Il Pincio era anticamente chiamato Collis hortulorum, poiché
ospitava un gran numero di vigne, ed era stato la sede di
importanti famiglie romane di nobili come gli Acilli, i Domizi ed
infine i Pinci, da cui la zona prende il nome.
Napoleone Bonaparte, pur non essendo
mai stato a Roma, stanziò la considerevole cifra di 150000
franchi per la sistemazione di Piazza del Popolo
e delle immediate vicinanze; nacque così il progetto di
realizzare un parco pubblico in sostituzione dei luoghi allora
occupati dalle vigne dei frati di S. Agostino, e da cui si
potesse ammirare uno stupendo panorama, tra i più celebri della
città, sulla stessa piazza sottostante.
La villa si doveva chiamare Jardin du Grand César, e il progetto
fu affidato a due architetti francesi, Berthault e Girsonne, la
realizzazione all'opera degli architetti Steiner, Camporesi e Valadier, il quale fu l'unico ad
applicarsi concretamente per la realizzazione del giardino; lo
fece con tanto zelo ed entusiasmo, pur nella difficile situazione
economica in cui si venne a trovare in seguito alle improvvise
circostanze che costrinsero l'imperatore Bonaparte a lasciare il
suo trono e di conseguenza ad interrompere i finanziamenti.
Tuttavia riuscì a terminare la sistemazione del giardino e degli
emicicli in Piazza del Popolo.
A Roma tornò nel 1814 Pio VII dopo
l'esilio, il quale dovette per forza di cose accettare il fatto
compiuto, pur non acconsentendo, tuttavia, al completamento della
fontana monumentale con la fantasiosa cascata d'acqua sulla
piazza (che oggi è completamente arida e "corredata"
da inquietanti crepe), per la quale il Valadier aveva bisogno di
ulteriori stanziamenti economici.
Vi era un'altra fontana nei progetti dell'architetto romano,
ancora più grandiosa, e che si sarebbe dovuta costruire proprio
al centro della piazza panoramica: lo zampillo di acqua si
sarebbe dovuto innalzare al punto da essere scorto fin dalla
Basilica di S. Pietro.
Tuttavia furono portate a termine statue minori: quella del Mosè Bambino del Di Brazzà, quella
dell'Anfora si Amleto Cataldi e quella del Laghetto su cui è
posto l'orologio ad acqua di padre Embriaco. All'interno del
Pincio vi sono due casine: la Casina Valadier,
e la Casina delle Rose.