Roma 8.10.1997
Prot. N. 143

Al Presidente del Consiglio
On. Romano Prodi

e p.c. al Ministro per l'Universita` e la ricerca scientifica e tecnologica
On. Luigi Berlinguer

al Ministro per la Funzione pubblica
On. Franco Bassanini

al Sottosegetario con delega per la ricerca scientifica e tecnologica
Prof. Giuseppe Tognon

Oggetto:
politica del Governo relativa agli Enti Pubblici di Ricerca ed in particolare al suo personale scientifico.

Signor Presidente,

nel suo programma di governo un significativo rilievo veniva dato allo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica nel nostro Paese.

Sotto diversi aspetti, tuttavia, i ricercatori e tecnologi degli Enti di ricerca, per il tramite di questa Associazione, devono constatare l'incoerenza dell'azione di governo rispetto agli obiettivi enunciati.

Ci si riferisce in particolare a tre aspetti specifici riguardanti lo status dei ricercatori e tecnologi stessi, elemento fondamentale ai fini delle possibilita' degli Enti di ricerca di incidere significativamente a livello nazionale e internazionale. Tali aspetti saranno oggetto di trattazione nel seguito.

Si vuole qui anche accennare ad una ulteriore questione che condiziona pesantemente l'attivita` degli Enti. I continui tagli dei bilanci, a cui quest'anno si aggiungono le limitazioni dei flussi di cassa, impediscono proprio quella programmazione pluriennale delle attivita` che costituisce un elemento distintivo degli Enti pubblici di ricerca nel quadro del sistema della ricerca nazionale. E' emblematico a questo proposito il caso dell'INFN, dove pur in presenza di un piano pluriennale approvato, le restrizioni di cassa impediscono di onorare rilevanti impegni gia' presi, mettendo l'ente in grave difficoltà.

Inoltre, l'assunzione di giovani ricercatori e' di fatto bloccata da anni, il che provoca un progressivo e deleterio invecchiamento degli Enti di ricerca e, a causa del crescente numero di pensionamenti, anche un depauperamento delle competenze disponibili.

Ritornando alle questioni di status, ci si riferisce a quanto segue:

1. Il contratto di lavoro 1994-1997, di cui in questi giorni e` in via di predisposizione da parte dell'ARAN la bozza definitiva. Occorre rilevare che, nonostante le ripetute affermazioni da parte del Governo di interesse per una rapida e positiva chiusura del contratto, dopo un anno e mezzo di trattative si e` arrivati ad un articolato che, a fianco di alcuni timidi riconoscimenti della peculiarita` del lavoro dei ricercatori e tecnologi, presenta parecchi elementi di mortificazione della profesionalita` della categoria e per taluni aspetti lede addirittura le garanzie costituzionali in materia di autonomia dei ricercatori e di organizzazione della Pubblica amministrazione.

In particolare:

-
prevede che i ricercatori e tecnologi siano soggetti ad un orario di lavoro, in stridente contrasto con quanto avviene nella generalita` dei casi nella comunita` scientifica nazionale e internazionale, ed in contrasto pure con l'accordo quadro per la contrattazione di area dirigenziale;

-
prevede immotivate limitazioni alla liberta` di pubblicazione;

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introduce per i ricercatori e tecnologi il recesso a discrezione dell'Ente;

-
prevede la possibilita` di revisione dei sistemi di inquadramento professionale dei ricercatori e tecnologi a seguito di accordo sindacale.

-
stravolge l'esistente comparabilita` del trattamento economico con quello delle omologhe figure della docenza universitaria, per le quali peraltro il Governo prevede nella Finanziaria 1997 aumenti ben piu` cospicui di quelli ottenuti nel rinnovo contrattuale da ricercatori e tecnologi;

-
demanda la definizione di numerose norme rilevanti per lo status professionale ad una successiva contrattazione (in particolare: rapporto di lavoro a tempo parziale e a tempo determinato; contratti di formazione lavoro; tirocinio; accordi di mobilita`) dai tempi del tutto incerti.

2. Le linee per il riordino del sistema nazionale della ricerca scientifica e tecnologica, presentate dal Ministro URST al Parlamento lo scorso agosto. Esse descrivono innanzitutto un futuro assetto del governo generale del sistema e di quello dei singoli Enti fortemente verticistico, come comprovato anche dalla totale assenza di riferimenti a rappresentanze elette. A fronte di cio`, la conclamata autonomia sembra sostanziarsi, piuttosto che nell'autonomia ed autogoverno delle comunita` scientifiche operanti negli Enti di ricerca, nell'autonomia delle Presidenze degli Enti rispetto alle stesse comunita` scientifiche.

Per quanto riguarda poi la "tipologia degli interventi riguardanti la professionalita` e la mobilita` dei ricercatori", che l'art. 18 c. 3 lettera c) della legge 59/97 prevede debba essere delineata dalla relazione del Ministro, non si ravvisano elementi significativi riguardo alla "valorizzazione della professionalita` e dell'autonomia dei ricercatori" prevista dall'art. 18 c. 1 lettera g) della medesima legge. A dire il vero non si tratta neppure di una tipologia di interventi, ma di una enunciazione di principi generali, piuttosto vaga e piu` preoccupata di non apparire corporativa che di analizzare seriamente quali siano gli interventi necessari per allineare il trattamento dei ricercatori e tecnologi italiani a quello degli altri Paesi piu` sviluppati.

Cosi` ad esempio si afferma la necessita` di uno "statuto della ricerca, comune tra il pubblico e il privato, che stia a fondamento del delicato equilibrio tra garanzie legislative essenziali ed opportune flessibilita` contrattuali", senza preannuciarne alcun contenuto, ma si afferma severamente che "l'autonomia del singolo ricercatore e della singola struttuta di ricerca non puo` travalicare - come spesso e` stato o e` ancora oggi - nell'affermazione di un inaccettabile privilegio o nell'anarchia" (!). Ne` maggiore luce e` fornita dalle "linee di intervento", dove peraltro ci si premura di precisare che si avanzano "ipotesi di lavoro". Nulla vi si dice in particolare sullo stato giuridico dei ricercatori e tecnologi, mentre si introduce una visione riduttiva della mobilita` come scambio tra gli Enti di ricerca e le universita` di "incarichi temporanei di ricerca e di insegnamento" o come quella introdotta tra enti di ricerca e imprese prevista nella legge 196/97.

3. Schema di decreto legislativo contenente prime modifiche al decreto legislativo 29/93, in attuazione della legge delega 59/97 (legge Bassanini). A fronte della nebulosita` degli interventi per la valorizzazione dei ricercatori, emerge con precisione dallo schema la volonta` del Governo di annullare la connotazione dirigenziale dei ricercatori e tecnologi riconosciuta dalla legge delega 421/93 e dal decreto 29/93, sulla base della normativa precedente. E ciò in contrasto con la stessa legge Bassanini. Infatti, la distinzione, ivi prevista (art.11 comma 4 lettera d) della disciplina relativa ai dirigenti da quella delle specifiche tipologie professionali e demandata alla contrattazione, non può che significare una distinzione all'interno dell'area dirigenziale costituita appunto, a norma della legge 421/92 e del D.lgs. 29/93, dai dirigenti e dalle specifiche tipologie professionali della dirigenza. Lo schema di decreto invece stabilisce, come si evince dagli artt.3-4, che le specifiche tipologie professionali siano ricondotte nel contratto del comparto, che riguarda il personale non dirigenziale, e che rispetto a questo personale la contrattazione possa prevedere una distinta disciplina. Per i dirigenti resta invece l'autonoma separata area di contrattazione.

Inoltre, il citato art.11 della Bassanini, in particolare, prevede anche, questa volta in forma imperativa e non di mera possibilità, che i decreti stessi stabiliscano una distinta disciplina per i "dipendenti pubblici che svolgano qualificate attività professionali, implicanti l'iscrizione ad albi, oppure tecnico- scientifiche e di ricerca". Dell'attuazione di quest' obbligo non c'è traccia nello schema di decreto in questione, che, invece, riduce tutto il dettato dell'articolo alla semplice possibilità che la contrattazione stabilisca distinte discipline, nell'ambito del contratto del personale non dirigenziale, sia per le specifiche tipologie professionali sia per i "dipendenti pubblici che svolgano qualificate attività professionali, implicanti l'iscrizione ad albi, oppure tecnico- scientifiche e di ricerca".

Alla luce della contraddittorieta` del quadro che gli elementi sopra esposti descrivono, ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, perche` voglia dare al Governo da Lei presieduto un indirizzo nuovo, che imposti in modo serio e coerente una politica per la ricerca, e in particolare per la valorizzazione del personale scientifico, che consenta finalmente all'Italia di adeguare il suo potenziale scientifico a quello dei nostri partner europei e internazionali.

Il Segretario Generale ANPRI-EPR
dott.ssa Vincenza Celluprica