Amenofi II

 


Il nuovo sovrano,  AMENOFI II, coreggente con il padre da due anni, alla notizia della morte di questi mosse verso Tebe via fiume: lo trasportava una solenne barca cerimoniale salpata da MENFI dove il giovane aveva fin qui risieduto. Ad accoglierlo c'era il potente visir REKHMIRE, la più grande autorità cittadina.

Il re aveva allora diciotto anni, era abilissimo nel tiro con l'arco, nella corsa, nel cavalcare: unite all’indole guerriera, queste pas­sioni sportive ne avevano fatto un giovane risoluto, forte nel fisico e nei propositi.

Una leggenda racconta che in vi­sita, un giorno, alle piramidi di Giza, si era riproposto di far rivivere i tempi splendidi degli antichi sovrani e che, appena salito al trono, ordinò che in quella zona fosse eretta una stele commemorativa delle imprese del padre.

 

Amenofi II


Questa pittura ritrae il faraone Amenofi II e appartiene alla sua tomba nella Valle dei Re presso Tebe.

Il sarcofago in basso è stato ritrovato nella tomba di Amenofi II. Al suo interno si vede la mummia del sovrano ricollocata nella sede originaria per ordine di Howard Carter, che in in questo modo intese rimediare ai danni provocati dagli inesperti ricercatori che avevano lavorato nella tomba agli inizi del Novecento.   

Al potere dal 1424 al 1398 a.C., Amenofi II rese an­cora più illustre la XVIII dinastia grazie al coraggio con cui seppe affrontare le rivolte scoppiate in quella parte dell'Asia che i suoi predecessori avevano sottomesso.

Nel corso di tali campagne il faraone si distinse per il generoso contributo personale offerto in battaglia;
crudele e combattivo si costruì così negli anni l'immagine del sovra­no invincibile e possente, energico e atletico che volle tratteggiata nei documenti ufficiali.

Il più noto tra questi, la grande stele della sfinge, è un elenco dettagliato delle sue virtù personali e dei suoi meriti agonistici. Tra le altre sue doti qui si magnifica l'abilità nello scagliare le frecce dal carro in corsa e da un arco che solo lui era capace di tendere.


Passato alla storia per la crudeltà del trattamento riser­vato ai vinti, Amenofi II dovette sostenere tre impor­tanti campagne militari in SIRIA, le vinse tutte e vi fece se­guire terribili rappresaglie. Si racconta che i cadaveri dei capi battuti furono trascinati fino in Egitto dopo essere stati legati alla prua della sua nave per essere infine esposti sulle mura di Tebe.

 

A maggior sfortuna il re andò incontro quando decise di risparmiare la vita al vinto. Un’altra leg­genda rievoca infatti come uno dei principi da lui deporta­ti nell'Alta Nubia avrebbe li generato la dinastia dei cosid­detti  faraoni neri , futuri conquistatori dell'Egitto.

Il vincitore di Qadesh,’ il toro possente dal grande valore', intimidiva anche solo con lo sguardo gli avversari che in lui riconoscevano la potenza distruttrice del dio Seth.

Sotto il suo regno si diffuse in Egitto il culto di Astarte, la dea fenicia guerriera e vendicativa. lì nipote di Thutmosi I e figlio di Thutmosi III è ricordato da mo­numentali costruzioni, come il tempio giubilare a KAR­NAK preceduto da una solenne gradinata e seguito da un bacino sacro per i lavacri.

 

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