ANPRI - EPR
Associazione Nazionale Professionale Ricercatori
Enti Pubblici di Ricerca
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Al Presidente del Consiglio dei
Ministri
on. Prof. Romano Prodi

Signor Presidente, abbiamo accolto con molta soddisfazione, come ricercatori e come cittadini, la volonta' manifestata dal Governo di rilanciare la ricerca italiana mediante una riforma dell'intero settore e in particolare l'intento, piu' volte manifestato dal Ministro dell'Universita' e della Ricerca scientifica e tecnologica, di realizzare un sistema integrato Universita'- Enti di Ricerca, con mobilita' bidirezionale dei docenti e dei ricercatori degli EPR, per un utilizzo ottimale delle competenze. Il potenziamento della ricerca, da cui dipende la valorizzazione dell'attuale know-how e lo sviluppo tecnologico, e' infatti, come e' a tutti noto, il presupposto necessario affinche' l'Italia abbia un suo posto nell'economia mondiale.

Siamo pertanto sconcertati nel constatare come non ci sia corrispondenza tra i propositi espressi e le azioni del Governo. L'atteggiamento del Governo nei confronti dei ricercatori e dei tecnologi degli EPR, sia in occasione del rinnovo dei contratti nazionali sia in sede di discussione della delega chiesta al Parlamento per il riordino del settore della ricerca, ne e' l'esempio piu' evidente:

il Governo ha autorizzato, nel dicembre scorso, il contratto nazionale di area dirigenziale del personale dell'ENEA per gli anni 1994-97 (non siglato dall'ANPRI) contenente norme improprie e illegittime - come e' stato rilevato dalla Corte dei Conti e dal TAR - che penalizzano i ricercatori e tecnologi sotto diversi aspetti, equiparando tra l'altro le rispettive qualifiche a quelle di personale diplomato, non dirigenziale, e mantenendo una dirigenza (118 unita attuali e 185 a regime) assunta senza concorso, che ha avuto e avra' ancora il potere di gestire la ricerca pagata dai contribuenti italiani; il Governo con atti concreti, tra cui l'approvazione del Regolamento dell'ANPA (l'Agenzia per l'Ambiente), ha manifestato la volonta' di applicare anche ai ricercatori e tecnologi dell'ANPA il contratto dell'ENEA, inadeguato per i motivi detti sopra, nonostante la legge istitutiva preveda l'inserimento dell'ente in uno dei comparti di contrattazione del pubblico impiego;

il Governo auspica la conclusione delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale dei ricercatori e tecnologi degli EPR, ma non ha finora compiuto nessun atto concreto, di sua competenza, che favorisca il raggiungimento di tale obiettivo e che permetta di fare un contratto adeguato e in coerenza con le posizioni assunte sul sistema pubblico della ricerca. La situazione sta diventando paradossale. Ci son voluti due contratti (D.P.R. 568/87 e 171/91) e il deciso impegno dell'allora ministro Ruberti, per ripristinare per i ricercatori degli EPR -al posto delle carriere impiegatizie degli anni del parastato- carriere scientifiche e trattamento economico paragonabili a quelli propri della comunita' scientifica nazionale. Adesso invece, per il rinnovo del contratto, l'ARAN ha presentato una proposta che stravolge tale trattamento e riporta i ricercatori e tecnologi degli EPR alla situazione di isolamento, rispetto al resto della comunita' scientifica nazionale, gia' sperimentata negativamente ai tempi del parastato. Tutto cio' avviene mentre il Governo chiede ed ottiene la delega dal Parlamento per attuare la mobilita' dei ricercatori, in un'ottica di sistema unitario Universita'-Enti di ricerca;

il Governo, durante la discussione in Commissione del DDL 2699 (Bassanini) si e' dichiarato d'accordo sul testo dell'art. l8, proposto ed approvato dalla Commissione Cultura e dalla Commissione Affari Costituzionali, nel quale il Governo e' delegato a prevedere "una normativa sull'impiego e sullo stato giuridico dei ricercatori, che ne valorizzi la professionalita' e l'autonomia e ne favorisca la mobilita'". Nella discussione in Aula lo stesso Governo ha introdotto un emendamento che sostituisce alla "normativa sull'impiego e lo stato giuridico" delle generiche e indefinite "misure", motivandolo con "l'intendimento di non interferire nell'ambito riservato alla contrattazione tra le parti sociali", incurante del fatto che lo stato giuridico riguarda tipicamente materie, quale il reclutamento e la progressione in carriera, che sono oggetto di riserva di legge.

I ricercatori ed i tecnologi degli EPR chiedono quindi al Presidente del Consiglio e al Governo tutto una politica della ricerca chiara, coerente ed efficace, che ponga l'Italia a livelli comparabili con quelli degli altri paesi europei. E poiche' la ricerca non si fa senza i ricercatori, chiedono l'impegno del Governo a sostanziare la conclamata necessita' di valorizzazione delle loro professionalita', affinche' i ricercatori e i tecnologi degli EPR abbiano un trattamento e una carriera adeguati alle rispettive professionalita' e non difformi da quelli del resto della comunita' nazionale.

E' su questi obiettivi e con queste aspettative che i ricercatori e i tecnologi degli EPR ricorrono allo sciopero, pur essendo questo uno strumento di stridente contrasto. I ricercatori e i tecnologi sono infatti i piu' coinvolti ed affezionati alle loro ricerche. Ma proprio per questo sono costretti a richiamare il Governo, anche con il loro sciopero, alle sue responsabilita' verso la ricerca e le prospettive di sviluppo dell'Italia.

Roma 6.2.1997

Il Segretario Generale dell'ANPRI-EPR

dott.ssa Vincenza Celluprica