Il Calendario Egizio

 

Gli Egizi elaborano calendari fin dalla loro preistoria, tutti assecondano con cerimonie e feste l'attività agri­cola, tutti fanno riferimento come momento culmine del­l'anno solare l'inizio della piena del Nilo.Secondo Ero­doto sono proprio gli Egizi i primi a scoprire, osservando il movimento degli astri nel cielo, che il ciclo delle stagio­ni può essere diviso in dodici fasi. E' vero però che le sta­gioni che essi dividono per dodici non sono quattro come le nostre, ma tre.AKHET è la prima stagione dell'anno, quella che inco­mincia intorno al diciannove luglio, periodo iniziale della piena del fiume.

 

Durante i quattro mesi successivi, poiché il paese è ricoperto dalle acque, i lavori agricoli sono so­spesi, non le celebrazioni per propiziare la buona riuscita dell'evento che sono numerosissime.

 

I reperti

 

Dall’alto: Affresco raffigurante dei contadini nella stagione del raccolto.

Il Nilo è la principale via di trasporto della ricca produzione agricola egizia che può contare su tre raccolti annui.

 

I più adorati sono il bue Api, simbolo di fecondità e la stella Sirio che in que­sto periodo appare bassa sull'orizzonte.Durante la stagio­ne akhet fervono febbrili i lavori dedicati alle opere di irri­gazione e i pastori faticano costretti come sono a spostare i capi di bestiame in luoghi non raggiungibili dalle acque e a sfamarli con foraggio in precedenza accumulato. Il Paese ha allora l'aspetto di un mare torbido su cui, come isole, galleggiano villaggi e abitazioni sparse.

 

PERET è la stagione dell'uscita dell'acqua dalla terra,quella in cui, rientrato il fiume nel suo alveo, fervono i lavori dell'aratura e della semina.Compresa tra metà novembre e metà marzo, questa fase del­l'anno è la più fresca per l'Egit­to e insieme la più ricca di atti­vità. Oltre alle tradizionali oc­cupazioni legate alla coltiva­zione cerealicola, il contadino egizio deve provvedere alla raccolta del papiro il cui fusto è ora libero dalle acque, alla col­tivazione degli ortaggi e degli alberi da frutto. Non meno impegnative sono, nei mo­menti lasciati liberi dal lavoro nei campi, la cura delle api e la produzione del miele.

 

Il solito Erodoto racconta che la semina è accompagnata in Egitto da celebrazioni simili a quelle funerarie. Il cele­brato è Osiride, garante in quanto rinato a nuova vita del­la rinascita della natura, così il taglio delle spighe da poco cresciute è considerato momento di compianto per lo smembramento delle parti del corpo del dio.SHEMU è l'estate, il periodo del raccolto. Mietitura e trebbiatura del grano, vendemmia, pigiatura dell'uva ac­compagnata da musiche e danze rituali, raccolta degli ste­li del lino sono le attività che in questa stagione si con­centrano.

La resa è altissima, talvolta eccezionale: da dieci fino a venti volte il seme gettato. Orzo, farro, grano sono prodotti in quantità notevolissime, la fama dell'Egitto co­me granaio dell'antichià non è solo una leggenda.

 

 

 

 

Civiltà

 

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