Amenofi III

 

 

Nel 1397 a.C anno della morte di Amenofi II, gli succedette sul trono il figlio TUTHMOSE IV. Lo ricor­diamo per l'obelisco trasportato a Roma per volontà dell'imperatore Costanzo e per il testo detto “stele della sfinge “, in cui il re vanta di essere diventato tale per aver liberato dalla sabbia il noto monumento attribuito a Chefren.

Lo segui AMENOFI III, altrimenti noto come il 're Sole ' dell'Egitto, appellativo che gli deriva da moti­vi diversi tra i suoi soprannomi ci fu quello di 'disco splen­dente del Sole’, ma furono soprattutto lo splendore della corte di cui si circondò e la grandezza dei suoi monumenti a suggerirne l'assimilazione con Luigi XlV il più noto ' re Sole ' della storia.

In particolare la città di TEBE, dove il so­vrano trasferì la sua residenza nel ventinovesimo anno del regno, si abbellì di splendide costruzioni che ne fecero il centro più prestigioso del Paese. Qui i numerosi palazzi reali si affiancarono alle dimore sontuose dei funzionari, ricche di nuovi e raffinati oggetti d'arredo, impreziosite dai fregi architettonici e ornate di verdi giardini che, con gu
sto importato dall'O­riente, diven­nero parte essen­ziale delle architetture.

La città accoglieva degnamente la coppia reale, e TEBE, la Grande Sposa, svolgeva un ruolo complementare rispetto al marito che sempre assistette nelle decisioni più importanti. Regina dai tratti fisici marcari, in particolare quelli del volto, Tybe era forse di origi­ne nubiana.

 

I reperti


In alto un frammento di viso in quarzo opaco conservato al Metropolitan Museum di New York appartiene secondo alcuni alla regina  Tybe, la sposa di Amenofi III.

Sotto bassorilievo  raffigurante la dea Hator sul trono nell’atto di ricevere offerte.
  

Fu spesso identificata come la personificazio­ne della dea Hathor e quasi sempre, nelle raffigurazioni, compare a fianco del marito a sottolineare il profondo ac­cordo della coppia.Il periodo del regno di Amenofi III fu improntato a grande tranquillità sia interna sia esterna.
Qualche tenta­tivo di ribellione fu domato, ma l'Egitto visse in pace con i potenti vicini che il sovrano, forse sottovalutandone le po­tenzialità offensive, era solito definire 'fratelli'.

Quasi tutte le energie furono piuttosto impiegate nella realizzazione di opere civili, tra cui spicca il celeberrimo tempio di Amon a LUXOR, frutto dell'iniziativa congiunta del re e del suo omonimo architetto.

Qui, una volta l'anno, assunte le sem­bianze
di Min, Amon giungeva dopo aver lasciato la sua sede di Karnak e aver oltrepassato il Nilo, Amenofi III fece ricostruire l'edificio originario in finissima pietra cal­carea; a lui dobbiamo le sale posteriori e il noto cortile ipostilo caratterizzato da una selva di colonne papiriformi.

 

Sovrano di un Paese al suo apogeo politico ed economico,  Amenofi III forse confidò eccessivamente nella diplomazia (per rafforzare il legame con il popolo dei Mitanni prese come moglie secondaria una principessa  asiatica), ma non si rese conto che l'assenza di campagne militari indeboliva i legami di obbedienza verso l'Egitto dei potenti vicini e non avvertì che, a causa dell'indebolimento  del controllo, l'influenza ittita s'andava imponendo sull'Asia Minore.


Ricordato da numerosi scarabei commorativi, il sovrano 'Sole', coerentemente con il suo appellativo, potenziò il culto di ATON, in ciò probabilmente influenzando le scelte religiose del figlio e successore che della fede in quel dio avrebbe fatto il suo unico credo.


 

 

Carta

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