Gravina di Catania

15 settembre 2001

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Camisasca, un brano inedito                                                             
dedicato a «Etna Etnica '01»

Anteprima a Gravina di Catania

Tratto da "La Sicilia" 10/09/2001

DAL NOSTRO INVIATO
MILO - L'armonia universale di pitagoriana memoria non conosce confini e non frequenta alcuna rosa dei venti. E' un po' come lo spirito che anima «Etna Etnica», primo Lava District International Traditional Music Festival organizzato con il contributo dell'Unione Europea nell'ambito del programma «Recite II», con la direzione artistica di Pippo Russo.
Juri Camisasca, artista originario di Melegnano, compositore di sottile eleganza, chiuderà con la sua performance la prima di due serate che si terranno il 15 e il 16 settembre al Teatro Parco Comunale Paolo Borsellino di Gravina di Catania con ingresso libero.
Per l'occasione, Camisasca, nel suo buen retiro di Milo, dove la lava sembra ispirare non solo Camisasca ma anche Franco Battiato e Lucio Dalla, e dove trova respiro da tempi non sospetti anche la vocalist Rosalba Bentivoglio, ha lavorato ad un progetto inedito dedicato proprio alla manifestazione gravinese.
- Sabato prossimo sarà sul palco di Etna Etnica, insieme a Riccardo Gerbino alle percussioni e Sandro Giurato alle tastiere e al computer, con un progetto «etno-spirituale». Di cosa si tratta?
«Mi rendo conto che quello che io faccio è più pop-spirituale, ma per l'occasione, per essere in sintonia con la manifestazione, ho deciso di lavorare ad un brano nuovo che ha dei colori molto tribali, africani».
Il brano non ha ancora un titolo definitivo («potrebbe essere "Mana"») e, d'altro canto, come rivela lo stesso Camisasca, «importa poco, visto che non c'è un vero e proprio testo. Non è importante la parola in sè ma la valenza interiore di quel suono che emetti. La musica suonata è linguaggio, dunque, la voce stessa è linguaggio al di là del significato letterario di quello che tu esprimi».
Il resto del programma che Juri Camisasca proporrà sabato (nella stessa serata si esibiranno Nakaira, Rita Botto, Niall Keegan Band e Isola, mentre l'indomani sarà il turno di Chiuselunghe, Nirmegh, Dounia, Brendan Ring & the Troublesome Things, Ensamble Sannin e Sabah Benziadi), «verterà sulla multietnicità. E' una sorta di viaggio che parte dai ritmi tribali per passare alle atmosfere gregoriane arrivando in India».
- Il canto gregoriano inteso in un'accezione «moderna»?
«Certo, gregoriano ma non cattedratico, visto in maniera moderna, con delle ritmiche incalzanti. Per il resto, porterò altre cose del mio repertorio come, ad esempio, Himalaya, un brano degli anni Settanta rivisitato, ovviamente, in maniera "adeguata"».
Dunque, una nuova sfida per Juri Camisasca, coinvolto nel progetto dall'amico Pippo Russo, che ne ha assunto la direzione artistica.
«Pippo è un vulcano con la tipica spinta dell'Ariete. Ci siamo conosciuti anni fa a casa di Franco Battiato. E' nata gradualmente un'amicizia che oggi sfocia in una collaborazione di carattere creativo».
«Etna Etnica» è solo il punto di partenza di questa lavoro d'equipe che coinvolge Camisasca e Pippo Russo. Prossimo passo, secondo le anticipazioni di Camisasca, «una performance multimediale, stage è un termine restrittivo, dove prendo in considerazione dal punto di vista artistico le grandi culture "superiori" dell'umanità, il Buddismo, il Cristianesimo, l'Islam e l'Induismo, toccando anche qualcosa del Tao e della tradizione Zen. Il progetto è a buon punto. Esaminerò le sonorità indiane, la tradi
zione mandalica, gli aspetti tradizionali e ortodossi dell'icona. Per quanto riguarda l'Islam, non esistendo una tradizione pittorica, esaminerò l'aspetto della danza legato al sufismo».
Un progetto sicuramente ambizioso ma al quale Camisasca crede fermamente. Un modo di affrontare le religioni in modo tutt'altro che accademico. «La religione non è soltanto privazione, non si basa solo ed esclusivamente sulla penitenza, ma anche su momenti di gioia». E' questo ciò che vuole trasmettere Juri Camisasca. Partendo dai suoni d'Africa per raggiungere il mana, quella forza spirituale che sopravvive dopo la morte.
Leonardo Lodato

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