U cannizzu: Avamposto Normanno

 

 

U cannizzu”, oltre ad essere una torre di forma cilindrica, è il simbolo di Castiglione.

             Un tempo, questo sito fu agglomerato  militare, sorse insieme alla cittadella durante il periodo Normanno tra il XII ed il XIII secolo con partecipazione di manovalanza Saracena, inizialmente fungeva da vedetta, internamente infatti sono praticati nei suoi 360° murari quattro spioncini o feritoie, perché quattro erano i militi che vi prendevano posto durante i turni di guardia, potevano scrutare vigili l’intera valle e con essa l’eventuale arrivo di forze nemiche. 

            Sopra alcune grotte, Siculi probabilmente, una porta Normanna, costruita lungo il viario difensivo intermedio del sito, ci guida fino alla successiva porta, e proprio accanto ad essa, un’altra costruzione di forma circolare, che a noi si presenta con un obelisco in mezzo, rappresentato come ringraziamento a Dio eretto verso il cielo, probabilmente bizantino.

            Un tempo doveva far parte dell’abbazia della SS. Trinità, oggi Chiesa di San. Vincenzo Ferreri, era il silos dell’antichità, veniva utilizzato come granaio, e durante le soventi carestie la popolazione comprava grano dai frati Cassinesi.    

  Nel 1895 esisteva ancora come si vede nella foto, proprio ai piedi del Cannizzu un’arcaica costruzione di pietra bianca, molto simile ad una casa, era il rifugio del guardiano degli armenti.

            Oggi come allora il sito è adibito a pascolo, proprio laddove molto tempo prima, schiere di soldati erano ospiti della cittadella, pronti ad essere usati contro eventuali  nemici.

            Nel XV secolo i monaci Cassinesi lasciarono il convento di San Nicola perchè malsana era l’aria che respiravano, e si stabilirono in località Cannizzu, iniziarono così la costruzione di un monastero rispondente agli usi per una vita monastica.

            Nel 1439 se ne ultimò la costruzione; spettava al Gran Contestabile Colonna presentare il candidato abate, visto che lui stesso si era insignito di usare questo beneficio ecclesiastico anziché affidarlo ad un commendatario.

            Nel 1468 fu primo abate Don Bartolomeo Ruxo, il quale, come privilegio, poteva esprimere il proprio voto nel Parlamento siciliano occupando il 59° posto, e sedeva a mensa con il Re.

            Molto tempo dopo, nel 1537 fu abate don Girolamo Sardo, nel 1563 don Antonio Pagliaro e così via…

            La Chiesa di San Vincenzo Ferreri, è l’unica cosa rimasta del grande monastero che formava l’abbazia della SS. Trinità ultima abitazione dei frati Cassinesi a Castiglione. Essa ci ricorda un nome però, come allora,  anche se pochissimo usato: “ I rocchi da Badia”,  ovvero “le rocce della Badia.”

 

Meraviglie inesplorate espresse con foto inedite