Ragusa

4 gennaio 2004

Altre foto del concerto

Scaletta del concerto

Articoli:

Da Il giornale di Sicilia (4-1-04)

Da Opera Incerta (14-1-04)

Da La Città (15-1-04)

Da La Sicilia (4-2-04)


Scaletta del concerto:

Lettura: Il cantico delle creature (S. Francesco d'Assisi)

Te Deum

Il carmelo di Echt

Il sole nella pioggia (introdotta da una frase di Paul Eluard: "Esiste un altro mondo, ma è nascosto in questo")

S. Agostino

Nomadi

Lettura da "L'eterna chiarezza" di F. Holderlin:

Senza destino, come il lattante che dorme, i celesti respirano. 

In casta custodia di umile boccio 

per loro fiorisce in eterno lo spirito

e gli occhi beati scrutano in calma

eterna chiarezza

 

Ave maris stella

Tocchi terra tocchi Dio

Himalaya

Within you, without you (cover di George Harrison)

Tempo senza tempo

Polvere e diamanti

Holiday (cover dei Bee Gees)

Victimae paschali laudes

Lettura da "Cosi parlò Zarathustra" di F. Nietzsche:

O cielo sopra di me. Tu puro, tu profondo, tu abisso di luce. Contemplando, rabbrividisco di divine brame. Precipitarmi nella tua altezza, questa è la mia profondità. Celarmi nella tua purezza, questa è la mia innocenza.

Le acque di Siloe

BIS:

Visioni

La nave dell'eterno talismano

Exultet

DAL "GIORNALE DI SICILIA" 4/1/2004

Stasera alle ore 20.30 presso la Cattedrale di San Giovanni Battista a Ragusa, Juri Camisasca in concerto. Il cantante, protagonista di una scelta di vita eremitica alle falde dell’Etna dopo alcuni anni trascorsi in un monastero, ha un curriculum artistico di rilievo, vantando collaborazioni eccellenti con Franco Battiato, Alice e Milva. Il suo repertorio spazia dalla musica sacra tradizionale alle composizioni pop, dalla spiritualità d’oriente a quella cristiana. La musica di Camisaca, pertanto, è musica sacra non perché appartenga dichiaratamente a una categoria, né perché è pensata come tale, bensì perché esprime una dimensione di sacralità che è quella che vive l'autore e che lui stesso testimonia con sincerità.

Accompagneranno il musicista Riccardo Gerbino alle percussioni, Giovanni Arena al contrabbasso, Francesco Calì e Sandro Giurato alle tastiere.

L’iniziativa si propone di fondere un evento dal forte spessore artistico, nella cornice di uno dei luoghi più suggestivi di Ragusa, inserito tra i monumenti del Patrimonio Unesco dell’Umanità: “un’occasione – dicono gli organizzatori - per ridare al Centro storico la sua giusta dimensione di bellezza e nucleo vitale della città.” L’ingresso allo spettacolo è gratuito. L’organizzazione è curata dall’Associazione culturale “L’occhio aperto” sotto il patrocinio dell’Assessorato ai Beni Culturali del comune. (Giovannella Galliano)

Francesco Calì

Riccardo Gerbino

 

 

CAMISASCA IN CATTEDRALE da Opera Incerta

di R.T.

È una piacevolissima sorpresa trovarsi, domenica 4 gennaio, in una Cattedrale di San Giovanni stracolma di gente. Tutti i posti a sedere sono occupati, anche il transetto è completamente impegnato, molti sono rimasti in piedi per l’intera durata del concerto. Juri Camisasca torna a Ragusa dopo la recente performance al Castello di Donnafugata, ma stavolta il programma preparato per l’occasione differirà non poco dalle atmosfere più ritmate proposte a giugno. La sacralità del luogo ha permesso, infatti, all’artista di esprimere in pieno il suo personalissimo percorso interiore, soffermandosi con maggiore intenzione sul repertorio gregoriano e, più genericamente, spirituale.
L’inizio è, infatti, segnato dalla lettura del “Cantico delle creature” di San Francesco da Assisi, a seguire il “Te deum”, canto di lode su un testo del IV secolo, un brano di sublime rarefazione.
Continuando ad alternare brani della tradizione cristiana come il “Victimae paschali laudes” a composizioni originali quali “Nomadi” a suo tempo incisa da Battiato o “Il Carmelo di Echt” dedicata alla donna filosofo Edith Stein, convertitasi dall’ebraismo al cristianesimo e deportata ad Auschwitz, Juri Camisasca è riuscito a creare con il suo canto, un clima di avvolgente energia. Molto convincente, tra l’altro, la scelta di introdurre alcuni dei pezzi con poesie di varie epoche e sensibilità, passando da Holderlin fino ad estratti da “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche.


Juri Camisasca (foto di Alessia Cassani)

Oltre ad una generosa sequenza di brani estratti dal suo repertorio, Camisasca ha regalato agli spettatori due cover tra loro piuttosto differenti: "Holiday" dei Bee Gees, dalla piacevole linea melodica e la straordinaria "Within You Without You" di George Harrison. Ma il fulcro del concerto risiede senza dubbio nelle composizioni originali del musicista milanese che sceglie di chiudere il suo incontro con il pubblico ragusano intonando ancora due suoi brani ed un ben augurale “Exultet” a segnare idealmente il suo ritorno nell’abituale silenzio dell’eremo sull’Etna in cui vive da oltre un decennio.
Perfetta l’esecuzione dei vari brani da parte di Francesco Calì (tastiere), Sandro Giurato (tastiere e computer), Riccardo Gerbino (percussioni) e Giovanni Arena (contrabbasso).
La presenza di questo moderno cantore di Dio, con il suo percorso originale e le sue aperture alla spiritualità d’oriente, pur nel paradigma del cristianesimo, ha insomma rappresentato un momento di dialogo e di apertura verso le culture altre, arricchendo il concerto anche di una dimensione etica ed educativa. Davvero una bella serata, organizzata dall’associazione culturale ”L’Occhio Aperto” con il patrocinio del Comune di Ragusa; un evento che ci fa sperare in altre proposte coraggiose ugualmente partecipate dal pubblico ragusano, ma non solo, dal momento che per Juri Camisasca, erano giunti in cattedrale spettatori da Milano, Venezia e varie città della Sicilia.

da LA CITTA' (Ragusa) 15-1-04

Un mistico dai piedi per terra che canta canzoni ricche di spiritualità, armonizzate elettronicamente a ritmo di rock, tese alla ricerca di Dio, ma aperte anche alla new age, alla filosofia zen e alle dottrine orientali: è Juri Camisasca, ex-operaio, ex-insegnante di animazione nelle scuole elementari, un passato da cantante progressive e, oggi, dopo undici anni in monastero, eremita e cantautore-musicista. Domenica 4 gennaio Camisasca è passato dal silenzio e dalla solitudine dell’eremo alle pendici dell’Etna, dove vive, allo scroscio degli applausi di una folla strabocchevole, convenuta presso la chiesa di San Giovanni Battista a Ragusa per ascoltarlo in una delle sue rare esibizioni pubbliche. La grande affluenza di pubblico ha sorpreso persino gli organizzatori facendo sembrare angusto e ristretto l’interno della cattedrale - che angusta, certamente, non è - e creando qualche comprensibile disagio a chi non è riuscito ad accaparrarsi per tempo un posto a sedere. Ma anche a chi è rimasto in piedi ad ascoltare, Camisasca ha saputo offrire un grande spettacolo musicale. Con l’accompagnamento di Francesco Calì alle tastiere, Sandro Giurato alla tastiera e sequencer, Riccardo Gerbino alle percussioni e Giovanni Arena al contrabbasso, Camisasca ha eseguito sedici brani, scelti con cura tra i pezzi migliori del suo repertorio, dal bellissimo Carmelo di Echt (dedicata a Edith Stein, una delle figure più straordinarie della Chiesa di questo secolo: ebrea, convertitasi al cattolicesimo dopo l’incontro col filosofo Max Scheler, entrò nel 1933 nel Carmelo di Colonia; arrestata dalla Gestapo a Echt, in Olanda, fu uccisa nel 1942 a Auschwitz; Giovanni Paolo II l’ha beatificata nel 1987) a Victimae Paschali Laudes un canto liturgico dell’XI secolo, passando per la notissima Nomadi e per Le acque di Siloe, più due cover quali, Within you Without you di George Harrison e Holiday dei Bee gees anni ‘70, disegnando così una sorta di “mappa” musicale del proprio percorso esistenziale e spirituale, scandito dalle canzoni che ha scritto o che ha amato. E proprio dagli anni settanta parte il percorso musicale di Camisasca, che all’inizio segue Kerouac, Hendrix, la beat generation, il mito di Woodstock. Poi la svolta, con la conversione al cattolicesimo e la vocazione spirituale. Da allora - sono passati ormai trent’anni- l’eremita di Melegnano si è sottratto ad ogni tentativo della critica di etichettarlo o di classificarlo entro gli schemi tranquillizzanti di un genere o di uno stile musicale. Camisasca ha mescolato l’antico col moderno, il rock con la spiritualità, l’oriente con l’occidente, attingendo alla ricchezza spirituale di culture e epoche diverse. Questa sperimentazione non ha, ben inteso, nulla a che vedere col camaleontismo stilistico, funzionale al mutare volubile di mode e tendenze di mercato (che spesso contagia anche cantautori insospettabili). Essa dipende, al contrario, da un’interiore ricerca del sacro nella musica: una ricerca che rappresenta solo un momento - quello per così dire “creativo”, fenomenico e visibile - di una più profonda, intima ed esistenziale ricerca di sé e di Dio, che l’ha portato prima a isolarsi dal mondo, poi a entrare in una comunità monastica benedettina (in questo contesto di preghiera e lavoro, sono nati probabilmente O Redemptor e i canti gregoriani), infine a vivere in un eremo sull’Etna: “ai confini del mondo per essere un tuo messaggero” è detto ne Le acque di Siloe, una delle canzoni che meglio racconta il suo percorso dal buio alla luce (Siloe era la fonte ai piedi di Sion in Gerusalemme, teatro della guarigione miracolosa del cieco, raccontata nel Vangelo di S. Giovanni), secondo un disegno preesistente in mente Dei. In questo cammino, Camisasca che segue San Benedetto ma legge Teresa d’Avila, ha progressivamente illimpidito la sua anima, svuotandola dall’egoismo e dall’orgoglio di sé, per accogliere in quel vuoto interiore la voce dello Spirito: una spersonalizzazione mistica (espressa in Tocchi terra tocchi Dio, che allude alla pienezza del sentirsi parte di un tutto), in cui l’uomo si annulla in Dio così come un ruscello che sfocia nel mare, da cui non è più possibile separarlo. Camisasca ha poi concluso il suo concerto ragusano con l’Exultet. All’associazione culturale l’Occhio Aperto, che ha organizzato l’evento col patrocinio del Comune e col contributo della BapR, va il merito di essere riuscita a portare a Ragusa un personaggio restio alle apparizioni in pubblico come Juri Camisasca.   

Giovanni Criscione

da "LA SICILIA" 4 febbraio 2004

Il concerto in Cattedrale
Camisasca la poesia musicata

Giorgio Liuzzo

Juri Camisasca vive nel silenzio dell'eremo sull'Etna in cui ha scelto di ritirarsi da oltre un decennio. Il suo percorso esistenziale è a dir poco originale. Agli inizi degli anni '70 Juri è un tormentato sperimentatore di suoni e visionario autore di testi, alla fine dello stesso decennio si ritirerà in una comunità monastica benedettina dove rimarrà per undici anni,
prima di abbracciare la vita eremitica. Ma la parabola dei talenti, intanto, non può rimanere inascoltata e così, questo straordinario artista, di tanto in tanto, ha scelto di comporre nuova musica e tenere qualche concerto.
A fronte di una proposta tanto lontana dai clamori dello star system, è una piacevolissima sorpresa trovarsi in una cattedrale di San Giovanni stracolma di gente. Tutti i posti a sedere sono occupati, anche il transetto è completamente impegnato, molti spettatori rimarranno in piedi per l'intera durata del concerto, rapiti dalla voce e dalle atmosfere irradiate dal cantautore milanese.
Il luogo è, senza dubbio, una delle carte vincenti della serata; la sacralità dell'edificio ha permesso, infatti, a Camisasca di esprimere in pieno il suo personalissimo percorso interiore, soffermandosi con maggiore intenzione sul repertorio gregoriano e, più genericamente, spirituale. L'inizio è, infatti, segnato dalla lettura del «Cantico delle creature» di San Francesco da Assisi, a seguire il «Te Deum», canto di lode su un testo del IV secolo, un brano di sublime rarefazione che ci fa piacere interpretare anche come
un segno di forte speranza e responsabilità per l'anno appena inaugurato. Il concerto è proseguito alternando canzoni originali dell'artista a brani della tradizione cristiana, in una soluzione di grande continuità. Tra i brani più apprezzati «Il Carmelo di Echt», dedicato alla donna filosofo Edith Stein, convertitasi dall'ebraismo al cristianesimo, deportata ed uccisa ad Auschwitz, «Il sole nella Pioggia», dove testo e musica si fondono alla ricerca di quel mondo metafisico che si nasconde in questo mondo, ed ancora «Nomadi» resa celebre dalle interpretazioni date da Alice e Battiato e «Le acque di Siloe», sicuramente la canzone più rappresentativa dell'autore.
Nel complesso la serata non ha subito cali di tensione, anche quando l'originalità delle proposte è diventata assai ardita, anzi, il pubblico è sembrato molto coinvolto e favorevolmente impressionato da canti gregoriani e canzoni capaci di mescolare suoni decisamente moderni al fascino antico della lingua latina.
Nell'arco di circa un'ora e mezza Juri Camisasca è riuscito, dunque, a creare con il suo canto un clima di avvolgente energia. Molto convincente, tra l'altro, la scelta di introdurre alcuni dei pezzi con poesie di varie epoche e sensibilità.

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