S. Maria Maggiore

Panoramica della Chiesa con l'Etna sullo sfondo

 

      Tre erano le parrocchie a Castiglione di Sicilia: la Chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, San Marco Evangelista e Santa Maria Maggiore.

Purtroppo nulla si sa con certezza sulla fondazione della chiesa di S. Maria, i libri contabili della chiesa iniziano con la data anno 1531, nel 1557 Antonio Filoteo degli Omodei illustre giureconsulto Castiglione, nella “Descrizione della Sicilia nel XVI sec.” così a pag. 58: nell’altro cantone poi della terra, di rimpetto ai castelli, per la parte di mezzodì, vi è una bella e divota chiesa di S. Maria, tra le quale ed i castelli vi è una profonda valle, dove sono alcune chiesette antiche.

E tutti questi quattro luoghi, nel cui mezzo è la terra, rappresentano quattro gran fortezze.

La chiesa comunque non doveva essere particolarmente grande, ma sappiamo però che la chiesa nel 1693 aveva come corpo di fabbrica innestato ad essa un campanile. Nel Recattito del Mero e Misto Imperio scritto nel 1616  da  Giuseppe Preximone, a fin di pagina in una nota aggiunta dopo il terribile terremoto (1693): li 9: li 11: Gennaro ci fù un trimolizzo grandissimo che diroccavo molte case Castello e Campanaro alla Chiesa di S. Maria  di questa città di Castiglioni.

Per castello, s’intende, a parere del sottoscritto, ciò che il Filoteo aveva scritto 136 anni prima e cioè che la Chiesa di S. Maria era sita vicina ad un proprio castello o addirittura poteva benissimo essere la cappella del castello stesso.

La Chiesa fu costruita sicuramente su basi già esistenti come era usuale nei secoli passati, potrebbe benissimo trattarsi di una costruzione Bizantina, il Naos che guarda verso est, la forma ottagonale dell’attuale sagrestia, potrebbero rappresentare con la navata meridionale, lo stesso schema basilicale che gli architetti bizantini proposero al mondo occidentale e non, a partire dal 698.

A parte l’abside centrale, non sappiamo se anche le due navate laterali definissero una abside finale ad est, ma lo lasciano pensare. Del nartece purtroppo non esistono tracce, ma questa è una risposta che potrebbe fornirci solamente una campagna di scavi appropriati.

Sappiamo soltanto che nel 1868 la Chiesta fu ampliata, ma non sappiamo come.

Il luogo dove essa è costruita indica la parte alta di un insediamento urbano, usualmente fortificata in epoca medievale, le mura che cingevano la città, sono le stesse mura che si diramano dal Castello propriamente detto e si spingevano fino alla cittadella, luogo dove sorge il Cannizzo. Questo nucleo medievale conteneva ancora un’ulteriore fortificazione.

Chiesa in muratura, con portali in pietra di Comiso, sormontati da tre finestre semicircolari. L’interno della stessa è a tre navate, per circa 19 anni la chiesa fu adibita a matrice, quando il terremoto del 1818 rese inagibile la chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Fu abbellita dall’Arciprete Giacomo Giorni e rifatta quasi interamente dall’arciprete Cali Sardo Battista, il quale fece impiegare, in alcuni altari, i marmi che tolse alla Chiesa di S. Antonio e alla chiesa di San Vincenzo.

E’ in corso un progetto di consolidamento.