Poggio a Caiano (PO)
17 luglio 2003
La scaletta delle canzoni e dei brani letterari recitati durante il concerto
Festival delle Colline: Juri Camisasca. da Cascina.net, 16-7-03
Camisasca, l'eremita che esalta i 'grandi'. da La Nazione, 17-7-03
Juri Camisasca : il solitario vagare di uno spirito libero. da Musicalnews, 17-7-03
JURI CAMISASCA – Poggio a Caiano. da Il Corriere di Firenze, 19-7-03
JURI CAMISASCA, Poggio a Caiano, Chiesetta di Bonistallo. dal n. 18 di Succo Acido
Foto GinAntonio
Festival delle Colline: Juri Camisasca
16/07/2003
Uno spettacolo a metà tra lo spirituale e il musicale, un’alternanza di canzoni originali e canti gregoriani: è il concerto di Juri Camisasca, di scena giovedì 17 luglio – ore 21,30; ingresso 5 euro - alla Chiesa S. Francesco a Bonistallo di Poggio a Caiano (Prato) nell’ambito del Festival delle Colline 2003.Ilaria Donati
http://www.cascina.net/
Camisasca, l'eremita che esalta i 'grandi'
Da "La Nazione" 17-6-03
PRATO - Difficile dire che cosa sia 'mito'. Certo è una qualcosa che si afferma
come un modello, e che mantiene una propria coerenza, nella quale si coglie una
riconosciuta 'superiorità'. Bene, non vogliamo definirlo mitico nel senso più
inflazionato del termine, ma Juri Camisasca un suo ruolo - difficile, appartato
e trasparente sino all'adamantinità - ce l'ha senza dubbio, e non solo nel
panorama della musica. Il Festival delle Colline raggiunge stasera uno dei
picchi di maggior valore (quanto a qualità e 'densità' del personaggio): sarà
la chiesa di San Francesco di Bonistallo (Poggio a Caiano) ad ospitare (dalle
21,30) il concerto di questo atipico 'predicatore' che parla con armonie e
silenzi, e originalità. Lo spettacolo porta il titolo di «Musica e recitazione
spirituale, dal gregoriano al cantautoriale», un'alternanza di canzoni
originali e canti gregoriani. Chi lo conosce sa che Camisasca sa stupire ogni
volta: chi non lo conosce ancora può cliccare sul sito internet www.juricamisasca.it/.
Qui basti dire che sin dagli esordi, nei primi anni '70 a fianco di Francesco
Messina, Lino 'Capra' Vaccina e Franco Battiato, il suo percorso artistico è
all'insegna dell'originalità: una voce intensa, timida e aggressiva a seconda
del
momento. Voce che rispecchia la sua personalità: sempre alla ricerca delle vie
dello spirito e della conoscenza interiore, Juri si ritirò per 11 anni in un
monastero benedettino. Tornato a suonare sul finire degli anni '80, ha
partecipato ad rappresentazioni dell'opera «Genesi» di Battiato, ha pubblicato
il «Te Deum», nell'88 e «Il Carmelo di Echt», nel '90. Ha scritto per Alice
(ricordate la splendida 'Nomadi'?), per Battiato e Milva, poi - nel '99 - un
nuovo album, «Arcano Enigma», coi Bluvertigo. Oggi (abita alle pendici
dell'Etna) continua a scrivere canzoni, in solitudine. Rarità da non perdere,
questo concerto. Ingresso 5 euro.
Juri Camisasca : il solitario vagare di uno spirito libero.
da Musicalnews, 17-6-03
Alla Chiesa di Bonistallo in Poggio a Caiano,in occasione del Festival delle Colline si esibirà Juri Camisasca ad un anno dalla sua ultima apparizione in Toscana.
Che non vi siano nuovi
album da promuovere oppure strabilianti progetti tempestati di abbaglianti
lustrini,credetemi,è un dettaglio di poco conto,quando ad esibirsi è un
artista della intima coerenza e dello spessore di Juri Camisasca.
Juri non ha bisogno di specchietti per le allodole;il suo costante eremitaggio
spirituale lo porta,ogni tanto,pieno di buone energie a interpretare delle
musiche,a tramarle attraverso il suo corpo,per delle piccole comunità ricettive
che si raccolgono in Chiese ed altri luoghi di rara magia,per ascoltarlo.
Stasera,ad un anno esatto dalla sua ultima performance toscana,Camisasca ritorna
a proporci una oasi di pace,di ecologia dell’ascolto,nella raccolta atmosfera
della Chiesa di Bonistallo in Poggio a Caiano grazie all’interessamento degli
organizzatori del Festival delle Colline.
Si tratterà con ogni probabilità (ma mai dare nulla di scontato in occasioni
come questa) di una serie di riproposizioni di canti gregoriani,arcani eppure
pieni di modernissimi palpiti nella resa che ne offre Juri,col solo
accompagnamento del fedele tastierista Francesco Cali;ad essi verranno
affiancate alcune emozionali riletture di alcune tra le pagine più toccanti del
repertorio dello stesso compositore,il cui ultimo lavoro,tellurico e impalpabile
al contempo,si chiama “Arcano Enigma” ed è datato 1999.
In questa estate probabilmente coloro che potranno permettersi il privilegio di
assistere a tali esibizioni non saranno pochissimi:seppure in una versione più
“pop” e di comunicazione,Juri aprirà,con una band allargata,alcune date del
tour di Battiato che qui riportiamo volentieri: il 30 Luglio ad Otranto e l’1
Agosto a Vittoria (Rg).
Chissà cosa ci attenderà in questo ennesimo viaggio che ci accingiamo a
fare,mano nella mano,con questo cantore del silenzio?
Camiscasca è uno spirito libero che ogni volta reincanta un mondo prigioniero
dell’utile e del consumo…Come cantava in una sua significativa canzone
“Nuvole Bianche” coloro che si accingono a incamminarsi su una tale strada
“Vivono nel mondo,ma non sono del mondo”.
Nell’orto della Chiesetta di Bonistallo, sopra Poggio a
Caiano, si è esibito l’ex monaco benedettino Juri Camisasca, all’interno
del “Festival delle Colline”, in un concerto unico incastonato in un luogo
magico ed immaginifico, solcato dal vento fresco e dal panorama di luci
dell’area metropolitana.
Duecento spettatori hanno accolto a braccia aperte questo
cantautore, amico e collaboratore prima di Franco Battiato, poi di Alice e Giuni
Russo, che si è messo a nudo completamente, voce, un campionatore, un leggio,
alternando poesie, alte letture, “Cantico delle Creature” di San Francesco,
Sant’Agostino, l’indiano Kabir, Silesius, Gibram, William Blake, Emily
Dickinson, Edith Stein, ai canti gregoriani, carmina in latino, brani prestati,
come “Nomadi” cantata anche da Battiato, alla musica leggera.
Quasi confessando il pubblico, rifiutando e schivando gli
applausi, la magia ed il mistero s’infittiscono, la curiosità aumenta, un
tuffo nel passato, pulito e fragile, un trascinarsi lontano, un canto continuo
alle bellezza della vita, dell’uomo, della vita, un inno alla Natura, a quel
Dio vivo in tutte le cose, in ogni dimensione.
Con voce calda e profonda, illuminato da poche luci
statiche, tra gli alberi mossi lievemente dall’alito di brezza, nella
scenografia perfetta di fiaccole, davanti al sagrato della piccola chiesa, si
compie la ricerca moderna della beatitudine, della felicità più alta ed
estrema, la santità terrena.
Il suo fine ultimo è far riscoprire, grazie alle parole
dei saggi di ogni cultura e civiltà, la pace dei sensi, il nirvana, lo zen, il
tao, la bellezza del silenzio, la spiritualità interiore.
E’ un concerto meditativo che segna il tripudio della
riflessione sulla fretta moderna, della poesia sul capitale, dell’astratto sul
concreto, del pensiero, dello studio sulla razionalità contemporanea del
“fare”: una critica all’Occidente ed ai suoi falsi Dei, idoli di
cartapesta, un elogio dell’anima, come porta verso l’infinito assoluto.
Attraverso le parole di Camisasca emergono i limiti e la
fallacità dell’uomo medio moderno in un concerto che è più evento, lezione
di filosofia e teologia espressa sotto forma di musica e parole.
Le visioni idilliache del cantautore eremita, che tutt’ora vive alle pendici dell’’Etna, hanno di fatto estasiato il pubblico, il suo personale zoccolo duro e molti curiosi accorsi, abbandonando, anche solo per una sera, lo strato superficiale dell’essere, ritrovandosi di colpo uomini.
Tommaso Chimenti
critico teatrale
JURI
CAMISASCA, Poggio a Caiano, Chiesetta di Bonistallo, 17 luglio 2003
Schivo, semplice e dall’aspetto un po’serioso Juri
Camisasca sale sul piccolo palco improvvisato nel cortile della Chiesa di
Bonistallo in leggero ritardo sulla tabella di marcia, quando i (pochi) posti
disponibili, circa centocinquanta, sono
già largamente esauriti, e la curiosità per l’esibizione di questo
personaggio davvero singolare all’interno di un panorama sempre più
omologante e appiattente, si fa crescente.
Il luogo scelto per l’unica data in Toscana, la piccola
chiesa di Bonistallo sopra Poggio a Caiano è davvero suggestivo, con le candele
profumate che illuminano la Chiesa e, meno poeticamente, allontanano gli insetti
e il vento che muove delicatamente gli alberi alle spalle di Camisasca, quasi
fossero danzatori, protagonisti non invitati della serata.
Il cantautore milanese, anche se definirlo così è
perlomeno riduttivo vista la sua poliedricità, che da anni vive come eremita
alle pendici dell’Etna, apre il concerto con il Cantico delle creature,
spiazzando quella parte del pubblico completamente digiuna delle sue opere che
ascolta quasi intimorita, forse rapita i primi brani, sciogliendosi in timidi
applausi, via via sempre più convinti solo a concerto abbondantemente iniziato.
Certamente originale la scelta di introdurre le canzoni,
riprese da tutti suoi album, il primo, la Finestra dentro è del 1975,
l’ultimo, Arcano Enigma del ’99, con brevi poesie, piccoli brani o semplici
citazioni da Emily Dickinson a Rabindranath Tagore:
fino a William Blake e Sant’Agostino e alternandole a canti gregoriani assai
evocativi. I novanta minuti della serata passano via tutti d’un fiato, anche
se qualche episodio convince meno, e certo l’atmosfera fa la sua parte, non
solo per l’incantevole scenario, ma anche per la piacevole frescura che di
colpo fa dimenticare l’afa e l’umidità che ti soffoca a pochi chilometri di
distanza.
Fra i pezzi più applauditi senza dubbio il Carmelo di Echt,
dedicato alla figura di Edith Stein, Nuvole Bianche, critica alla velocità e
alla voracità del nostro tempo, che emerge in molti brani e aiuta a comprendere
la sua fuga da questa, presunta, civiltà e sopratutto la bellissima Nomadi,
scritta per Alice e resa poi famosa da Franco Battiato. Ed è proprio il
fantasma dell’artista catanese che aleggia su tutta la serata: i testi, gli
arrangiamenti e anche qualcosa nella voce di Juri riporta lì a quel lungo
sodalizio nato quasi trent’anni fa e i cui fili sono stati riannodati dopo
l’uscita di Camisasca dal monastero benedettino di clausura dove si era
rifugiato per undici anni.
Alessandro Bartolini