intento di ridurre il rischio che il previsto incremento di disponibilita' finanziaria a favore della ricerca non si traduca in un aumento significativo di efficienza ed efficacia del sistema ricerca. 1. Al fine di meglio individuare gli interventi necessari si sarebbe dovuta fare un'analisi altrettanto accurata delle dinamiche tuttora in atto, in particolare a livello di sistema produttivo nazionale, che, come unanimemente riconosciuto, hanno portato il Paese alla attuale e sostanziale emarginazione dal sistema mondiale della ricerca e della innovazione. 2. Gli obiettivi strategici del PNR, ed in particolare "assumere il Sistema Scientifico Nazionale come asset strategico della Società della conoscenza e della Nuova Economia", presuppongono un adeguato coordinamento di numerose politiche: tra le altre, quelle industriali, della concorrenza, dello sviluppo delle aree depresse, di riequilibrio finanziario. Tuttavia non sono previste, per questo complesso di attività, adeguate strutture e procedure per renderle operative. 3. Non viene fornita un'indicazione del ruolo e del peso relativo delle tre reti di ricerca del Paese (universita', enti di ricerca e imprese) ed in particolare della proporzione in cui verranno allocate le maggiori risorse tra Università ed enti di ricerca. 4. Riguardo agli enti di ricerca, non c'e' nessuna analisi sull'efficacia delle azioni di riordino varate negli ultimi due anni, in particolare per gli enti maggiori CNR ed ENEA e sulla loro capacita' di rispondere positivamente alle indicazioni strategiche del PNR. 5. Non sono indicate le azioni per rilanciare la ricerca industriale in particolare nel settore high-tech. 6. L'elaborazione delle linee strategiche di sviluppo, basata sulle indicazioni provenienti dall'OCSE, dall'Unione Europea e dagli altri Organismi Internazionali, non sembra tenere sufficientemente conto delle peculiarità del sistema produttivo nazionale (vedi oltre il punto sul ruolo delle PMI), anche al fine di migliorarne la competitività e di facilitarne la convergenza con quello degli altri paesi industrializzati. 7. La denuncia della debolezza del "mercato dei ricercatori" non e' seguita da alcuna indicazione delle misure di natura giuridica, contrattuale e retributiva che si intendono adottare al fine di renderlo attraente per i "giovani talenti"; la questione, di primaria importanza, verra' ripresa oltre. 8. Non è spiegato come e dove sarà possibile formare 25-30 mila nuovi ricercatori in un triennio e quali accorgimenti verranno adottati per inserirli fruttuosamente in strutture spesso sottodimensionate, invecchiate e sclerotizzate. 9. Non sono delineate le azioni per incrementare la domanda di ricerca applicata da parte della Pubblica Amministrazione che rappresenta un mercato potenziale di ragguardevoli dimensioni; 10. Manca l'indicazione dei benefici attesi a livello di sistema produttivo e di sistema Paese nel suo complesso come risultato delle azioni indicate nelle Linee Guida e delle conseguenze cui si andrebbe incontro se ai propositi espressi nel documento non venisse dato corso o tali propositi fossero adottati in misura solo parziale. 11. Se, da un lato, appare corretto mobilitare nel primo triennio risorse pubbliche, dall'altro sarebbe opportuno individuare criteri di selezione, monitoraggio e valutazione delle attività e della spesa, tali che ne consegua il massimo beneficio possibile. L'obiettivo del PNR, sotto questo aspetto, non può però essere confinato ad un'ottica di breve periodo di riequilibrio dell'intervento tra soggetti pubblici e privati. Inoltre, e ciò e' altrettanto grave, non e' spiegato quali modelli orientino le previsioni del PNR relativamente all'ipotizzato cospicuo aumento dgli investimenti in attività di ricerca da parte dei soggetti privati. 12. Pur tenendo conto della difficoltà ad aumentare ed ad utilizzare efficacemente le risorse destinate alla ricerca al di là di quanto ipotizzato dalle Linee Guida, il piano proposto non riduce il divario con gli Stati Membri dell'Unione Europea per i quali, alla fine dei due trienni, si ipotizza un investimento medio in ricerca pari al 3% del PIL cosicché non è del tutto sicuro che "...anche adottando ipotesi prudenti su quanto avverrà negli altri paesi, l'Italia possa evitare di perdere qualunque contatto con il resto del sistema europeo." 13. La positiva intenzione di incentivare reti di "centri di eccellenza" ha il limite di non definire cosa si intenda per questi ultimi, se cioe' ci si riferisca a strutture esistenti o a strutture da costituire ex novo. Nel primo caso, la questione e' quella di chiarire come una struttura sia dichiarata "di eccellenza"; nel secondo caso, e' doveroso nutrire preoccupazioni circa la proliferazione delle strutture di ricerca. 14. La proliferazione dei Fondi speciali per la ricerca - viene qui prospettato un Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base (FIRB) - rischia di moltiplicare le "burocrazie della ricerca" e di perpetuare la logica, che gia' ha fortemente condizionato la recente riforma del sistema della ricerca pubblica, delle "competenze ministeriali", con conseguenti sovrapposizioni e frammentazioni degli interventi. Il ruolo delle PMI ================== Giustamente le Linee Guida affermano che "... una particolare attenzione è assegnata al potenziamento scientifico e tecnologico di sistemi di piccole e medie imprese. La pluralità di specializzazioni territoriali dei nostri sistemi di PMI (distretti industriali, sistemi produttivi territoriali) è un valore da preservare, proiettandolo verso obiettivi di competitività a livello globale.". Tuttavia anche su questo punto fondamentale non viene fornita alcuna indicazione (seppur vaga) circa le modalita' di sviluppo di "... reti che integrano i poli di eccellenza scientifica e tecnologica insieme con i sistemi di produzione specializzati" (reti che si ritengono essenziali per il "potenziamento scientifico e tecnologico di sistemi" di PMI). Pertanto la priorita' assegnata agli "interventi a sostegno delle reti come sopra delineate, ove portatrici di programmi strategici orientati alla competitività dei sistemi territoriali sui quali impattano", che dovrebbe costituire uno dei punti cardine del PNR (data la struttura produttiva del paese), risulta pressocche' priva di contenuti considerando la difficoltà per la maggior parte della PMI di porre domande di ricerca che vadano al di là della pura innovazione di processo. LA QUESTIONE "RICERCATORI" ========================= Nel delineare "IL CONTESTO DI RIFERIMENTO DEL PROGRAMMA NAZIONALE DI RICERCA (PNR)" ed in particolare nell'illustrare "L'anomalia e/o peculiarita' strutturale del Sistema-Paese nel campo della scienza e della tecnologia" le Linee Guida giungono alla seguente "Conclusione: il mercato del lavoro per i ricercatori oltre ad essere sottodimensionato ed esposto al processo di invecchiamento degli addetti offre prospettive che non lo rendono piu' attrattivo e competitivo per i giovani talenti.". Questa conclusione impone una domanda. Quello che il documento indica come "Il nuovo contesto istituzionale e normativo del Sistema Nazionale della Ricerca" ha introdotto gli elementi necessari per rendere "attrattivo" il Sistema Ricerca? L'ANPRI-EPR ha piu' volte al proposito rilevato che le misure di "valorizzazione dei ricercatori", che il nuovo contesto istituzionale e normativo avrebbe dovuto introdurre, si sono in realta' tradotte in misure prive di impatto concreto o addirittura penalizzanti per i ricercatori degli enti di ricerca, l'ambito che e' stato maggiormente interessato dalle azioni di riforma del sistema ricerca. Infatti: - Non e' stata prevista nessuna forma di partecipazione dei ricercatori al governo scientifico degli Enti. - Le misure sulla mobilita' verso le Universita' che sono state introdotte si riducono sostanzialmente ad una riproposizione della normativa vigente in materia di conferimento di contratti di insegnamento. - I "Principi per l'attivita' di ricerca", introdotti dal D.Lgs. 381/99 risultano del tutto privi di impatto reale sull'autonomia e la professionalita' dei ricercatori - non vi si afferma neppure la titolarita' della ricerca - e peraltro si applicano solo ad alcuni Enti di ricerca. - Non e' stato esplicitamente previsto l'inserimento dell'ENEA nel comparto degli Enti di ricerca, lasciando aperta la possibilita' di rinnovo contrattuale secondo il fallimentare modello del "contratto ENEA" e sollevando il legittimo sospetto che questo possa diventare il modello di riferimento per altre Istituzioni di Ricerca. - Si e' previsto che la maggioranza dei membri delle commissioni di concorso debba essere esterna, mortificando le competenze e la professionalita' dei ricercatori degli enti. - Sul piano contrattuale, i ricercatori sono stati declassati dall'area di contrattazione del personale dirigenziale a quella subdirigenziale del personale amministrativo e tecnico. Anche alla luce di queste considerazioni risulta quindi del tutto incomprensibile come si pensi di attirare nel 2001-2003, stando alle previsioni finali, 25-30 mila nuovi ricercatori che, sulla base delle previsioni di crescita degli investimenti nel triennio, dovrebbero essere in grandissima parte reclutati nel settore pubblico, a meno di non pensare che esistano in Italia tanti giovani che, oltre ad essere "talenti", siano pure masochisti al punto di offrire i loro preziosi cervelli in un ambito che "... offre prospettive che non lo rendono piu' attrattivo e competitivo ....". Gli interventi necessari per rendere più attraenti lo status e la carriera dei ricercatori presso gli enti di ricerca sono stati piu' volte prospettati dall'ANPRI-EPR: - Definizione legislativa dello stato giuridico dei ricercatori, sganciandoli dalla mera ed avvilente contrattualizzazione del ruolo. - Adeguata retribuzione a riconoscimento della elevata professionalita'. - Equiparazione dei ricercatori operanti nel settore pubblico, unico mezzo per realizzare qualle reale mobilita' tra universita' ed enti di ricerca, di cui da tempo si riconosce l'esigenza - anche le Linee Guida lo fanno - ma che non ha ancora avuto alcuna attuazione concreta. LE LINEE GUIDA DEL PNR SARANNO IL SOLITO "LIBRO DEI SOGNI"? ========================================================== L'ANPRI-EPR auspica che il PNR, opportunamente rivisto anche sulla base delle osservazioni sopra formulate, possa vedere presto la luce e segnare una reale e drastica inversione di tendenza rispetto alla politica fin qui attuata nei confronti della ricerca. Occorre al proposito rilevare che le prospettive al riguardo sembrano ancora tutte da chiarire. Infatti il recentissimo Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, dal quale era lecito aspettarsi indicazioni sia pure di massima circa gli investimenti in ricerca, in linea con le previsioni del PNR, dedica all'argomento uno scarno trafiletto, nell'ambito degli interventi strutturali riportati sotto il titolo "Innovazione, formazione e cultura": "Ricerca e università: gli indirizzi per gli interventi a favore della ricerca scientifica e tecnologica sono stati recentemente approvati dal Cipe. Essi realizzano la condizione per la rapida approvazione del Piano nazionale della ricerca, nei limiti in cui le compatibilità finanziarie lo consentano." Un primo altola' ad un aumento significativo delle risorse per la ricerca?