SULLA RISPOSTA DI BERLINGUER ALLE RICHIESTE ANPRI

Il Ministro dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica Luigi Berlinguer, con riferimento alle richieste avanzate dall'ANPRI nell'incontro del 6 novembre scorso riguardanti il rinnovo del contratto (v. comunicato del 7.11.96), ha comunicato all'Associazione di aver discusso con il Ministro della Funzione Pubblica Franco Bassanini della possibilità di emanare una nuova direttiva.

Il Ministro della Funzione Pubblica si è detto contrario ad una nuova direttiva in questa fase, ormai prossima alla conclusione, della tornata contrattuale, ma ha concordato con Berlinguer sull'opportunità che, ferma restando l'eliminazione dei meccanismi automatici, venga individuata, per i ricercatori e i tecnologi degli EPR, una forma di progressione economica rispondente alle caratteristiche proprie delle professionalità di detto personale scientifico.

I due Ministri concordano anche sul fatto che, nel rispetto dei ruoli, dovranno essere le parti negoziali, ARAN e Organizzazioni sindacali, a definire la forma di progressione economica adeguata.

Si ricorda che il problema del mantenimento dell'attuale progressione economica per classi e scatti automatici, come elemento qualificante delle carriere dei ricercatori e dei tecnologi, in un quadro di comparabilità tra il trattamento del personale scientifico degli EPR e quello dei ricercatori e docenti universitari, è stato sollevato dall'ANPRI fin dall'inizio dell'attuale tornata contrattuale e che, in particolare, si è richiamata l'attenzione del Ministro Berlinguer su tale problema fin dall'incontro del 4 luglio (v. comunicato del 29.7.96).

A questo punto non si può che prendere atto della non volontà, da parte del Governo e in particolare dei Ministri Bassanini e Berlinguer, di compiere precisi atti a salvaguardia di un settore così vitale per il Paese, lasciando, viceversa, che una riforma di fatto venga attuata dalla trattativa contrattuale.

È pur vero che le responsabilità ultime dell'attuale situazione risalgono ad altri, cioè alle parti politiche e sociali che nella X legislatura (il Ministro del MURST era allora Antonio Ruberti) si sono opposte ad una legge di stato giuridico per i ricercatori e i tecnologi degli EPR e hanno voluto con forza la legge delega e i relativi decreti applicativi sulla privatizzazione del pubblico impiego, che hanno dimostrato una completa disattenzione nei confronti della ricerca (come è noto, solo con i decreti correttivi del D.Lgs. 29/93 del Ministro Cassese sono state apportate modifiche, se pur minime, all'impianto originario del decreto stesso, che hanno impedito la completa burocratizzazione della ricerca) e, di consueguenza, ``direttive'' del Governo all'ARAN volte ad ``omogeneizzare``, piuttosto che a riconoscere la peculiarità del settore della ricerca.

Ma è pur vero che, da Luigi Berlinguer e Franco Bassanini, che hanno sempre sostenuto, quando non erano Ministri - e Berlinguer anche da Ministro - l'unitarietà del sistema pubblico della ricerca e la necessità di carriere parallele per i ricercatori degli EPR e i ricercatori e docenti universitari (nel 1990 Bassanini in qualità di deputato ha sottoscritto, insieme a De Julio, Becchi e Guerzoni una proposta di legge in tale senso), ci aspettavamo un deciso atteggiamento per impedire che, in attesa della riforma dell'intero settore, per il quale il Governo a chiesto la delega, si attuasse intanto un allontanamento tra le due parti del sistema, rispettivamente, le università e gli enti pubblici di ricerca. Abbiamo avuto invece soltanto la disponibilità ad accettare un tipo di progressione economica che, pur non prevedendo automatismi, sia specifico per ricercatori e tecnologi, qualora si giunga ad un accordo in tal senso con l'ARAN.

Questa è la situazione. In questo quadro l'ANPRI ritiene che:

- occorre prendere atto dell'impossibilità di mantenere l'attuale progressione economica basata sull'automatismo degli scatti;

- occorre tuttavia, anche a partire dalla disponibilità manifestata dai Ministri, difendere le peculiarità delle professioni di ricercatore e tecnologo degli EPR non accettando, in sede di trattative, nulla che tenda ad omologare i ricercatori e i tecnologi ad altre categorie del pubblico impiego e che li riporti, per tale via, ad una condizione di tipo ``parastato'';

- occorre inoltre che anche per gli altri aspetti normativi il contratto sia un contratto adeguato alla professionalità dei ricercatori e tecnologi;

- occorre infine che si arrivi ad una rapida conclusione delle trattative.

Tutta questa vicenda porta ancora una volta a rilevare che, in mancanza di una normativa specifica, il pieno riconoscimento delle caratteristiche professionali dei ricercatori e tecnologi viene per forza di cose condizionato negativamente dall' ``opportunità'' di mantenerne il trattamento il più possibile omogeneo con quello previsto per la generalità delle categorie del pubblico impiego.

Per questo l'ANPRI-EPR ha chiesto (v. lettera del 21 novembre1996 al Presidente del Consiglio e ai Ministri Berlinguer e Bassanini ), e qui ribadisce la richiesta, che nella delega già approvata dal Senato e ora all'esame della Camera vengano precisate le norme relative ai ricercatori e tecnologi degli Enti di Ricerca, secondo criteri di omogeneità con le naturali categorie di riferimento dei docenti e ricercatori universitari, come previsto dall'emendamento allegato alla lettera suddetta.

Sull'accoglimento di tale richiesta si potrà misurare la volontà del Governo, e dei Ministri Berlinguer e Bassanini in particolare, di attuare una riforma del settore pubblico della ricerca, in cui i ricercatori e i tecnologi degli EPR non vengano ``svenduti``, come è accaduto in passato.

Roma, 25.11.96