L’Etna, il più grande vulcano che vanti il nostro Antico Continente: L’Europa.

Parlare dell’Etna significa sconfinare nel leggendario, poiché in ogni tempo, studiosi, dotti, geologi e appassionati hanno sentito il bisogno di conoscere le forze terrifiche che il vulcano manifesta.

Se si prescinde il Tucidide, Bembo ed il Filoteo, che vanno tuttora ricordati, furono W. Sartorius Waltershausen, che sacrificò gran parte della sua vita e del suo patrimonio per lo studio e la rappresentazione cartografica del nostro vulcano;

Cesare Borgia primo direttore dell’Accademia Gioeni;

Gregorio Barnaba La Via, Carlo Gemmellaro, Carmelo Maravigna ed altri.

Il 10 giugno 1824, il Gemmellaro, scienziato di valore non comune, presentò un progetto ai soci dell’Accademia avente come oggetto: un vasto disegno di topografia fisica.

Il Mongibello si eleva sulla costa orientale della Sicilia e dista da Castiglione di Sicilia 30 Km circa, durante l’Era Cenozoica una baia semicircolare penetrava profondamente e in tale insenatura l’attività endogena delle forze della natura, iniziarono il pre lavoro per edificare uno dei vulcani più grandi ed attivi del mondo. Anche se dobbiamo pur dire, che la sua vera formazione risale alla seconda metà dell’Era Neozoica o Quaternaria, cioè quando l’intera Europa o quasi era sotto il peso delle interminabili glaciazioni.

L’Etna ha una base di  circa 200 Km., vastissima perciò, se paragonata all’altezza. E’ alta 3338 m. ed ha una superficie di 50.000 ettari, paragonabili a 650 miliardi di metri cubi.

La Valle del Bove può considerarsi una voragine laterale, con cui una volta comunicava con il cratere centrale, di questa opinione erano lo Scrope, il Lyell, il Prevost, il Waltershausen e lo Stoppani, i quali oziando ammettevano che la formazione dell’Etna abbia avuto origine da due centri eruttivi, uno dei quali nella regione del Trifoglietto, posta in fondo al gran circo della Valle del Bove, e l’altro nel punto del cratere centrale.

Il Filoteo comunque, non ha esagerato affatto scrivendo della sua ascesa sull’Etna nel 1535–1536: dicendo che è veramente spettacolo orrendo e che suscita non poco meraviglia. Infatti dal 20 febbraio 1536 fino al 1537 la lava continuò a scendere per più di un anno, facendo abbassare la sommità del vulcano e procurando danni immense alle colture.

Nel 1640 la lava scese lungo il fianco settentrionale arrivando nelle adiacenze di Castiglione;

Nel 1646 ci fu una grande colata lavica sempre sul lato settentrionale e sul territorio di Castiglione ed in quell’occasione si formò Monte Nero;

Nel 1758 sprofondò il cratere centrale, si ebbe anche in questo caso una grande colata lavica e Castiglione perse gran parte del suo territorio boschivo;

Storica fu anche la colata lavica del 1923 ed in quella disastrosa occasione,  persino Mussolini, venne ad assistere alla spaventosa colata lavica. La lava arrivò fino in località Cerro, lasciando al suo passaggio eterna desolazione.

Dal 1988 l’Etna ed il suo territorio fanno parte integrante del Parco dell’Etna. La vegetazione è lussureggiante grazie alle preziose acque nevose che la primavera fa sciogliere, e fino a mezzo secolo fa, i nostri agricoltori coltivavano la vite fino a 1200 metri.

Nel territorio si associano anche frutteti, noccioleti e nella zona di Bronte fino a 1600 m. il pistacchio.

Castiglione nei suoi 2500 ettari di bosco, ancora negli anni 50–60, traeva benefici economici dal legname: La vecchia “Martellata”. Per intenderci meglio, la martellata era una specie di censimento boschivo, che serviva ad individuare ed abbattere gli alberi malati della foresta per dare spazio a quelli più sani. Il Comune effettuava questo tipo di operazione, di concerto con il Corpo Forestale e veniva chiamata “Martellata”. Martellata, perché il funzionario preposto al servizio doveva materialmente dopo aver scorticato l’albero marcare la pianta, ed il marchio da imprimere si trovava appunto sul martello. Infine gli alberi tagliati venivano successivamente venduti alle segherie ancora esistenti sul nostro territorio. La vegetazione è tipica come gran parte del territorio dell’Etna: Querce, castagni, (una volta si praticava la raccolta e la vendita dei frutti) faggi, pini e betulle.

Alcune foto d'epoca