La Letteratura 

 

 

A due ragioni dobbiamo l'abbondanza del materiale classificabile sotto l'etichetta di letteratura dell'antico Egitto:la consistenza numerica degli appartenenti alla classe sociale degli scribi e l'attività della scuola. Gli scribi non sono letterati di professione, ma si sono formati su testi letterari e contribuiscono alla loro diffusione presso le generazioni successive. Alla scuola va il merito di averci trasmesso, su ostracon o su papiro, pezzi o versioni inte­grali di opere letterarie utilizzate per il loro valore educa­tivo o come compendio alle acquisizioni tecniche connes­se all'esercizio della scrittura.

 

All'Età Predinastica risalgono tavolette commemorative o iscrizioni storiche di tipo annalistico, ma la nascita di una vera e propria letteratura e da collocarsi nell'Antico Regno.


Tra le opere di questo periodo sono i Testi delle piramidi, insieme di formule e rituali funerari che con  Il libro dei morti , una raccolta di formule e di splen­dide preghiere che si deponeva accanto al defunto; d'età successiva costituiscono un valido strumento per la conoscenza del mito e della religione egizi.

 

Soprattutto,però, gli autori si ispiravano alla religione, al culto dei morti e ... all'edu­cazione civica, proponendo ai lettori norme di comportamento che ancora oggi sono quan­to mai attuali, tanto che non sem­brano essere state scritte diversi millenni fa, per gli spunti di riflessione (e gli esempi di civiltà!) che possiamo trarne: Il Libro degli Insegna­menti, composto verso il 2800 a.C.da un governatore di Menfi;

 

Il Libro degli Insegnamenti

 

«Se hai accumulato dei beni dopo essere sta­to un bisognoso, non scordarti di come andava nel passato. Le tue ricchezze sono come un do­no degli dei, e tu non sei meglio di un altro a cui non è accaduta simile fortuna, Non insuperbire per avere appreso l'arte, ma discorri con l'ignorante come con il saggio: infatti non vi è limite alle capacità e non v'è alcuno che possie­da un'assoluta superiorità. La parola buona è più rara dello smeraldo trovato dalle schiave fra i ciottoli. Guardati dal crearti nemici con le pa­role, e rispetta la verità. Il silenzio ti giova più dell'abbondanza di parole: è sciocco voler par­lare di tutto. Guardati dall'interrompere e dal rispondere con parole d'odio: tienilo lontano da te e sappi controllarti. Se vuoi essere saggio, provvedi  alla casa e ama tua moglie. Se sei po­tente, fai in modo d'essere onorato per la tua scienza e la tua gentilezza.»

 

 

 

I reperti


A lato un capitolo del  Libro dei morti  in cui il defunto esprime il desiderio di diventare un “benu” ,l’airone grigio della lunga vita. Sotto i geroglifici è riprodotta la fenice che con le sue grandi ali sorge dall’acqua.

Pitture parietali che decorano la tomba di Tuthmosi III che raffigurano il viaggio del Sole nel mondo dell’oltretomba.

Si tratta di solito di scritti di vecchi e saggi funzio­nari composti al fine di esaltare le doti dell'onesto e devoto amministratore e di testimoniare la fiducia nella possibilità di divenire, grazie alla forza di volontà e alla benevolenza dei superiori, artefici della propria fortuna.


Esempi signifi­cativi di liriche risalgono al Pri­mo periodo intermedio: Il dia­logo del disperato con la sua anima e Il canto dell'arpista guardano alla morte come moti­vo di dolore e pianto; la sfiducia nella possibilità di una vita ul­traterrena va di pari passo con la crisi politica e sociale del Paese.

 

Da una Raccolta di Poesie


«Per chi parlo oggi ? - I fratelli sono malva­gi, gli amici d'oggigiorno non sono d'amore. -Per chi parlo oggi ? - I cuori sono dediti al Fur­to, - ognuno ruba i beni del vicino. - Per chi parlo oggi ? - Il galantuomo scompare, - lo sfrontato si mostra dovunque. - Per chi parlo oggi ?  - Quando uno dovrebbe risvegliare sde­gno - perla sua cattiva condotta, - suscito in­vece in tutti un sorriso.»

 

 

Il Medio Regno vede l'afferma­zione del genere della profezia, in quella del sacerdote Neferty si allude alla prossima venuta di un salvatore in grado di risollevare il Paese. Gli scritti in prosa hanno il loro modello nel Racconto di Sinuhe, racconto autobiografico di sapore lealista, ma anche ricco di spunti avventurosi e attento all’analisi psicologica.

 

 Il Racconto di Sinhue


E’ il racconto delle vicende dell'omonimo funzionario di corte, fuggito dall'esercito di Sesostri per evitare di finire tra gli accusati del complotto,che aveva portato alla morte il faraone Amenemhat I, e poi riaccolto a corte con grandi onori, simboleggia la scelta della fedeltà alla causa regia e la benevolenza del potere.

Sinuhe che, sopravvissuto al deserto grazie al favore dei Beduini presso cui ha trovato ospitalità, diventa predone e infine capotribù, ma prova un'inguaribile nostalgia per il proprio Paese e decide infine di farvi ritorno, è la figura-ti­po del funzionario fedele, forse frutto dell'abilità propagan­distica dei sovrani del Medio Regno.

 

 

Il Racconto del Naufrago inaugura il genere della letteratura fantastica e utilizza la tecnica della narrazione principale che  fa da cornice alle altre. E’ una delle narrazioni più avvincenti che risalgono alla XXII dinastia, può essere letto come la trasfi­gurazione fantastica delle spedizioni di un faraone che, esperto fin da giovane in materia di viaggi, si spinse sem­pre più avanti alla ricerca del nuovo.

 

 Il Racconto del Naufrago


«Presi il mare su una nave lunga 55 metri e larga 20, con 120 esperti marinai. Una tempe­sta scoppiò e il vento fece un 'onda alta 80 cubiti (quasi 5 metri). Poi la nave naufragò e di quanti v'erano su essa nessuno sopravvisse. lo fui gettato su un'isola da un'onda, e passai tre giorni col mio cuore come unico compagno. Dor­mii al riparo di un albero, poi mossi i piedi per trovare qualcosa da mettere in bocca. Trovai fi­chi e uccelli, e non c'era nulla che non si trovas­se. Dopo essermi fatto un solco per il fuoco, lo accesi e feci un sacrificio agli dei. »

 

 

Troviamo anche racconti fantastici i cui per­sonaggi sono animali, alberi e... spiriti (ma­ligni e benigni); favole (tra cui la più antica ver­sione di Cenerentola) .

Tra i testi poetici il più famoso e l'Inno al Nilo composto di quattordici stanze in onore del fiume che con il suo corso porta vita e prosperità.

 

I generi letterari delle età precedenti giungono a piena maturazione nel Regno Nuovo. Si moltiplicano le crona­che annalistiche e i minuziosi resoconti di battaglie. Il fi­ne è quello di propagandare l’eroismo del faraone trionfante sui nemici. La cultura scolastica ci ha tramandato miscellanee a uso didattico tra cui la Satira dei Mestieri  dove la professione dello scriba e presentata come preferi­bile a tutte le altre. Frequenti sono i rimproveri scritti agli studenti svogliati perché cambino atteggiamento.

Le ope­re narrative s'ispirano al mito nel Racconto della disputa tra Horus e Seth per l’eredità di Osiride o  nel Racconto dei due Fratelli.

 

 

Dalla mitologia egizia


Osiride era fratello e sposo di Iside, dea della Terra e della Luna, che rappresentava il principio generatore femminile nella natura. Secondo una leggenda, Osiride, come re dell'Egitto, civilizzò il suo popolo con l'insegnamento della legge, dell'agricoltura e della religione. Venne assassinato dal suo malvagio fratello Seth, che ne fece a pezzi il corpo spargendone i frammenti; Iside, tuttavia, trovò e seppellì i suoi resti, e ogni luogo di sepoltura fu poi venerato come un luogo sacro. Il figlio Horus vendicò la morte del padre uccidendo Seth e ascendendo al trono. Osiride visse negli Inferi come signore dei morti, ma, attraverso Horus, fu anche considerato fonte di nuova vita.

 

 

La lirica d'amore esprime apertamente la forza del desiderio fisico o è invocazione agli dei perché accordino Il favore della persona amata. La materia reli­giosa trova la sua massima espressione nell’Inno ad Aton di Amenophis IV: qui l’aspetto più innovativo della corag­giosa riforma del sovrano si evidenzia  nell’esaltazione dell'umanità del dio verso tutti gli esseri del creato.

 

Brani tratti dall’Inno ad Aton

 

Dio unico la cui potenza è unica


Da solo hai creato la terra, gli uomini, gli animali domestici e le fiere; tut­to ciò che sulla terra esiste e si percorre. Hai creato ciò che è nell'aria e vola, i Paesi stranieri, la Siria, la Nubia, il Paese d'Egit­to. Hai messo ciascun uomo al suo posto, gli hai fatto dono di ciò che aveva bisogno, le lingue, le razze e gli aspetti diversi.

 

 

 

 L'inizio delle parole della grande gioia del cuore


Il mio cuore galoppa quando penso al mio amore.

Non mi consente di camminare come un umano e trasalisce.

Non mi permette di prendere i miei vestiti,

non mi curo dei miei ventagli.

Non mi trucco più gli occhi

non profumo più di fragranze soavi.

«Non arrestarti, raggiungi lo scopo!» dice il mio cuore

tutte le volte che penso a lui.

 

 

 

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