COMUNICATO SULLA TRATTATIVA CONTRATTUALE DI RICERCATORI E TECNOLOGI Nella mattinata del 19 Marzo l'ARAN ha incontrato (informalmente) i sindacati confederali, nel pomeriggio dello stesso giorno il direttivo dell'ARAN è stato ricevuto dal Ministro Berlinguer per un'informativa sul contratto dell'area dirigenziale del comparto della ricerca. Non sappiamo che cosa sia stato detto nei due incontri, ma è certo che, dopo un' interruzione delle trattative di circa quattro mesi (definita dal prof. Rebora un periodo di "riflessione"), che ha visto una serie di manifestazioni da parte dei ricercatori e tecnologi nonché uno sciopero indetto dalle quattro sigle maggiormente rappresentative, la proposta contrattuale presentata dall'ARAN nell'incontro del 2 aprile è peggiore della precedente, già inaccettabile. Il prof. Rebora ha vantato il fatto che nella sostanza la proposta non è cambiata (lo scatto è passato da 6 anni a 5.5 anni di media) ed ha dichiarato che non ci sono praticamente spazi di trattativa. Ecco gli elementi essenziali della proposta: 1. la progressione economica è stata articolata su scatti di lunghezza progressiva (di tre, quattro, cinque, sei sette, otto anni) con una durata media di 5,5 anni. Risultato: il "fondo" che viene costituito con le risorse derivanti dall'abolizione degli attuali scatti biennali, rimane di entità estremamente elevata; vengono per di più penalizzati in misura maggiore i ricercatori e i tecnologi con elevata anzianità di servizio, cioè la maggior parte di tale personale. 2. Sono stati eliminati del tutto ingiustificatamente gli arretrati relativi al 1996. 3. La data per avere l'aumento a regime del 14.5% è stata spostata dal giugno al dicembre del 1997. Durante l'incontro il prof. Rebora ha perfino minacciato una possibile ulteriore diminuzione dei soldi a disposizione del contratto, in considerazione della situazione economica generale del paese, situazione che non ha impedito di dare agli universitari, dal 1.1.1997, un aumento del 9.58%, che va ad aggiungersi al 6.24% già percepito nell'ultimo triennio. 4. È prevista una "verifica" per l'attribuzione dello scatto. I criteri generali relativi ai sistemi di verifica delle attività dei ricercatori e tecnologi sono oggetto di "informazione preventiva" alle OO.SS. da parte deli Enti e, su richiesta delle OO.SS., di "esame congiunto" OO.SS.-Enti. 5. Le modalità di utilizzo del "fondo", di cui al punto 1., finalizzato a compensare tra l'altro "riconoscimento selettivo di particolari performance", saranno stabilite con un successivo accordo da stipularsi entro il 31.12.1998. I Presidenti degli Enti, in un documento a suo tempo inviato all'ARAN, hanno chiesto, come è noto, che i criteri per l'utilizzo del fondo siano definiti dagli Enti, anche attraverso la contrattazione decentrata. 6. È previsto il "recesso" da parte dell'Ente, non solo per giusta causa, ma anche per semplice volontà dell'Ente. In questo secondo caso non è stata prevista nessuna forma di garanzia della libertà di ricerca e dell' autonomia professionale dei ricercatori e tecnologi, nonostante siano protette dalla Costituzione (art.33) e dalle leggi vigenti. La proposta dell'ARAN distrugge l'attuale modello contrattuale, e con esso l'unitarietà della comunità scientifica nazionale, per sostituirlo con qualcosa che non è funzionale all'attività di ricerca e rischia di rendere ingestibili gli enti, sottrae soldi al contratto per finanziare istituti ai quali non possono accedere tutti, introduce verifiche e valutazioni senza alcuna garanzia sui meccanismi con i quali verrebbero gestite, rischia fortemente di togliere significato ai concorsi per passaggio di livello (le verifiche e le valutazioni previste dal contratto verrebbero inevitabilmente a interferire con la valutazione concorsuale), reintroduce la trattativa sindacale nella gestione della ricerca. Dinanzi a tanta volontà punitiva nei confronti di ricercatori e tecnologi sorgono inquietanti domande: quale "premio" è in palio per distruggere la ricerca pubblica negli EPR? dietro la proposta dell'ARAN c'è solo il direttivo dell'ARAN? si tratta di una sciagura inevitabile per i ricercatori e i tecnologi, dinanzi alla quale non resta che chinare la testa? Facciamo il punto della situazione. A norma del D.legs.29/93 art.50 comma 1: l'ARAN "rappresenta a livello nazionale, in sede di contrattazione collettiva le pubbliche amministrazioni. Ha lo scopo di assicurare che la disciplina contrattuale e le retribuzioni dei dipendenti garantiscano il maggior rendimento dei servizi pubblici per la collettività, con il minore onere per essa"; comma 2: "L'Agenzia si attiene alle direttive impartite dal Presidente del Consiglio dei Ministri". La direttiva impartita all'ARAN dal Governo consente di fare un contratto specifico per i ricercatori e tecnologi, diverso da quello che vorrebbe fare l'ARAN. Un contratto fatto sulla base della proposta dell'ARAN non garantisce "il maggior rendimento dei servizi pubblici per la collettività, con il minore onere per essa". O si pensa che umiliando il personale scientifico e complicando la gestione della ricerca negli enti si possano raggiungere meglio i risultati scientifici, che richiedono tutto l'impegno delle energie intellettuali dei ricercatori e tecnologi? Contro la proposta dell'ARAN del 19 dicembre 1996, si sono espresse tutte le sigle sindacali, i Presidenti degli enti, che rappresentano le esigenze degli enti pubblici di ricerca, perfino il Ministro dell'Università e della ricerca scientifica e tecnologica. L'ARAN il 2 aprile c.m. ha sostanzialmente ribadito la proposta del 19 dic. '96, introducendo per di più elementi chiaramente "punitivi". Pertanto, dinanzi alla persistente volontà da parte dell'ARAN di imporre i propri schemi, l'ANPRI non può che chiedere le dimissioni del Presidente prof dell'Aringa e del direttivo dell'ARAN stessa. L'ANPRI chiede inoltre che il Ministro Berlinguer assuma il ruolo politico che gli compete, essendo il ministro del Governo competente nel settore al quale si riferisce il contratto in discussione, dando all'ARAN le opportune indicazioni per fare un contratto per l'area dirigenziale della ricerca, che abbia un effetto di valorizzazione e impulso alla ricerca pubblica italiana. Non si può continuare nel gioco delle parti, nel quale il ministro è il "buono", ma non dà, o non dà in modo efficace, le direttive politiche che gli competono, e il presidente dell'ARAN è il "cattivo" e impone contro tutti un contratto alla ricerca, che ne mette a rischio il futuro. Non si può continuare a dire che non è possibile dare direttive trattandosi dell'ultimo contratto della tornata. Le direttive bisogna darle, poiché sono necessarie a salvaguardare un settore vitale per il paese. Non si può usare lo stesso argomento per sostenere cose opposte: proprio il fatto che si trattava dell'ultimo contratto è stato l'argomento a suo tempo usato dal Ministro dell'Università e della Ricerca per fare i due passati contratti della ricerca, certamente molto specifici rispetto a tutti gli altri contratti già stipulati nella stessa tornata contrattuale. E' a tutti chiaro che il lavoro di distruzione dell'unitarietà del sistema pubblico della ricerca, cominciato con il contratto che ci viene prospettato, rischia di essere completato con i Decreti delegati sulla riforma di tutta la ricerca pubblica. Dinanzi a questa gravissima situazione, nella quale si tenta di prendere il personale scientifico degli EPR per "fame", nella quale si assiste a un rimbalzo di responsabilità, l'ANPRI richiama ciascuno alle proprie responsabilità, chiede l'intervento politico del Ministro de MURST e dichiara rotte per parte sua le trattative, fino a che non ci saranno chiari segni di una volontà di svolta al fine di concludere un adeguato contratto per l'area dirigenziale della ricerca. Roma 10.4.1997 La Segreteria Nazionale dell'ANPRI-EPR