Hatshepsut

 

 

Alla morte di Tuthmosi I gli successe il figlio TUTHMOSI Il che regno sull’Egitto per soli tre anni. Si sposo con la sorellastra HATSHEPSUT da cui ebbe una figlia; con una sposa secondaria genero TUTHMOSI III il successore designato.
Poichè tuttavia, quando scompar­ve, il figlio era in età troppo immatura per governare, fu la sorella-sposa Hatshepsut a subentrargli di fatto. Con lei l'Egitto annovera la prima grande figura di regina della sua lunga storia.

Indubbi segnali divini concorrono a presagirne la gran­dezza e la fama.

Sono iscritti entro una trama narrativa che con ovvi obiettivi propagandistici la regina fece ripor­tare sulle pareti del suo tempio addossato alla roccia. AMON, il capo degli dei, convocò un giorno l'assemblea divina con l'intenzione di chiedere un parere circa l'oppor­tunità di dare all'Egitto un nuovo grande sovrano.

 

Cor­reva il regno di Tuthmosi I e alla chiamata di Amon le divinità accorsero pron­te. Fra di esse vi era THOT, lo scriba degli dei,il saggio per eccellenza, che ad Amon consigliò di generare il nuovo re con la mediazione di Ahmes, la regina in carica.  Accolto il suggerimento, Amon assunse allora l'aspetto mortale del faraone e si introdusse nella stanza nuziale. Quella notte Ahmes sarebbe stata inebriata a tal punto dal profumo che emanava dal corpo del marito da convincersi per un'unione... soprannaturale.

 

A rivelare poi il risultato di quell'incontro sarà lo stesso Amon che, comparso al co­spetto di Ahmes, le annuncerà come imminente la nascita di 'colei che abbraccia Amon'.
La venuta al mondo della futura regina, assistita dalla dea del parto TAWERT, sarà propiziata da HATHOR, la dea che porterà la nuova nata al cospetto del padre-dio e del suo consigliere Thot che alla bambina profetizzerà la durata del regno.

 

Monumenti e reperti


E’ stata ritrovata a Roma verso la metà dell’Ottocento presso l’abside di Santa Maria sopra Minerva, nel luogo in cui sorgeva anticamente Iseo,questa sfinge di Hatshepsut raffigura la regina distesa nella posizione del leone accovacciato col capo ornato dalla parrucca hathorica,tipica delle sovrane, che ricadeva sulle spalle in due riccioli laterali e in una treccia sulla schiena.

Il pezzo fa parte della collezione del Museo Barracco di scultura antica di Roma.

Tempio sepolcrale della regina Hatshepsut a Deir  el-Bahari e un particolare della terrazza con le colonne orisiache.

Ultima in basso la testa in calcare della regina conservata al Museo del Cairo.
 

Altri due dei, secondo il racconto, avrebbero provveduto all'investitura della regina: SETH le avrebbe infatti conse­gnato la corona bianca dell'Alto Egitto, mentre HORUS avrebbe provveduto a dotarla del copricapo rosso del Basso Egitto. Ciò si sarebbe storicamente compiuto tra il secondo e il settimo anno di regno di Tuthmosi III, che per ventun anni la madre esautorò di fatto della possibilità di eserci­tare il comando.

Quella che alcuni descrivono come un u­surpazione ai danni del figlio-nipote fu resa possibile dal carattere volitivo della donna che si arrogò il diritto-dovere dell'esercizio di tutti gli affari di Stato con grande ener­gia.Lo faceva d'altra parte con il pieno consenso dei sud­diti che le riconobbero i cinque nomi tradizionali della ti­tolatura del faraone,  mentre gli artisti, in ossequio al canone maschile della raffigurazione regia, la ritrassero con la barba o con la veste tipica del sovrano senza che il petto scoperto lasciasse intuire i suoi attributi femminili.

 

 

Come dire che una donna, se voleva essere re, doveva accettare appieno l'identificazione con il principio maschile che ispirava il concetto stesso di regalità. Della collaborazione di grandi uomini Hatshepsut si servì per la realizzazione di grandiosi progetti.
Il funziona­rio NEHESY ricevette dalla regina l'incarico di guidare l'ardita spedizione egizia nella TERRA DI PUNT.

Questi oltre alle tradizionali e profumatissime resine, le portò in dono uno splendido esemplare di pantera. Il gran sacerdote HA­PUSENEB fu suo visir e assistente ai lavori presso il tem­pio di Amon a Karnak e l'architetto SENENMUT, il più amato fra i consiglieri della regina, fu il progettista e direttore dei lavori del complesso sepolcrale di DEIR EL-BAHA­RI.

 

Il tempio, una delle più colossali costruzioni egizie per dimensioni e quantità del materiale di pregio utilizzato, è un esempio perfetto di come l'architettura possa armoniz­zarsi con il paesaggio circostante e addolcirne l'asprezza. E’  infatti addossato a una scoscesa parete rocciosa e si svilup­pa su tre livelli sovrapposti cui si accede attraverso una rampa.

Le ampie terrazze di questo anfiteatro sono ornate da portici decorati da bassorilievi dipinti: vi si rievocano le vicende della teogamia ('matrimonio divino') che precedet­tero la nascita di Hatshepsut, la spedizione nella Terra di Punt e il difficile trasporto degli obelischi portati da As­suan. La terrazza più alta dà accesso a cappelle dove Senen­mut si fece ritrarre all'interno di alcune nicchie, ma non tutto è stato ancora riportato alla luce e attualmente spedi­zioni archeologiche (tra cui una missione italiana) sono al­l'opera per svelare gli ultimi segreti del luogo.

 

L’attività di costruzione di nuovi siti sacri si estese duran­te il regno di Hatshepsut da Tebe a Elefantina e testimoniò, oltre al grande gusto artistico della regina e dei suoi colla­boratori, la prosperità economica di un Paese che, ormai uscito dalla fase più difficile della sua storia, tornava a go­dere di straordinarie risorse umane ed economiche.
Cinquantenne, Hatshepsut uscì misteriosamente di sce­na.

Qualcuno pensa a una morte violenta, all'esito dram­matico di una vendetta messa in atto dal figliastro usurpa­to, ma nulla tuttavia ci autorizza a credere in una simile congettura.

Sembra più credibile che, ormai stanca, la re­gina abbia lasciato lo scettro al figlio, nel pieno vigore del­le forze per assolvere al meglio i suoi doveri di sovrano. Con lei scompare una delle tante figure femminili egizie che, nella politica come nel mito, lasciarono tracce indi­menticabili di sé.

 

 




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