Scritto da Voi
The River


Questo spazio è dedicato a tutti voi, infaticabili e irriducibili fan del grande Bruce. Qui potete scrivere tutto ciò che vorrete: rimarrà per essere letto da altri appassionati come voi. Non si tratta di una messaggeria, ma di uno spazio critico dove inserire recensioni dei dischi, racconti dei concerti, esperienze vissute da voi e da altri. Tutto quello che vi viene in mente, insomma, che ha attinenza con il solo mito vivente della musica Rock: Bruce Springsteen! Per comunicare, scambiarvi notizie, materiale, informazioni di vario genere, vi ricordo che potete usufruire del Guestbook, dove gradirei che mi lasciaste anche qualche consiglio e qualche parere sul sito. Per vedere pubblicati i vostri lavori, spediteli all'indirizzo spanish.johnny@libero.it in formato .doc (Word '97 o precedenti), oppure in formato .txt (puro testo). Mi riservo di apportare le modifiche strettamente necessarie alla pubblicazione e alla formattazione. I vostri lavori verranno pubblicati al più presto.
NOTA: Questa terza parte contiene i racconti con titoli dalla 'N' alla 'Z'.

A-E | F-M | N-Z | BOLOGNA



* = Questi scritti compaiono originariamente sul sito Knockin' on Rock 'n' Roll. Consiglio a tutti di visitare questo sito dove potete lasciare i vostri commenti sulla musica che più amate. Un grazie a Marco Giani per avermi concesso di utilizzare i suoi scritti.




Nebraska

di Corrado Dottori Nebraska non ha speranza. Nebraska è nichilismo puro e senza via d'uscita. Nebraska è il punto dove il realismo "sociale" springsteeniano si fonde con l'incapacità del singolo di realizzarsi, di scegliere, di vivere. Nei dischi precedenti e successivi, salvo eccezioni rappresentate da singole canzoni o passi di album (gran parte del disco due di The River è molto duro, alcune canzoni del Fantasma, ma io direi anche quasi tutto Tunnel of Love), fra la sfera personale e quella sociale vi è sempre un bilanciamento, un equilibrio che sta sul punto di rompersi, ma che la speranza ed i sogni tengono insieme. In Nebraska l'equilibrio è rotto in modo atroce. Ancora oggi ascoltando il disco, a notte fonda ed in cuffia, seguendo i sospiri e i respiri nella voce, le grida strozzate, e quell'eco cosi' irreale che pare la musica provenga veramente dal nulla, vengo preso da brividi freddi e da quelle emozioni che solo l'Arte riesce a dare. Nebraska è una visione della vita che appartiene agli uomini veramente disperati, quelli per cui la differenza fra ammazzarsi e restare in vita non è gran cosa. Che fosse la visione di Bruce in un particolare momento della sua vita o che la volesse solamente raccontare con la freddezza d'un regista cinematografico, a me non interessa. Nella vita vi sono momenti in cui tutto appare senza ragione, senza senso e fuori luogo, è una delle tante verità che l'arte e la musica ci devono insegnare. Ed allora, se tutto, ma proprio tutto, è insensato, ecco che posso essere innamorato e sposarmi, costruire una vita, inseguire dei sogni... Ed un secondo dopo incrociare l'assassino di Nebraska che mi ammazza senza ragione, solo perché ero li', cosi' come un sasso lanciato da un ponte che sfonda il cranio della vita che mi siede accanto. E posso andare ad Atlantic City o a Sanremo e provare a riscattare una vita di debiti e di lavori trovati e subito persi, con una sola buona giocata, un giro di ruota. Posso stare a guardare la villa dei ricchi, lontano, sulla collina; ammirare le sue luci, immaginare gli arredi, e sapere che il muro di cinta è invalicabile, che da una parte stanno i vincenti e dall'altra i perdenti. Poi posso ubriacarmi di Tanqueray and wine, sparare un po' in giro e beccarmi 99 anni di galera, posso viaggiare in macchina cercando di sfuggire ai fantasmi del nulla, posso vendere macchine usate per tutta la vita, lavorare in fabbrica nei turni notturni e continuare ad alzarmi la mattina cercando una ragione per credere ed andare avanti, ma quando il disco finisce la Ragione continua a mancare. Io non faccio distinzioni fra onestà e disonestà ma fra Arte e Commercio, fra Musica destinata alla Storia oppure al Consumo. Un artista, se è artista, è comunque sempre onesto, si chiami Springsteen o Leopardi, Dylan o Hemingway. Nebraska è forse uno dei pochi dischi della storia del Rock che non concede nulla al Mercato e che resterà nella Storia per la sola forza artistica che contiene. Non è nemmeno il mio disco springsteeniano preferito, ma ci tenevo a stressare l'argomento, leggendo in continuazione di un Bruce tutto sogni, speranze, rock'n'roll, E Street band e via dicendo.[...] Corrado Dottori (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Nice Price

di Luca Giorgi [...] Il tutto accadde circa 8 anni fa. E non era una notte buia e tempestosa. O forse sì se vogliamo considerare il periodo adolescenziale come una tempesta che nasce e cresce dentro noi stessi. All'epoca il mio cantante preferito era Raf. Sì, proprio lui. Quello di "self control", "ti pretendo" e altri successi. Amavo molto anche un certo Luciano Ligabue. Devo però aggiungere che grazie ai miei amici del campetto, cominciavo ad ascoltare musica di più ampio respiro internazionale, quanto meno più rock (di Raf senz'altro). Erano gli anni del Grunge. Ondata di gruppi dalla città di Seattle. Pearl Jam, Soungarden, Alice in chains. I Nirvana invece, non mi colpirono più di tanto. Eppure erano loro i "profeti" del genere. La musica cominciava a prendere forma dentro me. Cominciava a diventare una compagna di vita. Decisi dunque di avere qualcosa di tutti i maggiori artisti rock di cui avevo sentito parlare. Mia sorella mi diede qualche dritta. Lei era cresciuta con Duran Duran e Spandau, ma arrivata ad una certa età richiuse quei dischi in un cassetto. Lei aveva una tdk da 90'. Da un lato Tracy Chapman. Dall'altro un certo Bruce Springsteen. Nome a me non del tutti ignoto. E non mi era ignoto soprattutto il titolo di quell'album registrato su quella cassetta. Born in the U.S.A. Sì, la conoscevo. E proprio per questo non ascoltai mai quella cassetta. Quel pezzo non mi aveva mai colpito particolarmente. Sapevo però del suo successo internazionale. Raccolsi materiale sugli artisti rock di fama mondiale che non sarebbe mai dovuto mancare nella collezione di dischi di ogni buon amante del genere. Ma avevo 15 anni. Insomma, mi feci prestare i dischi dagli amici e realizzavo dei best. Quello degli U2 fu mitico. Ebbe un gran successo nella mia classe. Poi decisi di farne uno del Boss. Sì, era un nome molto più semplice e rinomato di Bruce Springsteen. Per tutti era nel migliore dei casi "Brus Sprinstin". Quella dannata "gi" se la scordavano tutti. Me compreso. Marco, un mio carissimo amico mi presto' un suo album. Lui disse che questo era il capolavoro di Bruce. Bene, così potevo avere del materiale per il mio best. Mi diede un CD dalla grafica spoglia. Nebraska. Lo ascoltai. "Mah, qua per il best c'è proprio poco. Al massimo metto questa Atlantic City" pensai .E poi come si sente male. Deve essere un CD dei primi anni 70. Guardai la data. 1982. EH? Non credevo alle mie orecchie... Marco mi raccontò poi la storia di questo album. Ma non mi convinse. Un pomeriggio però vagai alla ricerca di un buon disco da ascoltare. Volevo aprire un po' i miei orizzonti. Sperimentare un po' di musica nuova. Trovai alla Ricordi un CD in special price, 18000 lire. Darkness on the edge of town. Con un individuo un po' sfigato in copertina. "Allora è un vizio" dissi... "Ancora 'sto qua a cui non danno neanche i soldi per fare dei dischi registrati bene... guarda che foto..." Non so per quale motivo decisi di acquistarlo. Il titolo era suggestivo certo (anche se l'inglese lo masticavo poco). E poi costava poco. Però non mi avevano entusiasmato le canzoni di questo artista. Eppure quella faccia un po' ebete per qualche mistero mi fece spendere 18000. In quel periodo ero innamorato di una splendida fanciulla. Le morivo dietro da quasi un anno. Ascoltando quell'abum piansi un sacco di volte. Something in the night e Racing in the street mi facevano provare una pena tremenda. Pena. Dentro, nel profondo dell'anima. Per me, per quella ragazza, per tutti gli uomini. Ed anche oggi. Poi feci altri acquisti, rividi le mie posizioni sull'intera discografia del ragazzo. Marco mi riprestò il CD. Nebraska e Born in the USA li ascoltai un sacco di volte. Arrivarono altri album. Born to run. Backstrees. Jungleland... Thunder road... il cui testo fu decisivo per conquistare quella ragazza. Le scrissi una lettera in cui... Va beh ragazzi questo è molto privato e non credo possa interessarvi... quindi lascio perdere. Ma quella ragazza non la scorderò più. Forse se quel giorno non avessi avuto in tasca 18000 lire ,se non fossi stato in vena di esperimenti musicali, se non avessi visto quella copertina, se non ci fosse stata quella strana magia nell'aria, proprio quel pomeriggio... forse la mia vita sarebbe stata diversa. Non avrei visto i concerti più belli della mia vita. Non avrei mai baciato quella ragazza. Non avrei scritto quella lettera cosi' romantica. Non avrei mai scritto questa lettera. Lunga e pedante. Ma terribilmente sincera. Forse non avrei mai ascoltato musica che salva la vita. Grazie. Di cuore. Grazie Bruce. P.S. Come avete letto, il mio non e' stato un incontro epico con la musica di Bruce. Direi che fu quasi casuale. Ma io preferisco credere che sia stata la mano del fato a farmi pescare quel disco fra una moltitudine di cd. Come credo sia stato il fato ,il giorno prima della mia visita alla Ricordi, a farmi pescare quel grosso pesce gatto che viveva nel naviglio vicino casa mia... Luca Giorgi (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Pensieri...

di Luca Petretto Stanotte la connessione non funziona... ho del tempo libero.... questo messaggio lo scrivo adesso e lo posterò domani... niente politica... apro tutto... è da quando faccio parte di questa piccola o grande (fate voi) famiglia che lo voglio fare... libero sfogo ai pensieri, come vengono... la luce che proviene dal comodino ammicca... il silenzio di questa notte è rotto solo dal rumore di qualche auto che passa per la via... La ML! una cosa nuova per me... qui dopo tanto tempo ho trovato tante persone con le quali condividere LA COSA... mi nutro dei messaggio di tutti... come se... attingessi l'acqua da un'oasi nel deserto... sto quasi sempre in disparte... preferisco leggere... e rifletto sulle sensazioni che solo QUESTA MUSICA, la SUA, possono dare... e la mente va... si libra come un uccello nel cielo della notte come alla ricerca della splendida ricompensa e vola fino alle vecchie emozioni (quanto sembrano lontane!)... emozioni... quelle di un liceale del Classico che nella metà degli '80s conosce Lui, o meglio la Sua musica... gli album ufficiali, un dopo l'altro, bruciati in appena un anno... ascoltati in cuffia con i testi del libro della Arcana davanti agli occhi... oppure sparati a palla sullo stereo a finestre aperte... le consumazioni religiose del libro di Francesco Coli... la caccia ai bootleg in vinile... le file prima dell'apertura del solito negozietto di dischi solo perché la vecchia ha detto che 'domani ne arriva un pacco' e la mattina alla ricreazione non ho il tempo... eccoli lì... E Ticket... Prisoner of Love... mi procuro i soldi come posso... poi fondo lo stereo ascoltandoli... 'Luca, ce la fai una copia?'... e giù a registrare... porto quasi il lutto per i dischi che non posso comprare... 'Luca ce la presti qualche fanzine?'... e via The River, Follow That Dream, Roulette, e che più ne ha più ne compri... si cresce... arrivano i bootleg in cd... mi scoppia il cuore... arriva l'ennesimo pacco e ci sono i cd di Live In The Promised Land e Live At The Bottom Line... lo stereo alza bandiera bianca... le due sorelle, acerrime rivali in quanto fan accanite dei Duran Duran e simili, mi minacciano di morte... in classe costruisco dal nulla un nucleo springsteeniano agguerritissimo... che si sfalderà dopo la maturità... poi conosco 'uno che ha bootleg', di qui, di Sassari... e vai con gli scambi... 'allora, io ti faccio The River That Talks e Flat Top And Pin Drop e tu invece Follow That Dream, me l'ero perso'... passiamo pomeriggi interi seduti per terra a parlare sempre e solo di Lui, e ci capiamo AL VOLO... ad ascoltare nastracci procurati con qualche scambio con sconosciuti dei quali mi fido ciecamente (e loro di me) con fruscìo insopportabile solo perché in quel concerto ha pianto, ha detto, ha fatto chissà cosa... il primo ascolto di Cindy, in cuffia, di notte, e giù lacrime... 'Luca, compra un po' di nastri da 90' e vieni a casa'... FTD ora dà pure i cd, chiuderà presto? Sì, ha fatto il passo più lungo della gamba... fidanzamenti, sfidanzamenti... sottolineati da corteggiamenti conditi ad arte con nastri di Lui... raccontati con compilations di sue canzoni, guarda caso... feste di classe seduti tutti sulla moquette di casa di non so più chi cavolo a sentire un po' dei Pink Floyd e un po' di Lui... e guai a chi fiata... concerti... incazzature per biglietti non trovati... o per i pochi soldi a disposizione (muoversi dalla Sardegna per un adolescente è troppo oneroso)... ma poi si va... passaggio ponte... treno... e finalmente coda interminabile dalla mattina alla sera per essere a dieci metri da lui... si era sciolta la E Street... si era quasi pianto... due album un po' strani... un tour così così... poi si continua a crescere... la Great Dane chiude... arriva la Crystal Cat... 'oh cavolo, è uscito un cd con i pezzi dei Castiles!!!!!!'... ma ancora nastri, nastri come se piovesse... nastri di concerti vecchissimi... microfoniche di merda del '77... mixer secchi o radiofoniche del '75 o '78... 'Ale, ho il concerto di Capodanno dell'81'... 'passa che lo ascoltiamo'... i video... mamma! Largo '78 tutto d'un fiato, arriva Backstreets e mi devo alzare dalla sedia perché sto male... Passaic? altro malore, voglio la macchina del tempo... quante persone ho arricchito per le vhs... avanti... TRAX, cooooooosa? Cosa c'è? 'Ale, non ha messo questa, questa e quest'altra!', 'lo so, ma vedi che c'è quella e quella ancora?' cresco ancora... la splendida ricompensa arriva: LA REUNION... e noi, più grandi e con un po' più di soldi, partiamo di nuovo... 'c###o, sono lì: Miami e Nils, aaaaaaaaaaah! Jungleland!!!!'... che casino... cresce Lui... cresciamo noi... cresco io... e piano piano non è più come allora... le sue parole non sono più oro colato... ma mi ci identifico sempre in maniera impressionante... Internet, ultimi anni... ora basta andare su Backstreets.com per sapere subito cosa farà Lui... meglio così, ma le attese di un tempo... mi rendo conto che il più grande pregio dello springsteeniano D.O.C. è la pazienza!... arrivano i cdr... i nastri quasi stanno per morire, li seppelliremo vicino ai vinili... i bootleg li possiamo fare da noi scaricandoli dalla rete, copertine comprese... è bello, sì... ma è diverso... forse era più bello allora... ero più giovane... più incosciente... oggi più maturo... e sempre meno sorridente, perché questo paese sta andando a male... ma le emozioni non mancano... prendo in mano un vecchio vinile e chiudo gli occhi... e sono lì... sono io... siete Voi... che fate notte in chat... che postate emails alle quattro del mattino perché sapete che nessuno vi capirà come nella ML... e nessuno si vergogna... sono io... siete voi... per quanto ne avrà il Boss? non me frega un c###o... accetterò anche un album fatto da un vecchietto, se sarà Lui... seguirò ogni concerto sempre con la fottuta paura che sia l'ultimo... tiro avanti... io... Voi... stanotte... stanotte vi abbraccio tutti... spero di non avervele rotte... Luca Petretto (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Perchè Sono Fiero di Essere Springsteeniano

di Paolo Boi Ieri parlavo con un ragazzo, collega obiettore di coscienza, nell'ufficio accanto al mio, e mentre parlavo con lui ho capito perché sono Springsteeniano, e perché ne vado fiero. Lui è un grande fan di Madonna, perciò abbiamo messo a confronto le nostre idee musicali, ed è venuto fuori che l'ha vista in concerto un paio di volte, e mi ha descritto i concerti, della durata, questo è quel che mi ha detto, di un'oretta scarsa, e io, naturalmente sono inorridito. Ma a parte questo, e il fatto che lei, per sua stessa ammissione, qualche pezzo lo faccia in playback,(altra cosa che mi ha praticamente ucciso), siamo passati all'essere fan, in sé e per sé. Lui è uno di quelli che qualche mese fa', mentre Madonna era qui in Sardegna per le riprese di un film, l'ha seguita un po' ovunque, arrivando a dei veri e propri appostamenti, cosa che io, personalmente trovo un po' ridicola, chiunque sia l'artista. Ma ciò che più mi ha fatto pensare, è il fatto che il ragazzo era contento di aver avuto una sorta di face to face con la cantante, nel quale la stessa, notevolmente infastidita, aveva pronunciato le seguenti parole al suo riguardo: "Fuck off!" Si, era proprio contento di essersi sentito mandare aff%554#@ da Madonna... Quello che a me piace dell'essere Springsteeniano è che la musica di Bruce mi ha dato tanto, e che lui mi ha insegnato a non lasciarmi andare in isterismi inutili, e a non essere felice, se la tua star preferita ti stampa in faccia un bell'insulto. Credo che tutti, o la maggior parte di voi non siano felici di sentirsi mandare a quel paese, nemmeno dal buon Bruce in persona, e questo differenzia noi, e quelli come noi, da chi nella musica vede solo un modo di riempire l'aria tralasciando contenuti e rapporto pubblico artista. Lo so, sono stato un po' lunghetto, e forse poco chiaro, sorry! Ciao. Paolo Boi (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Quattro chiacchiere con Joe Grushecky

di Leonardo Vanneschi Concludo [l'e-mail, N.d.R.] con un piccolo episodio capitatomi prima e dopo l'unico concerto italiano di Joe, in un paese in provincia di Varese, di cui non ricordo il nome, oltre un anno fa. Arrivo in questo paesino, partendo da Pisa, con largo anticipo. Come mi avvicino alla sala del comune (era lì che si teneva il concerto!), sento nitide le note di "Coming Home".... all'entrata c'è uno del servizio di sicurezza ed io chiedo "Ma... è il soundcheck di Joe Grushecky?" Lui mi risponde "Sì" ed io "Posso entrare ad ascoltarlo?", lui annuisce e mi fa strada, io entro nella sala comunale e cosa vedo? Joe che suona con due membri degli Houserockers e la sala completamente vuota: solo io a vederli!! Mi siedo e per un momento ho come l'impressione che stiano suonando per me. Sulla mia faccia è stampato un sorrisetto ingenuo che non riesco a mandar via. Ma non è finita: Joe finisce la canzone e poi mi guarda e fa "Si sente bene?" ed io, emozionatissimo annuisco. Joe suona altre due canzoni: Wild Horses dei Rolling Stones e All Along The Watchtower di Dylan, poi esce. All'uscita c'è Vito Gianfrate con una macchina fotografica ed io mi faccio fotografare con Joe. Dopo la foto gli chiedo "Che ne dici di una birra dopo il concerto?" E lui, cordialissimo e simpaticissimo, "Una? Io direi piuttosto dieci o venti...". Poi sale in macchina e se ne va. Arriva l'ora del concerto, la sala comunale è zeppa come un uovo e la maggior parte delle persone, naturalmente, indossa magliette di Bruce. Il concerto bellissimo. Alla fine del concerto io ed un'altra decina di ragazzi aspettiamo all'uscita della sala... dopo circa un quarto d'ora Joe esce con Herr, il percussionista, e dice "Allora questa birra?.... Guardate che io non ho soldi, dovete pagare voi!!!!!!" Insomma entriamo in un bar ed a turno offriamo birre a non finire e chiacchieriamo. Non ci credo, stavo parlando con Joe Grushecky. Il discorso, dopo poco, cade su Springsteen e Joe dice "È una persona eccezionale... ci ha aiutato molto...". Alle 1.30 si torna a casa. Arrivo a Pisa verso le 6.30 dopo aver guidato tutta la notte. Alle 8.30 sono, puntuale, sul mio posto di lavoro. Che bella serata!!!! Leonardo Vanneschi (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

La Prima Volta Non Si Scorda Mai

di Mario Motta Io seguo il Boss in concerto dal tour di Human Touch. Da allora l'ho visto... 7 volte. Ma la prima non si scorda MAI !!!! PARIS, 30.06.1991 Bruce faceva anche due date ad Assago, ma vi siete succhiati tutti i biglietti nel giro di un paio d'ore ed allora, ho dovuto optare per Parigi. E così son partito in solitario (nessuno dei miei amici è tanto pazzo da seguirmi), da MESSINA (!!!) in treno per la mia prima grande notte con il Boss. Volevo la prima fila, e per questo sono arrivato alle 13 davanti al Palais Omnisport di Bercy. C'ero solo io. Ed un tizio di Milano che si stava preparando una pagnotta di dimensioni incredibili (che si è magnato in pochi istanti). I cancelli sono stati aperti alle 18.00 ed alle 18.01 ero in prima fila. Alle 20.00, puntualissimo, è arrivato anche Lui. I brividi che ho provato sulla prima canzone (Better Days) non credo di averli mai più avuti in seguito. Ero ad un metro e mezzo da lui, ed ho provato qualcosa di veramente indescrivibile. Poi mi sono ripreso, e gli unici altri due momenti in cui ho avuto paura per le mie facoltà mentali sono stati su Bobby Jean (adoro questa canzone), e su The River, durante la quale ho preso per mano una fanciulla italiana.... proprio sotto i Suoi occhi (secondo me se n'è accorto...). Su Born to Run, ultimo dei bis, avevo già i crampi ed ero ormai alla frutta. Fuori, le sensazioni furono essenzialmente: sudore; stanchezza; felicità. Quella è stata la notte più bella della mia vita. Inutile dire che la magia di Parigi e la fanciulla di cui sopra hanno contribuito a renderla indimenticabile. In albergo pensavo già al mio prossimo concerto con Bruce..... Mario Motta. Grazie.

La Strana Storia del Rock di Riccardo Bertoncelli

di Fabrizio Tinti NOTA: Vedi anche nella sezione dedicata alle interviste e agli articoli. Non perhcè il pezzo sia particolarmente interessante, ma per far vedere quento il noto Riccardo Bertoncelli sia competente nel suo campo. Riprendo il discorso fatto da Alex a riguardo dello special di ieri sera su Stream e dico la mia: l'ideatore del programma nonché la faccia che ci siamo dovuti sorbire era di un certo Bertoncelli Riccardo. Dopo la visione in diretta ero talmente arrabbiato con questo signore che ho rimesso il nastro indietro e ho trascritto TUTTE le cazzate che ha detto cioè tutto lo special. Ieri sera per fare questo lavoro sono andato a dormire alle 2,00. Questa è la fedele trascrizione di Bertoncelli, cercherò di non dire niente nel suo commento, ma sarà dura Allora inizia con: Ha 50 anni S. e ha un grande avvenire dietro alle spalle, non è una cattiveria non è un modo di dire o di significare che l'artista è finito che si è rovinato o sia al capolinea. E' semplicemente la verità. Negli anni 70, li c'è stato il momento magico di S, neanche negli 80 quando il grande pubblico si è accorto di lui e quindi ha raccolto la bellissima semina del decennio precedente, parlo proprio dei primi anni quando è nato il culto di S e della ESB, e quando S non era un semplice rocker, non era neanche semplicemente perché era semplicemente il re del R&R, era qualcosa di più non era solamente l'erede di Dylan di Elvis il seguace di C. Berry quello che riusciva a compendiare 30' di musica in un concerto o in un disco, era veramente l'idea dell'America come ce l'abbiamo in Europa o in Italia. Questa terra di grandi contrasti di grandi lotte, di dare tutto ha un accento più grande dove tutto ha un intensità che qui da noi non c'è, ecco era come se tutto questa grandissima idea si fosse concentrata su questo personaggio. E' una terra ideale e S era un personaggio ideale e nella sua identità riusciva ad essere tutto, riusciva ad essere ruvido e romantico, macho e sensibile, puro e selvaggio. S è stato, e qui bisognerebbe interrogarsi perché lui e non altri.... è stata pura mitologia americana. (Ndr: per fortuna partono BITUSA e DITD) S aveva molti intendimenti da giovane, una sua frase che mi è sempre piaciuta è che i suoi concerti fossero una combinazione di eccitazione gioiosa, coscienza sociale ed evento spirituale, per certi versi, negli anni 70 direi soprattutto, è riuscito a trovare questo magico mix con BTR e TOL. Il pubblico ama questo lato di S questa sua grandissima generosità e questo fatto di non lesinarsi ma, di gettare il cuore oltre l'ostacolo... io capisco perché questo accade anche se trovo che sia una variante alla musica Rock abbastanza buffa (ndr: Fabri, trattieniti, ancora devi digitare molto) di quello che è il concetto di CUORE GRANATA (ndr: conta fino a 1000, dai....1, 2, 3, )o di vecchia guardia milanista cioè dare tutto in campo, capisco anche che chi paga il biglietto è con S, accade molto spesso, scopre tutto sommato il boss, che 3 ore .. 3 ore e mezzo di musica, di canzoni a non finire, gli da sorprese nella scaletta, tutto il contrario di quello specie negli anni 80 e 90, era diventato la regola, cioè il complesso che suona di routine e anche i bis di routine e non lascia nulla al caso, è grazie ai complessi come quello dei Greatfull o i Fisch (?) di oggi, eppure è con S. che il pubblico riscopre la bellezza del contatto col Rock, anche se tutto questo cade nella mitologia un po' buffa (ndr.. 4, .. 5,..6, ) un po' kitch, l'eroe un po' sudato, la canottiera che viene gettata in mezzo al pubblico, sono probabilmente feticci di basso rock (ndr: grrrrrrr), siamo a quei livelli insomma in cui la mitologia spesso fa a pugni con la sana critica (ndr: mi sapete dire, che caxxo vuol dire?) (Ndr: per grazia ricevuta, arriva la stupenda Fire tratta dal concerto di M. View del benefit acustico) Una cosa bellissima e cattivissima su BS l'ha detta anni fa K. Richard (ndr: noto a tutti come colui che è riuscito a farsi tutte le droghe di questo mondo) ha detto: "Quando era giovane, a Londra tutte le sere di S. che suonavano almeno 10 io direi almeno 20!!! (ndr: dove stanno tutti questi Springsteen, che in giro ne vedo pochi???) be' Bono ha detto che BS è un grandissimo cantante soul, un cantante soul non nel senso della pelle bianca o nera ma della capacità di rilevare e non di nascondere, del portare fuori quello che è nel profondo, in una maniera tale poi che, effettivamente Bono è un grandissimo personaggio, vorrebbe esser un cantante soul di questo genere, e dice che s riesce a farlo talmente bene che lo mette in soggezione (ndr: tho, una cosa buona ha detto. Ora parte il video di Secret Garden :-). La grande fortuna di S è quella di essere arrivato assolutamente per ultimo, non penultimo o uno degli ultimi, ma nettamente fuori tempo massimo, stavano stilando la classifica generale, era finita l'epoca di Dylan e dei personaggi vicini al R&R degli anni 50/60 a cui S poteva avvicinarsi, ed era tutt'altra epoca... c'era il glam (?) rocher, il progressive, erano gli anni degli eroi completamente diversi a S, plana su questo mondo (ndr: direi sconquassa eh eh) da buon ultimo come un contadino che arriva con i suoi vestiti che andavano di moda vent'anni prima nella grande metropoli, fece scalpore, sembrava un alieno, sembrava la nuova musica. S è un grandissimo inventore di MOOD (ndr: cosa diavolo è?) riesce a creare un atmosfera con un accordo, con un tocco di voce e canzoni come Baby's on fire (ndr: no, non ho sbagliato io, l'ho riascoltata 10 volte!) parlo di un pezzo classico, oppure come SOP dimostrano che veramente dopo Dylan è stato forse il più grande creatore di Mood a livello di chitarra e voce. Secondo me (ndr: lui, lui, non me Fabrizio) sarebbe capace di creare questa magia leggendo o cantando l'elenco telefonico di Asbury Park (ndr: che bei paragoni che fa). La verità è che l'elenco telefonico rimane un elenco telefonico, le canzoni sono una cosa diversa, più complicata più importante. E' il problema dell'ultimo album di S, TGOTJ dove c'è questo Mood che si stende, che avvolge, incanta.... c'è questa grande suggestione, che vibra nel primo brano, che si stempera nel secondo, e nel terzo quest'onda diventa morbida e molle, alla finetutto sommato il disco risulta stucchevole, noioso... è un fatto veramente di canzoni e S negli ultimi ha badato forse più a questo Mood (ndr: ditemi cose è questo Mood altrimenti impazzisco) che alle canzoni e questo lo ha messo in crisi (ndr: ohhh , ah ah aaaahhhh, per fortuna ora passa Street of Philadelphia). Ne dico un altra cattiva (ndr: già, sei arrivato solo a 100 ....) hanno chiesto a Ray Davis, il grande Ray Davis dei Kings se gli piaceva BS e lui ha risposto "spiacente non so guidare (ndr:?????) Non si può dimenticare che se non fosse stato per S o almeno per i S, non soltanto lui anche T. Petty, gente che aveva voglia di recuperare le radici, quelle radici degli anni 50/60 che rischiavano di andare perdute, negli anni 70 c'era voglia di modernizzare di uscire da quei tracciati classici che stavano portando uno svilimento di tutta una grande tradizione, di deve agli S se questa tradizione è stata mantenuta e sopravissuta, anzi arricchita. Direi che S ha avuto una grande funzione ecologica, ha inventato una specie di.... Rock Wild Life Found (ndr: pure lo spiritoso tenta di fare... intanto ci sono HH e HT) Sono un po' intristito a vedere l'ultimo video di S, BB con la ESB. Un po' perché vedere a 50 anni SVZ con la bandana e CC a corto di fiato che cerca di suonare il sax come ai vecchi tempi (ndr: per fortuna che sto finendo. altrimenti..) fa da malinconia, ma anche per la scelta di tornare insieme, di tornare indietro, mi è sembrata una scelta di una persona a corto di idee. S 10 anni fa aveva abbandonato la ESB perché sentiva di essere arrivato alla fine di quell'esperienza, ed era giusto fare altre esperienze, dopo non è riuscito a trovare una nuova identità, ad essere se stesso in una maniera credibile, ha pensato di provare ancora a tornare indietro, pero quel tornare indietro come ad inseguire il tempo perduto, mi è sembrato come il film di Bunuel, L'angelo sterminatore, dove gli invitati sotto incantesimo cercano di sfuggire all'incantesimo tornando esattamente come erano prima di questa magia triste e negativa, passa poco tempo e l'incantesimo ritorna..... temo che con S sia un caso del genere (ndr: Se dio vuole il bestiario è finito, io non aggiungo niente al momento in quanto sono molto stanco e un poco incazzato, uno produce una serie dal titolo LA storia del rock e poi parla male di un artista che è inserito in questa collana, bho forse sarebbe stato meglio escluderlo e basta) Ciao il vostro redattore Fabrizio Fabrizio Tinti (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Le Soddisfazioni della Vita

di Mario Motta Le soddisfazioni della vita sono anche vedere la faccia di un amico che per la prima volta sente New York City Serenade e mi dice "ma questo è un gran pezzo!!" quasi incredulo. E poi si becca anche Kitty's back; ed a seguire Lost in the flood, It's Hard To Be a Saint in the city, perfino Wild Billy Circus song.... E poi, non richiesta, parte una specie di giustificazione del fatto che conosce poco Bruce, qualcosa del tipo: "avevo sentito qualcosa da Nebraska a suo tempo, ma è un album molto difficile per capire a fondo Bruce, e poi è uscito U.S.A., mi sembrava un album commerciale ecc. ecc. ecc." Mi ha chiesto di duplicargli il nuovo live ma io, naturalmente, farò molto di più ;o)))))))) Credo che ci sia un altro springsteeniano sulla Terra, da ieri. E queste, per me, sono soddisfazioni. [...] Mario Motta (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

L'Onestà di Bruce

di Andrea Boido Ogni volta che un "pagano" mi chiede perchè amo tanto Springsteen, perchè è una cosa così speciale, la prima cosa che mi viene da rispondere è: "perchè è onesto". E' quasi un riflesso, una risposta spontanea che non si sa bene da dove scaturisca, che neanche passa dalle parti del cervello, che semplicemente esce direttamente dalla bocca. Però forse è il caso di analizzarla questa frase per una volta. Credo che il modo migliore (nonchè forse l'unico che veramente conti) che ha un'artista per dimostrare la sua onestà sia di farlo quando scrive. Essere onesti a questo punto è una questione di dire quello che si vede, quello che si sente, senza stare a pensare a chi un giorno l'ascolterà. Molti artisti sono disonesti proprio in questo: scrivono ciò che il proprio pubblico vuole ascoltare, vuole sentirsi dire. Quando essere onesti si somma ad una straordinaria capacità di guardare tra le pieghe del mondo e della vita di chi si trova ad abitarlo allora si ottiene un'artista come Bruce. Nella vita ogni tanto le cose vanno bene, ed è giusto scriverne (vedi alcune cose di Human touch e Lucky town); spesso vanno male, ma c'è una possibilità di uscirne, o comunque di passarci in mezzo a testa alta, ed è giustissimo scrivere anche di questo. Alcune volte invece le cose vanno male, malissimo, e semplicemente non c'è via d'uscita; e, personalmente, credo che sia non solo giusto, ma anche doveroso, scrivere anche di questo. E' difficile trovare qualcuno che abbia la capacità, il talento e, soprattutto, la volontà di mettere nella propria arte in modo convincente tutti e tre questi aspetti fondamentali della vita umana. In molti puntano solo sul primo, perchè cantare che "va tutto bene" di solito fa vendere dischi (o magari perchè la loro vita è davvero un sogno, beati loro). Altrettanti s'incaponiscono sull'ultimo punto perchè magari hanno realmente dentro di loro l'inferno (mi viene in mente Kurt Cobain) e di luce proprio non ne vedono, e non riuscireste a fargliela vedere neanche se gli accendeste un sole davanti alla faccia. A loro modo sono tragicamente onesti. Poi ci sono anche quelli che su certe cose ci marciano, che si fabbricano un'immagine da maledetti e sono i più odiosi secondo me. Di quelli che sanno dire: "è uno schifo, ma se ne può uscire, forse" non ce ne sono poi tanti, ma sono i migliori di solito. Bruce sa parlare di tutte queste cose, ed è una perla rara proprio per questo, credo. In molti amano le canzoni in cui si lancia in puro rock'n'roll e divertimento, e santo cielo, fa impazzire anche me. La maggior parte dei fan (almeno questo è l'idea che mi sono fatto in questi due anni di ML) adorano soprattutto il modo in cui sa trasmettere la speranza raccontando di esseri umani accerchiati da problemi di ogni sorta. Questo piace anche a me. La vita spesso è una sorta di viaggio tra mille ostacoli ed è semplicemente incommensurabile l'importanza di un messaggio come "si, è uno schifo, ma ne puoi venire fuori in qualche modo", o, meglio ancora "è uno schifo, ma fai in modo che questo schifo non ti rubi mai la tua dignità, perchè è la cosa più importante". Questo è un messaggio, o meglio, un modo di pensare, che trovo favoloso e sono felice che tanti fan di Bruce lo amino tanto proprio perchè credono (forse è una parola grossa) in una simile visione dell'esistenza. Ma c'è un'altra cosa che Bruce fa di tanto in tanto (non spesso, lo ammetto) e che, per quanto mi riguarda, fa davvero la differenza. Il coraggio di dire che a volte va tutto così male, così a rotoli, che non c'è via d'uscita, che non c'è più spazio neanche per la dignità. E' giusto ammetterlo, prima di tutto a se stessi, perchè è così che va ogni tanto. Magari saranno situazioni estreme, ma esistono. Quando un artista sa parlarmi di tutte e tre queste cose ho l'assoluta certezza che non mi sta prendendo in giro. Studio psicologia, o almeno ci provo: sapete qual è (secondo la maggior parte dei manuali) l'ultima cosa al mondo che bisogna fare con un depresso quando si presenta da voi per essere curato? E' proprio la prima che vi verrebbe in mente di fare: rassicurarlo. Ditegli che il mondo in fondo non è così brutto, ditegli che tutto sommato non c'è motivo per essere così tristi e l'avrete perso per sempre, non si fiderà mai di voi. Ditegli invece che capite la sua sofferenza, che se si sente così male avrà pure i suoi motivi ed avrete fatto il primo, piccolissimo passo verso qualcosa di buono. Non sono un depresso, non è questo che volevo dire. Vedete, il paragone sarà anche un po' forzato, ma se pensassi che Bruce dicesse in ogni sua canzone "in fondo c'è sempre una speranza, uno spiraglio" non sarei così legato alla sua opera, non mi fiderei così tanto della sua onestà o della sua lucidità nel vedere le cose. In un certo senso mi perderebbe per sempre. E' una cosa semplice: io so che esistono situazioni senza via d'uscita, se lui me le tiene nascoste, se non ne vuole parlare, se le minimizza, allora forse non mi sta mentendo, ma di sicuro non mi sta dicendo tutta la verità. Se invece è capace di ammettere l'esistenza del buio assoluto, allora, nel momento in cui mi dovesse dire che esiste una luce da qualche parte in fondo al tunnel, ci crederò mille volte di più. Forse mi sono espresso in modo molto confuso, ma cercate di capirmi, per me questa è mattina; di solito inizio a connettere seriamente verso le sette di sera, e do il meglio attorno alle due di mattina. Ci sono canzoni di Bruce in cui non c'è luce, onestamente penso che sia innegabile e non solo una questione di lettura: che spiraglio c'è per il protagonista di Stolen car o di My father's house o di The new timer? Che speranza c'è nella vicenda del Ralph di Johnny 99 o dell'intera popolazione di Youngstown? E cosa mi dite del buio e della follia che hanno preso possesso dei protagonisti di Nebraska o Highway 29 e magari anche di State trooper? Ci sono momenti nella vita in cui semplicemente va tutto a catafascio, ci sono intere esistenze che si lanciano a tutta velocità (o, peggio ancora, assai lentamente) verso il nulla, ed alcune canzoni di Bruce parlano, secondo me, di queste. Magari non è quello che vorremo sentirci raccontare quando stiamo male, o abbiamo dei problemi, ma probabilmente lui pensa che sia giusto scriverne, perchè è quello che vede ogni tanto nel suo paese. Questa è onestà. Scusate per l'ennesimo papiro. C'è gente che dice mille cose in una canzone di tre minuti, ed altri a cui servono cinque pagine per dirne una. Di solito solo i primi diventano famose rockstar. Inutile dire che faccio parte della seconda categoria. Andrea Boido (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Loose Ends

di Marco Giani Torna alla Traduzione Visita Knockin' on Rock 'n' Roll. Canzone dal testo triste in un CD (il 2° di Tracks) dominato da canzoni di rock puro e dal testo abbastanza allegro, "Loose Ends" introduce un tipo di ballata che in quel momento della carriera era molto presente nella produzione di Springsteen, per poi ritornare in "Tunnel Of Love". È proprio la tristezza ad impregnare la vicenda raccontata: il protagonista parla alla sua ragazza ricordandogli i giorni felici che hanno passato insieme, che però sono finiti a causa di loro stessi: senza accorgersene, difatti, hanno ucciso con le loro mani il loro amore. Nella seconda strofa si iniziano a delineare i motivi di questa caduta: un amore vissuto senza pensare alla realtà circostante, con il fiato in gola per la paura di perderlo, e con una fiducia nell'altro non ricambiata. Fino ad arrivare all'ultima strofa, quando il protagonista ammette che non si riesce a spiegare come le cose si possano essere evolute in quel modo, in modo che non si sarebbero mai aspettati. Rimanda alla fine la sua ragazza ad un'ultima uscita d'emergenza, che però riusciva forse a far sopravvivere l'amore, non certo a resuscitarlo. La grandezza della canzone, a mio avviso, sta proprio nel fatto che Bruce ammetta che l'amore vero e duraturo non possa venire da loro due, perché nelle loro mani tutto, con il tempo, inavvertitamente, si sfalda: e rimane quella tristezza di cui parlavo all'inizio, una tristezza di fondo, quella che accompagna ogni uomo, una tristezza, un vuoto che deve essere colmato che tutti ci portiamo dietro... Di Marco Giani

Something in the Night

di Marco Giani Torna alla Traduzione Visita Knockin' on Rock 'n' Roll. Forse la canzone più disperata di uno degli album più disperati di Bruce (solo "Nebraska" e "The Ghost Of Tom Joad" superano "Darkness On The Edge Of Town" in questo campo), splendida metafora della disperazione dell'uomo moderno. La splendida introduzione con il piano ci aiuta moltissimo ad introdurci nell'atmosfera, e la batteria crescente è come se fosse la macchina da presa che mano a mano si avvicina, fino a quando non si trova proprio nell'abitacolo della macchina. La parole sono scarne, ma parlando di particolari ci fanno già capire una disperazione sottintesa che scoppierà poi. La velocità, il fregarsene del mondo, e il rincorrere quel qualcosa nella notte, quel qualcosa della notte che voglio interpretare come il senso della vita, un senso della vita che viene ostacolato dalla società ("ti mandano qualcuno per cercare di portartela via"): ma rimane una ricerca solitaria, come quella dei ragazzi perduti sulla strada. Ed arriviamo alla seconda parte della canzone, metafora della disperazione dell'uomo moderno e che come tale va spiegata. Il cuore umano cerca qualcosa che gli corrisponda pienamente, al 100% ("nulla viene dimenticato o perdonato"), e questo si vede soprattutto quando ci si scontra contro il dolore (l'ultimo giro): è la prova decisiva, perché il dolore ci mette più alla prova, e lo fa anche con il senso che noi abbiamo voluto dare alla nostra esistenza. Ma è difficile da ammettere quando questo non accade: e nonostante questo bisogna comunque continuare in questa ricerca (le due righe successive). Nella terza strofa, dopo il bridge, il protagonista sembra aver trovato qualcosa, ma è un qualcosa che è un surrogato, una riduzione ("erano distrutte e agonizzanti nella polvere"): cerca comunque di accontentarsi, ma di fronte al dolore non può fare altro che arrendersi, e scappare dolorante a cercare qualcos'altro in una notte buia, troppo buia. Di Marco Giani

The Price you Pay

di Fausto Langerame Torna alla Traduzione In effetti non riesco a vedere Bruce con una bibbia in mano se non dopo il 1988, anche se qualche dubbio mi viene, quando penso ad una canzone, che io ritengo una delle più belle di Bruce (almeno come testo) e molto spesso sottovaluta, vale a dire: The Price you pay. Amo questa canzone! Sarà quel ritornello del "prezzo da pagare" che mi ronza dentro e sento che mi riguarda direttamente. Rileggendo il testo non capisco cosa ci faccia quel pezzo in The River, a me sembra molto più "Darknessiana", anzi tra Darkness e Nebraska saltando The river. Leggo la prima strofa del pezzo dove dice: "Corri fin dove finisce l'autostrada e inizia il deserto Su quella spaziosa e deserta guidi fino all'alba Impari a dormire la notte con il prezzo da pagare" E mi viene in mente l'automobilista di State Tropper. Le leggo l'ultima strofa di Darkness on the edge of town, dove dice: "Stanotte sarò su quella collina perché non posso fermarmi Sarò su quella collina con tutto quello che mi è rimasto Vite sul margine dove i sogni vengono ritrovati e perduti Arriverò là in tempo e pagherò il prezzo Per volere le cose che possono essere trovate soltanto Nell'oscurità ai margini della città" e penso all'ultima strofa di The price you pay: "Ma proprio oltre il confine della contea uno straniero di passaggio ha messo un cartello Che conta gli uomini caduti davanti al prezzo da pagare E ragazza prima che il giorno finisca Staccherò quel cartello e lo getterò via" Non riesco a non vedere un forte legame tra i due testi, anche se forse il finale è diverso: cupo e senza speranza, in Darkness, dove dice:" ...per volere le cose che possono essere trovate soltanto nell'oscurità ai margini della città", con speranza e voglia di rinascita in The Price you pay, dove il gesto di staccare e gettare via quel cartello, quasi con rabbia, sta quasi ad indicare una voglia di rinascita, di dire: ora basta! Poi c'è il pezzo finale che a me piace tantissimo, dove questa volta il protagonista è donna nella parte iniziale, mentre alla fine è il protagonista maschile a gettare via il "cartello": "Ragazzina che cammini giù in spiaggia Con quel dolce piccolo in braccio Ti ricordi la storia della Terra Promessa? Come lui affrontò la sabbia del deserto Senza poi riuscire ad entrare nella terra prescelta Dovette fermarsi sulle sponde del fiume Ad affrontare il prezzo da pagare Perciò lascia che il gioco inizi, faresti meglio a correre piccolo cuore selvaggio Puoi correre tutte le notti e tutti i giorni Ma proprio oltre il confine della contea uno straniero di passaggio ha messo un cartello Che conta gli uomini caduti davanti al prezzo da pagare E ragazza prima che il giorno finisca Staccherò quel cartello e lo getterò via" Bellissimo! L'unica cosa che accosta questo pezzo a tutti gli altri di The River, e che qui il protagonista non è uno solo, ma due: uno maschile e l'altro femminile. Poiché in The River Bruce inizia a parlare di rapporti di coppia, ecco che forse questo pezzo finale rende non attribuibile nè a Darkness nè a Nebraska tale canzone, ma giustamente a The River. Forse è lo stesso protagonista di State Tropper, ma qui non è solo in macchina! Questo indica che evidentemente quello che dicevo all'inizio non ha senso e che quindi inizio a contraddirmi mentre parlo e scrivo e credo che non sia un buon segno :-)))))))))! Comunque vero o non vero, la durezza ed i contenuti di questo pezzo si staccano un po' da The River e io credo che se fosse stato registrato per uno dei due album suddetti, Darkness o Nebraska, sicuramente avrebbe avuto un posto di maggior rilievo nella mente del fan spngsteeniano, poiché ritengo che sia un pezzo un po' sottovalutato, a cominciare dallo stesso Bruce; pensate come sarebbe stato bello poterla ascoltare nel Tom Joad Tour. E' stata eseguita praticamente solo durante il The River tour, con qualche differenza rispetto alla versione in studio, soprattutto nell'assolo d'armonica, che è molto bello; peccato veramente che Bruce non l'abbia mai più ripresa. Rileggetevi questo testo e poi vedrete se non avevo ragione! Fausto (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

The Promised Land

di Marco Giani Torna alla Traduzione Visita Knockin' on Rock 'n' Roll. Una canzone abbastanza anomala in album così cupo, e che inizia con un'armonica invece molto viva. Nel giro di una strofa come al solito Springsteen riesce a immettere l'ascoltatore nella realtà raccontata nella canzone: in questo caso, un ragazzo che lavora in un'officina, pieno di speranze, ma non per questo incosciente della dura realtà che gli sta attorno. Su questa sottile linea, tra speranza (o più spesso sogno) e realtà, infatti, si muove tutta la canzone: il protagonista, pur vivendo lì in mezzo al deserto (coincidenza o riferimento biblico?), crede nella terra promessa, si porta dentro una promessa, una speranza che lo fa vivere (questo è un tema caro a questo periodo per Springsteen, basti vedere "The Promise"). La dura realtà fa veramente la sua comparsa nella seconda strofa: di fronte all'onestà e al tentativo sinceramente positivo del protagonista di tradurre in realtà i suoi buoni propositi, il mondo non risponde come lui vorrebbe, scatenando in lui una rabbia, una voglia di autodistruzione che in "Nebraska", l'album di 4 anni più tardi, si farà lancinante. E anche su quel trovare qualcuno ansioso di rincominciare si potrebbero sprecare i riferimenti a canzoni di Springsteen: soprattutto in questo album gli uomini sono segnati dai loro errori ("Darkness On The Edge Of Town") o anche semplicemente dal sangue che scorre nelle proprie vene ("Adam Raised A Cain") ... Alla fine questa tensione si risolve nel ciclone che, con l'ingenua baldanza del giovane, spazza via tutto ciò che di negativo c'è nella realtà, riconoscendo come tale anche una parte dei sogni che lo accompagnano. Alla fine, perciò, il protagonista ne riesce ferito ma anche rafforzato, e pronto a ricominciare la Grande Corsa, attaccato alla realtà ma con nel cuore la grande promessa che ogni uomo si porta dentro, e vivendo quella tensione descritta nel ritornello: "Se solo potessi stringere un attimo nelle mie mani ...". Una tristezza, perciò, di sicuro non la disperazione che traspare dal resto dell'album: ovverosia una mancanza (il non riuscire ad afferrare il tempo che inesorabile sfugge), una mancanza che però ha la speranza di essere colmata ... Di Marco Giani

The River

di Marco Giani Torna alla Traduzione Visita Knockin' on Rock 'n' Roll. Per me, la più bella canzone del Boss. La più bella perché commuove, ma non sentimentalmente (per quello ci sono le boy band ...), ma sul serio, commuove la vicenda del protagonista, con una musica quanto mai azzeccata e consona al testo. La vicenda tratta di due ragazzi che vengono da un paese di montagna (chiuso perciò in una tradizione che soffoca), e il cui punto di riferimento è il fiume. Poi lui mette in cinta lei, e arrivano i tempi difficili, in una comunità che non accetta questo fatto, e che cerca di allontanare il più presto possibile la faccenda, al posto di affrontarla. Il fiume rimane un posto, per i due, dove ritrovare quel qualcosa che il matrimonio ha fatto perdere. Poi la situazione si fa davvero difficile fra la perdita del lavoro e la perdita da parte dei protagonisti della loro identità, o almeno dell'identità che li caratterizzava al momento del loro incontro. Ma, come se non bastasse, arriva pure il ricordo del tempo passato, di quel tempo passato tanto felice, che tormenta il protagonista. Il sogno, il desiderio di felicità che aveva così infiammato il cuore del protagonista ora che non è realizzato fa penare l'uomo, e lo fa andare ancora al fiume, nonostante il fiume ormai sia secco, nonostante la risposta (cioè il fiume) si sia dimostrata fragile e inconsistente. Ma l'alveo del fiume rimane lì, perché deve essere riempito, e continua a richiamare l'uomo al suo destino, ad un destino al quale l'uomo non può sfuggire, un destino verso il quale l'uomo continua a correre, nonostante tutto: "Oh, giù al fiume noi corriamo". Il finale, tragico, si chiude con le voci, quasi spiritiche, che intonano per l'ultima volta la melodia, prima di lasciare spazio agli strumenti che sfumano ... Di Marco Giani

Tougher Than The Rest

di Marco Giani Torna alla Traduzione Visita Knockin' on Rock 'n' Roll. La versione che appare su "Tunnel Of Love" è la migliore: quella che si trova sul mini CD live "Chimes Of Freedom" dell'87 è più lenta, per non parlare dello sdolcinato e spettacolarizzato video apparso su "Bruce Springsteen Video Antology 1978 - 1988" (l'unico video, assieme a "Fire", del quale si poteva sinceramente fare a meno, con Bruce e Patti che, sebbene non ancora sposi, ammiccano per quattro minuti buoni: salvano capra e cavoli le immagini di uno statuario Big Man sosia di P.E. , quello dell'A-Team). Anche qui opto per una interpretazione che non sia banale (ovverosia proprio terra-terra). Come già in altre canzoni, in primis "Thunder Road" ("Non sono un eroe/ Questo è risaputo/ Tutto quello che ti posso offrire/ Sta sotto questo sporco cofano d'auto"), Bruce riafferma che in amore non si può sognare a occhi aperti, ma accontentarsi di come è fatto l'altro, e lo fa smontando vari prototipi di uomini, da quello distinto al cortese, a quello con la parlatina dolce. Questo essere più duri degli altri qui vuol dire che l'amore deve essere reale, necessariamente e volutamente reale, non un sogno ad occhi aperti, perché la realtà stessa è dura. "La strada è buia ...": riprendendo il campo semantico di una realtà dura, Bruce ripete che la vita è difficile, ma che nonostante questo c'è ancora una speranza, alla quale però non tutti hanno il coraggio di affidarsi, perché si accontentano. La canzone alla fine sfuma, chiusa da un magistrale assolo d'armonica (gaudio vero per le nostre orecchie, dopo l'ipertrofico "Born In The USA") Di Marco Giani

Una Voce Dentro di Me

di Mauro '79 A volte ci si guarda intorno e ci si accorge che il cielo che a te sembra così azzurro agli altri appare giallo, oppure verde, ma mai così bello come lo vedi tu. Allora c'è una voce dentro di te che ti dice di parlare con tutti gli altri e cercare di aiutarli a vedere nel cielo lo stesso splendore che vedi tu. Cinque mesi fa ho conosciuto la musica di Bruce e non esagero a dire che la mia vita è cambiata, sono corso a comprare tutti i suoi CD rinunciando a qualche pizza e a qualche vestito, ma posso dire di aver aquistato molto di più, quello che solo io e voi possiamo capire. Ora c'è una voce dentro di me che mi dice di parlare a tutte le persone che ho intorno e insegnargli a cogliere nella musica di Bruce quello splendore che oggi mi rende così felice di tornare a casa dal lavoro e ascoltarmi Jungleland, Backstreets o Happy, o Loose change... E' bello sapere che ci siete anche voi. Mauro '79 (Da un messaggio sul guestbook). Grazie.

Un week-end di ordinaria follia, AP dec. 7/8, 2001

di Emanuele Orrù Cari net-amici, Oggi è uno strano giorno: sto come tutti i giorni nel mio ufficio in banca, dove faccio il "consulente" (iiihhh come suona bene!!!!) ma, rispetto all'abito di rito, vesto in jeans, felpa e scarpe da tennis! Qualcuno, nonostante siamo chiusi al pubblico, ha deciso di farci venire lo stesso... Dato che non ho nessuno a cui dare la mia sapiente consulenza, provo finalmente ad onorare la promessa fatta ad Anna e a quelli di voi che me l'hanno chiesto dandomi il benvenuto nella vostra community, di scrivere due righe sul week-end del 7/8 dicembre, Asbury Park, NJ. Ormai saprete già tutto e sicuramente scriverò cose già dette... Io lo faccio per passare questa orrida euro-mattina... Voi... Boh... Fattene quello che volete! Ho deciso di partire come sempre all'ultimo momento... L'Euro-stress, il desiderio di respirare la nuova, strana atmosfera della adorata NYC, il sogno di poter vedere Bruce a casa sua... Erano motivazioni troppo forti... E via su l'aereo incuranti di barbe, turbanti, e scarpe ripiene! Ovviamente, come sempre, partivo senza tix per i concerti... Non è una novità: chi come me vive in questa meravigliosa terra (è chiaro, la Sardegna!) ci è abituato... Nei miei 15 Bruce concerts precedenti ho sempre salutato mamma senza biglietti, ma lì dentro, in un modo o nell'altro, ci sono sempre entrato... In America?... Ce l'avrei fatta lo stesso, non avevo dubbi... Ma non immaginavo che sarebbe stato così facile!!! Dopo 5 meravigliosi giorni da lonely tramp in una Big Apple più bella e più friendly che mai, il 7 ho incontrato i miei "genitori adottivi" (no dai, meglio fratelli maggiori!) Anna ed Ettore a Newark, e insieme ci siamo diretti a Tinton Falls, dove abbiamo fissato il campo-base, e dove ci hanno raggiunto Franco e Cristina, altri due folli che hanno attraversato l'oceano praticamente per un week-end! Nel frattempo ho appreso che Carl, my new brother from NJ, avrebbe rinunciato al suo biglietto per lo show della sera, avendo già visto un concerto e dovendo vedere anche quello di sabato... Non sapevo che dire: ero imbarazzato per lo splendido regalo, ma anche elettrizzato a sapere che da lì a poche ore avrei visto Bruce ad Asbury Park... Ma vi rendete conto?... Le cose si mettevano bene, non avrei dovuto neanche affrontare una lunghissima drop-line! Prima del concerto siamo andati allo Stone Pony. La colonna sonora è nota, ma il locale è più grande e più bello di come lo immaginassi.. E, giuro, fanno un cheeseburger superbo! Sono entrato alla Convention Hall con Mark, il migliore amico di Carl, purtroppo senza alcuni dei miei compagni di ventura. Non so descivere cosa ho provato mentre aspettavo nella hall di prendere posto... Ero elettrizzato, mi guandavo attorno osservando gli abitanti della provincia americana, così diversi dai Newyorkesi benchè separati solo da un tunnel. Avevo stampato in faccia un sorriso tra l'idiota e il bambino in un negozio di giuggiole (o di Pokemon, forse è più appropriato!?)... Mark mi presentava i suoi amici che morivano dalle risate a vedermi in quelle condizioni... Ragazzi, ero ad Asbury Park!!! Il concerto: ormai è stato detto e scritto tutto... La sala è poco più grande di una palestra scolastica... Era così americana, con le poltroncine in legno, il tabellone segnapunti del basket... Sapevo che mi aspettavano delle belle sorprese (avevo accuratamente evitato di conoscere le song-lists dei giorni precedenti), ma non osavo pensare di iniziare il concerto con le note pianistiche di Incident, forse la mia canzone preferita. Non tento neanche di descrivere cosa ho provato, tanto sarebbe inutile... Bruce era in forma strepitosa, il suono dei Max Weinberg 7 potentissimo... Piano piano sul palco arrivano tutti gli E-streeters, eccetto Steve e Roy, e i vari ospiti che già conoscete... Ci prova anche Patti, ma tutti vanno a bersi una birra e la sala (poverina!) quasi si svuota... Eppure non canta neanche male! Le sorprese non sono finite: non posso crederci, Thundercrack! Bruce perchè l'hai messa su Tracks? Sarebbe stata ancora più per pochi intimi! Incredibile, bellissima... E poi Seaside Bar song... Non oso pensare che altro può tirare fuori... No quella no, quella no Bruce: Kitty's back, potente e tagliente come nel '78... Basta posso pensionarmi... E dopo divertenti intermezzi come You sexy thing o meravigliosi duetti con un sempre grandissimo performer come Southside o una emozionante Here's come the sun di Nils arriva anche Rosy, e Merry Xmas baby, e Santa Claus, e .... Ma si può?! Onestamente non c'è la "tensione" e l'emozione di un concerto di Bruce, ma è una festa, Bruce è rilassato e felice, dà molto spazio a tutti, è un perfetto padrone di casa... Bobby Bandiera suonerà allo Stone Pony dopo il concerto... Potrebbe anche arrivare Bruce, per restituire la visita... Ma rinunciamo, siamo già appagati... Bruce lo sa e non si presenta! Il giorno dopo Carl viene a prenderci in hotel... Prima andiamo alla CH... Chi ha il biglietto si mette in lista per l'ingresso, chi come me ne è sprovvisto si iscrive alla drop line... Tutti dobbiamo tornare ogni ora per l'appello. Tra uno e l'altro facciamo un salto alla Library per la presentazione della nuova sezione dedicata a Bruce, presenti i rappresentanti di Backstreets e di tutte le fanzines europee. Tra altri 2 appelli troviamo anche il tempo di mangiare nel ristorante italiano meno italiano che abbia mai visto, dove James (altro fan locale) ci consiglia un stuffed chiken che solo a ricordarlo mi sento male! Intanto incomincia a piovere... So che mi aspetterà un lungo pomeriggio sotto la pioggia e con un freddo polare (scusate, ma non ci sono davvero abituato!)... Ma sono in ottima posizione nella lista, e la convinzione che ce l'avrei fatta anche quella volta mi faceva coraggio. Ma non ce ne sarà bisogno: Carl si avvicina e mi dice che la moglie non sta bene e che mi avrebbe dato il suo biglietto per la sera ("very good seats!")... Non sono d'accordo, era davvero troppo, ma non c'è verso... Carl mi porta anche a casa sua, cerco di convincere Kathy (la moglie), niente da fare. Conosco Bruce (il cane!), la figlia (che ama solo gli Smashing Pumpkins, per la gioia del padre!) e sbircio nelle memorabilia di Carl, dove tra l'altro trovo una scheda della biblioteca firmata da Bruce datata mi sembra 1968! Mentre gli altri continuano a fare la fila sotto la pioggia io (che mi sentivo un bastardo, ma non ci potevo fare niente!) continuo il giro panoramico con Carl, che mi porta anche all'incrocio tra la E street e la 10th avenue, dove abitava Dave Sancious, per fotografare il paletto! E poi tutti allo Stone Pony ad aspettare il concerto, dove Carl mi presenta tanti amici che arrivano da tutti gli States e che, increduli che possa essere arrivato fino a lì per Bruce, mi seppelliscono di bottiglie di birra. Tra l'altro, come i miei amici, SSJ, Nils, Bobby B. e tutti i fan di Bruce passati allo Stone Pony nei giorni dei concerti, contribuisco a "dipingere" un quadro della (scomparsa) giostra di AP, intitolato Glory Days, intingendo un dito in uno dei colori della tavoletta e colorando una parte del quadro, che tutti abbiamo firmato, il tutto sotto la direzione dell'artista locale Kelly Sullivan. Il ricavato della vendita di Glory Days è andato in beneficienza, e lo potete ammirare sul sito www.sullistudios.com. Chi volesse sapere quale è stato il mio "contributo alla causa" può scrivermi in privato! Sul concerto della sera, a detta di tutti il migliore, aggiungo poco... Bruce sembra un ragazzino, non fa che ripetere "stasera sarà un grande show!" e balla nel backstage mentre Max massacra la sua batteria insieme al suo gruppo: riesce a stupirmi ogni sera, è impressionante; non ho più dubbi, è il più grande batterista rock di tutti i tempi. Arriva anche E-street shuffle, ma ormai niente fa più notizia... Il duetto con Elvis Costello è bellissimo ed emozionante, Big man, Danny, Garry, Nils, il "solito" Hornsby, il grandissimo SSJ, tutti in gran spolvero... E' una bellissima festa, che durerà tre ore e mezza! Siamo felici e sfiniti e rinunciamo anche al party a Rumson. La mattina dopo Carl, che nei giorni prima ci aveva portato in giro per Freehold mostrandoci (tra il serio e il facceto, e tra i sorrisi di chi ci vedeva scattare le foto!) le 3 case di Bruce, le scuole che ha frequentato, il mezzo che ha donato (con su scritto "Born to run") al Fire Dept locale, ecc ecc, ha persino trovato il tempo di portarci a Rumson a vedere (da lontano!) dove il nostro vive, a Seabright, a Red Bank... Lì ci siamo salutati, più convinti che mai che abbiamo degli ottimi gusti musicali, più ricchi per una splendida esperienza, ma più ricchi soprattutto per avere conosciuto tante persone davvero speciali. Non potrò mai ringraziare Carl per quello che ha fatto per me e per noi... Thanks forever, my NJ brother! P.S. Mi sono reso conto che ho scritto un romanzo, che forse nessuno leggerà per intero... Scusate! Nonostante ciò ho lasciato fuori un mare di ricordi, pensieri, emozioni... Se qualche masochista ha qualche ulteriore curiosità da soddisfare può scrivermi... P.S.2 Carl lavora all'ufficio postale di Rumson e mi ha confidato che Bruce non riceve molta corrispondenza.. Perciò amici, dato che l'indirizzo è noto, datevi da fare! P.S.3 Auguro a tutti voi un bel Capodanno e soprattutto un 2002 pieno di gioie e soddisfazioni! Emanuele Orrù (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Vietnam

di Elena Torna alla Traduzione Brano di apertura della raccolta di demo acustici dell'81 intitolata "Fistfull of dollars", Vietnam e' la prima incarnazione della rabbia di Born in the U.S.A. Il demo e' piuttosto lungo e Bruce ripetendo quasi in modo ossessivo lo stesso semplice giro di accordi sembra concentrato essenzialmente sul testo e sull'ordine da dare alle strofe. Accanto a versi che finiranno poi nella Born in the U.S.A. ufficiale moltissime anche le "citazioni" da Shut Out the Light. Ma la cosa che più colpisce in questo demo è sicuramente il cantato, grintoso e impregnato di quel "furore esplosivo" di cui ricordo si parlò come una delle prerogative della Born in the U.S.A. elettrica. Elena (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

We Shall Overcome

di Alex Locatelli Torna alla Traduzione Lyrics derived from Charles Tindley's gospel song "I'll Overcome Some Day" (1900), and opening and closing melody from the 19th-century spiritual "No More Auction Block for Me" (a song that dates to before the Civil War). According to Professor Donnell King of Pellissippi State Technical Community College (in Knoxville, Tenn.), "We Shall Overcome" was adapted from these gospel songs by "Guy Carawan, Candy Carawan, and a couple of other people associated with the Highlander Research and Education Center, currently located near Knoxville, Tennessee. I have in my possession copies of the lyrics that include a brief history of the song, and a notation that royalties from the song go to support the Highlander Center." (Traduzione, di Claudio Pinna) Parole derivate dalla canzone gospel di Charles Tindley "I'll Overcome Some Day" (1900), e melodia di apertura e di chiusura dallo spiritual del 1900 "No More Auction Block for Me" (Una canzone datata come precedente alla Guerra Civile). In accordo col Professor Donnel King del Pellissippi State Technical Community College (in Knoxville, Tenn.), "We Shall Overcome" venne adattata da questa canzone gospel da "Guy Carawan, Candy Carawan, e un paio di altre persone in associazionecon la Highlander Research and Education Center, attualmente collocata presso Knoxville, Tennessee. Ho in mio possesso copie delle parole che includono una breve storia della canzone, e una nota che i diritti d'autore provenienti dalla canzone vadano in aiuto dell'Highlander Center." Guy e Candy Carwan sono stati due intellettuale molto attivi durante gli anni del movimento per i diritti civili in Usa (50's e 60's). We shall Overcome, come del resto Keep your eyes on the prize, sono state le due canzoni simbolo delle "lotte" afroamricane: queste due canzoni si possono considerare gli inni delle marce capeggiate dal pacifista Dr. King. Jr. Nel Marzo 1965 l'allora presidente Lyndon B. Johnson alla fine di un lungo discorso, in seguito alla legge che metteva fine alle disuguaglianze, pronunciò le fatidiche parole "...we shall overcome": in una immagine di repertorio si vede Martin Luther King Jr. piangere mentre il presidente pronunciava quelle parole.

With Every Wish

di Monica Mangano Torna alla Traduzione Ho ripensato a ciò che abbiamo scritto in questi giorni su Human Touch e sul fatto che With every wish sia considerata un po' da tutti la perla dell'album, una canzone che da sola vale tutto il disco. Sono d'accordo, ha un testo stupendo che riesce ad evocare immagini ricche di significato. Soprattutto la terza parte è veramente molto bella e mi ricorda da vicino il lungo parlato di Bruce prima dell'introduzione della band in Tenth Avenue dell'ultimo tour. L'idea del fiume da attraversare, che non è altro che il fiume della vita, le prove che ognuno di noi deve superare per raggiungere ciò che desidera di più...il fiume che, ogni volta che l'hai attraversato, ti presenta sull'altra sponda una nuova foresta, piena di alti alberi dove ci possiamo perdere e che ci fanno paura perché non sappiamo cosa nascondono dietro di loro.... poi il desiderio di andare avanti ci fa superare la foresta un'altra volta. Ma troviamo un altro fiume da oltrepassare, ancora il fiume della vita che però, se superiamo le nostre paure, ci fa scorgere tra gli alberi della foresta il "loves bluebird" che ci guida sull'altra sponda ancora, dove qualcuno è in attesa per calmare la nostra sete. E a quel punto, di ogni maledizione che porta con sé ogni nostro desiderio non saremo più noi a preoccuparci....dovremo solo preoccuparci di vivere in pieno la nostra vita, senza paura. Pensando a tutto questo, ho riflettuto sul fatto che Bruce è a volte un vero mistero per me....come era già successo con Cautious Man, la perla di Tunnel of love, eseguita pochissimo dal vivo, anche With every wish, nonostante la sua bellezza, Bruce l'ha cantata solo nel luglio '92 a Londra e alla Brendan Byrne Arena. I misteri di Bruce! Sembra quasi che abbia paura di rompere qualche incantesimo a cantare troppo spesso certe canzoni così profonde. A volte mi è venuto da pensare che certi testi siano per lui così intimi, così coinvolgenti da portarlo a non presentarli dal vivo, come volesse restassero solo suoi o come se gli facessero in qualche modo male. E' ovviamente solo una mia sensazione personale. Il vero motivo resterà sempre un mistero. Monica Mangano (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Working Class Hero

di Sergio Scubla Mi chiedo spesso cos'è che differenzia Bruce da tanti altri cantori delle umane disgrazie. Perché crediamo a Springsteen quando parla in Factory e non a (scusate l'accostamento ma è per rendere l'idea) Ramazzotti quando parla di essere "nato ai bordi di periferia" più o meno. L'altro giorno, navigando a casaccio tra i mille siti a lui dedicati, ho trovato la, non nuova, definizione, di Working class hero. Sarà che mi identifico nelle storie da lui raccontate, in quanto working man, ma perché lui e non che ne so... qualcun altro. Io credo che sia uno dei pochi che pensa alla massa (come noi siamo identificati) come ad un insieme di individui, con le proprie emozioni e con storie tutte diverse, e non alla GGENTE, e non come milioni di persone tutte uguali, anche nei desideri, e quindi facilmente catalogabili, identificabili e last but not least, sfruttabili. Nella letteratura di massa moderna, e per questa intendo cinema, libri e tv, non si hanno molte notizie di storie che raccontino di operai e persone comuni, a parte un certo cinema inglese (Ken Loach in primis), ma ci sono molte storie create per essere vendute a questa classe sociale. Storie dove si realizzano tutti i sogni che una persona comune può avere. Raggiungere una posizione agiata in primis e affrancarsi da tutti i problemi che invece tormentano l'esistenza di tutti quelli che non hanno avuto né fortuna, né talento, né capacità particolari, e in genere vivacchiano con un lavoro che odiano, sognando il riscatto, e glorificandosi per aver risposto male al proprio capo. Hollywood racconta di esistenze al limite, di persone che non lavorano mai (ci avete fatto caso?) che hanno tutto il loro tempo a disposizione, e che quando si prostituiscono incontrano Richard Gere. Non molti sono riusciti a rendere poetiche le esistenze di milioni di individui che TUTTI i giorni fanno lo stesso noioso lavoro, ma che ogni notte diventano gli eroi di se stessi. Sono gli eroi romantici di un mondo dedito al profitto. Loro si indebitano per comprarsi la Moto dei sogni perché il vento nei capelli per loro è libertà. Fanno cose in modo stupido solo per sentire l'emozione. Hanno un'alta considerazione dell'emozione in quanto tale. Lui lo ha capito e grazie al talento ce lo ha restituito sotto forma di Rock'n'roll. Lui ci ha insegnato che siamo qualcUNO e continua a ripetercelo. Le nostre vite hanno un senso, anche se a volte ci sembra difficile crederlo. Sergio Scubla (Da una e-mail comparsa su BRUCE_IT). Grazie.

Youngstown

di Alex Locatelli Torna alla Traduzione Nei primi due versi (tipico di alcune sue canzoni) Springsteen ci da subito il setting: inizio '800, a Youngstown, una cittadina dell'Ohio a confine con la Pennsylvania. Subito dopo ci presenta due personaggi: James e Dan Heaton, i quali si costruiscono un altoforno sulle rive di un fiume. Siamo agli inizi del' '800 e la rivoluzione industriale incombe: i minerali , e specialmente il carbone sono materia indispensabile, ed a Youngstown questa materia c'è! 1860: guerra civile. Tutte le grande industrie del nord est convertono la loro produzione in materiale bellico e l'altoforno di James e Dan non è da meno: qui vengono costruite palle di cannone che aiuteranno l'unione a sconfiggere i loro fratelli confederati. Dopo il primo chorus i personaggi cambiano: siamo nella Youngstown dei 60's e il protagonista parla di sé e di suo padre. Questi lavora sodo nell'altoforno per tenere la temperatura interna superiore a quella dell'inferno. Il protagonista appena tornato dal Vietnam inizia a lavorare anch'egli nella fabbrica del padre, un lavoro che si addirerebbe meglio al diavolo. Il carbone nutre i suoi figli e dal carbone ricava lo stipendio. Le ciminiere si innalzano come braccia di Dio in un bellissimo cielo di fuliggine e argilla (da notare questa contraddizione). Tutta questa parte sembra un scena di un film; il protagonista sa che non fa una bella vita, ma almeno ha un lavoro e in un certo senso gli sta bene così, anche perché non sa come poter migliorare. Il padre iniziò a lavorare nella fornace quando tornò dalla 2° Guerra Mondiale (da notare: il figlio torna dal Vietnam, la sporca guerra, e si troverà a vivere negli anni della crisi; il padre torna dall'Europa, vince la guerra e vivrà negli anni del boom). Grazie alla 2° Guerra Mondiale gli Usa riescono a rimettere in moto l'economia: le industrie pesanti riconvertono la loro produzione in materiale bellico e aiutano a sconfiggere Hitler. Arrivano poi gli 70's: gli Usa sono in piena crisi e questa si aggraverà ulteriormente nel corso del decennio e di quello successivo; tra la fine dei 60's e inizio 70's le proteste a favore dei diritti civili si trasformano in proteste contro la guerra del Vietnam: ci si inizia a chiedere per cosa stiano combattendo i loro figli. L'economia inizia a cambiare: in tutto il nord-est e tra gli Appalachi la storia è sempre la stessa: una volta le fornaci producevano centinaia di tonnellate al giorno, ora sono abbandonate. Il protagonista poi si rivolge a Dio (?!?, probabile...sembra l'inizio di This Hard Land) in tono sconsolato:" Ora mi vieni a dire che il mondo è cambiato ?!". E l'altro risponde:" Una volta ti ho fatto diventare ricco abbastanza, abbastanza per farti dimenticare il mio nome". In questa ultima parte c'è il riferimento alla crisi economica: le industrie si spostano dal nord-est al Sud, dove la manodopera costa meno e dove i sindacati sono più deboli. Le città dell'acciaio Pittsburgh, Youngstown, Gary e tante altre vengono deindustrializzate e i capitali si spostano in altre zone lasciando dietro di loro miseria, povertà e disoccupazione. Alla fine il protagonista, distrutto, incapace di reagire esprime un desiderio: quando morirà non vuole nessuno paradiso, ma prega il diavolo che porti con sé negli altiforni dell'inferno. Come se non credesse più nel Paradiso o che il bene possa trasformare il mondo; come se volesse trovare nell'inferno ciò che non ha trovato sulla terra; come se solo l'inferno potesse dargli l'unico lavoro che è in grado di svolgere (it's just a workin' life)..... "...e mia dolce Jenny sto profondando qui a Youngstown". La storia dei personaggi di Youngstown è la storia vera di migliaia di americani rimasti senza lavoro, così all'improvviso dal mondo che cambia, come se un giorno si svegliassero e tutto ciò che c'era il giorno prima ora non fosse più utile. Alex Locatelli