Via Vincenzo Bellini

Bellini, Vincenzo (Catania 1801 - Puteaux, Parigi 1835), compositore catanese. Figlio di Rosario Bellini, organista e compositore, mostrò sin da bambino una spiccata predisposizione per la musica. Compì i primi studi a Catania, sotto la guida del nonno Vincenzo Tobia, anch'egli musicista, e del padre. Nel 1819 il comune di Catania gli offrì una borsa di studio, grazie alla quale Bellini si recò a Napoli, dove frequentò il Conservatorio con Giacomo Tritto e Nicola Antonio Zingarelli. Fu quest'ultimo, in particolare, a indirizzarlo verso il melodramma di scuola napoletana e le opere strumentali di Franz Joseph Haydn e Wolfgang Amadeus Mozart.

Prolifico compositore di musica sacra e da camera, Bellini concluse il corso di composizione presentando un'opera semiseria, Adelson e Salvini (1825); l'opera ebbe grande successo e il Teatro San Carlo di Napoli gliene commissionò subito un'altra, Bianca e Fernando (il cui titolo diventò poi Bianca e Gernando) allestita nel 1826. Nel frattempo, l'impresario Domenico Barbaja gli chiese di comporre un altro melodramma per il Teatro alla Scala di Milano. Trasferitosi nella città lombarda, nel 1827 Bellini portò a termine la composizione del Pirata, il primo di una lunga serie di lavori realizzati in collaborazione con il librettista Felice Romani. All'inizio del 1833 si trasferì a Londra per alcuni mesi; di lì si spostò poi a Parigi, dove morì due anni dopo.

Le opere principali

Le opere di maggior rilievo di Bellini nacquero nel breve arco di tempo che va dal 1827 al 1835. Si tratta di una produzione non certo copiosa, e questo non solo per la breve vita del compositore, ma soprattutto per il suo modo di intendere la composizione. In contrasto con l'affannosa prolificità degli altri operisti dell'epoca, costretti da esigenze impresariali a massacranti tours de force, Bellini dichiarò di non voler scrivere più di un'opera all'anno, per potervisi dedicare completamente. Come scrisse in una lettera, era persuaso che il successo di un'opera dipendesse "dalla scelta di un tema interessante, da accenti caldi di espressione, dal contrasto delle passioni". Un'attenta gestione dei suoi guadagni lo mise in condizione di attuare questo programma. Nacquero così, una all'anno, le opere che consacrarono la fama di Bellini in Europa e che ne fanno ancora oggi l'esponente più puro del romanticismo musicale italiano: La straniera (1829), I Capuleti e i Montecchi (1830), La sonnambula e Norma (1831). La serie di successi fu interrotta solo nel 1829 dal fiasco di Zaira, composta per l'inaugurazione del rinnovato Teatro Ducale di Parma, e nel 1833 da Beatrice di Tenda, accolta con poco calore al Teatro La Fenice di Venezia. Nel 1834 Bellini accettò di comporre un'opera per il Teatro Italiano di Parigi, I puritani, che venne rappresentata nel 1835 e fu il suo ultimo lavoro.

Lo stile

La musica di Bellini è un singolare connubio tra classicità e romanticismo. Classicista era la formazione tradizionale ricevuta a Napoli, e anche una personale tendenza a valori poetici come armonia e compostezza; Gioacchino Rossini fu non a caso un modello da lui molto ammirato. Romantico era invece il pathos delle sue opere, l'importanza che le passioni e i sentimenti assumono nelle vicende rappresentate. Il punto di raccordo fra le due tendenze è la melodia, che senza venir meno a una classica sobrietà crea atmosfere sognanti, sensuali e notturne in linea con il gusto dei tempi nuovi.