Le Interviste del Boss

Il Boss Trionfa a San Siro Sotto la Pioggia
di Alessandra Cattaneo
da Il Corriere della Sera
29-06-2003

Le canzoni di The Rising hanno infiammato le scalinate

Il Boss Trionfa a San Siro Sotto la Pioggia

Fan in delirio per lo show di Bruce Springsteen. Un ritorno nello stadio che 18 anni fa celebrò il suo battesimo italiano

Bruce come una festa, Bruce come una messa, cod'amore, atteso fin dal mattino nel cemento infinito intorno a San Siro. Applaudito sotto e nonostante il nubifragio che ha cominciato a cadere poco dopo le note di "The promised land" in apertura. Bruce che scherza sul "coprifuoco" delle 23 e 20, e dal palco chiede: "Che ora è, Milano?", mentre la sua E-street band gli risponde: "Scusate, è l'ora del boss". Lo stadio, oggi con un anello in più, era lo stesso dove 18 anni fa si celebrò il battesimo italiano del Boss, in un concerto rimasto nella memoria dei fan come irripetibile: "Non credo si fosse mai vista tanta energia su un palco in Italia". "La folla si muoveva come se tutti sapessimo esattamente cosa fare". Frasi come queste hanno saturato nei giorni scorsi i forum in rete dedicati a Bruce Springsteen, 53 anni, nato nel New Jersey, Usa. Chitarrista, cantante, predicatore rock. Molto prima dell'apertura dei cancelli di San Siro, la Grande famiglia del Boss si era messa in cammino per ritrovarsi.
"Ciao Milano, come va? Bene bene, a San Siro di nuovo! Sono passati molti anni dal 1985, spero che sono stati anni buoni". Così Bruce ha salutato in italiano, tra le ovazioni, i suoi 60 mila fan di prima e seconda generazione. "Welcome Bruce", "This land is your land", rispondevano gli striscioni sugli anelli di San Siro.
"Benvenuto Bruce, questa terra è la tua terra". Molti che nell'85 facevano il liceo erano a San Siro con la moglie. Qualcuno, più avanti negli anni, con i figli ragazzini. E c'era anche chi, quella volta, era rimasto a casa perché quasi bambino, e ieri sognava il ripetersi dell'irripetibile.
Nel giugno del 1985, Bruce Springsteen giungeva in Italia sull'onda del successo di "Born in the Usa", l'album che svettò per un anno ai vertici delle classifiche americane. Rock compatto, perentorio, trascinante. Che piombava come un camion pieno di strada, di polvere e di storie di perdenti nella Milanodabere, ne sfondava l'immagine patinata e posticcia, accendeva per una notte, con le fiammelle di migliaia di "bic" accesi sugli spalti, il sogno mai avverato di un'America e un mondo diversi, "runaway American dream". Ieri sugli spalti, dove migliaia di mini-pile formato card sostituivano gli accendini di 18 anni fa, risuonavano le canzoni di "The Rising", l'album scritto di getto dopo l'11 settembre, sull'immagine delle Torri Gemelle rase al suolo. Quello che si apre con il verso "Un po' di vendetta e anche questo passerà". Il mondo, da New York a San Siro, non è più uguale. Ieri forse non c'era l'estasi, ma l'emozione sì, che cresceva da canzone a canzone: "The rising", "My love will not let you down", fino ai bis ad alto voltaggio di "Dancing in the dark", "Burn to run" e "Rosalita". La pioggia scrosciava, si svuotava il parterre, ma nessuno se ne è andato. Quindici anni hanno tolto un po' di slancio aerobico ai salti di Springsteen. Ma il suo rock non è atletica e le sue storie non sono scritte da un ufficio marketing. E questo aiuta, se c'è da accendere uno stadio.

Di Alessandra Cattaneo

Tutti i diritti sono dei rispettivi proprietari. Il materiale contenuto in questo sito non può essere utilizzato a fini di lucro. I trasgressori saranno puniti a norma di legge.