Saqqara

La zona archeologica di Saqqara, estesa per una lunghezza di circa otto chilometri, comprende varie necropoli e monumenti funerari, il più rilevante dei quali è il complesso di Zoser, con la piramide "a gradoni" come punto focale; nella pagina, una veduta della piramide stessa dal cortile dello heb-sed (il giubileo), a sud-est, circondato da cappelle votive.

 

La parte più antica della zona di Saqqara, nel settore nord, comprende tombe reali della I dinastia con sovrastruttura in mattone crudo e varie sepolture della II dinastia. L'importanza che l'area assume come necropoli reale durante la III dinastia diminuisce nel periodo successivo, quando Giza acquista una posizione di primo piano. Con Unis (fine della V dinastia) riprende sistematicamente la costruzione di piramidi reali e ricche mastabe che conferiscono alla necropoli quel carattere monumentale che ancora oggi la distingue.

 

Poi, fino al Nuovo Regno (1570-1070 a. C.), non si riscontrano aggiunte particolari, pur continuando il culto dei sovrani antichi. Con la XVIII dinastia, Saqqara si arricchisce ancora di tombe di alti rappresentanti dello Stato.

 

I reperti


In alto particolare della necropoli della città di Saqqara; il sito oggi è un grande centro archeologico.

In basso la “piramide a gradoni” tomba del faraone Zoser della III dinastia.

La tecnica sperimentata è quella della sovrapposizione di più mastabe, monumenti caratteristici dell’Età Tinita.

 

Da ricordare la Tomba del generale Horembeb con splendidi bassorilievi.

La continuità dell'importanza di Saqqara è attestata dai numerosi lavori di restauro e di ricostruzione degli antichi monumenti effettuati durante la XIX dinastia.

Nel periodo successivo si perde l'interesse per la conservazione della necropoli reale, anzi alcuni templi vengono utilizzati come cave di materiale da costruzione.

Si estende ora il cimitero dei tori sacri Hapi (che ha origine nella XVIII dinastia), noto con il nome greco di Serapeo, un insieme di gallerie sotterranee in cui si allineano gli imponenti sarcofagi di granito degli animali.

 

Tale necropoli diventa luogo di culto privilegiato, e nella XXX dinastia, e poi sotto i Tolomei, si trasforma in un insieme monumentale, che affianca agli edifici religiosi e funerari quelli amministrativi (abitazioni per sacerdoti, scuole, foresterie, un mercato, un sanatorio).

 Alle testimonianze di età ellenistico-romana si aggiungono quelle di epoca copta che, con il convento di S. Geremia (fiorente dal 430 d. C. alla seconda metà del X secolo), concludono la storia del sito.

 

Il complesso monumentale di Zoser

 

Il complesso funerario di Zoser rappresenta la prima esemplificazione compiuta dell’idea di stabilità, di quell’equilibrio raggiunto attraverso un solido organismo statale. Esso sorge sull'altopiano desertico sovrastante Menfi, la capitale dell'Antico Regno, fondata secondo la leggenda da Menes, il primo re dell'Egitto, figura a mezzo tra il mito e la storia.

 

Là si trovavano le tombe dei sovrani dell'epoca arcaica (I - Il dinastia).
L'architettura della piramide di Zoser si differenzia sia per tipologia e tecniche costruttive, sia per signi­ficati; essa indica infatti il passaggio dalla tomba reale a mastaba (a forma, cioè, di grande parallelepipedo con le facce rastrema­te) a quella a "gradoni" .

Tale piramide,assume un valore semantico nuovo, conseguente anche alle maturate concezioni funerarie.

 

L'architetto che progettò l'insieme fu Im­hotep, cancelliere di Zoser (carica che corri­sponde a quella successivamente istituita di visir, un primo ministro, per così dire): perso­naggio in seguito divinizzato a memoria della sua sapienza in tutte le arti e venerato specie in epoca tarda come patrono delle scienze e della medicina, assimilato dai Greci ad Ascle­pio. L'architettura in pietra non ha prece­denti: Imhotep, con originale invenzione, ha trasposto nella pietra i caratteri delle primitive costruzioni in mattone crudo, legno e canne, materiali deperibili in breve tempo.


Il complesso, dominato dalla piramide “a gradoni", è racchiuso entro un possente muro di cinta articolato ad aggetti e rientranze, che sembra alludere al Muro Bianco di Menfi. Un unico accesso immette in un corridoio a co­lonne che si apre su un ampio cortile destina­to alla corsa rituale del re durante la festa del giubileo (heb-sed); ai riti giubilari era dedicato anche un più piccolo cortile laterale, fiancheggiato da cappelle per gli dei dell'Alto e Basso Egitto; il richiamo alla duplicità del Paese ritorna in due edifici di significato non esattamente definito, ma con elementi distin­tivi dei due territori, i “palazzi" del Nord e del Sud.

 

Il vero e proprio carattere sepolcrale è dato però da altri elementi: la piramide, in primo luogo, con il tempio funerario annesso sul lato nord; il serdah (cioè il vano destinato a contenere la statua del defunto) con l'effigie di Zoser; i ricchi appartamenti sotterranei della piramide, che hanno restituito un ma­gnifico corredo di vasi in pietra dura e alaba­stro, testimoni della perizia raggiunta dagli artigiani nella lavorazione di questi materiali, come mostrano pure le decorazioni a stuoia delle pareti, rivestite di pannelli in piastrelle invetriate azzurre; infine la Tomba Sud, forse il secondo sepolcro, che continuerebbe la tra­dizione arcaica di costruire una doppia tomba reale, una per il Basso Egitto a Saqqara e una per l'Alto Egitto ad Abido: l'una vera sepol­tura, l'altra cenotafio (una mastaba apparte­nente a Zoser si trova però anche a Beit Khallaf, presso Abido).

 

La riunione delle due tombe con i relativi edifici rituali in un unico insieme, e tanto più costruito nelle immediate adiacenze della capitale del Paese riunificato, accentuerebbe l'idea dell'unità del regno, as­sicurata e rafforzata dall'attuale sovrano. Il giubileo, ripetendo la cerimonia dell'incoro­nazione, celebrava appunto il rinvigorirsi il rinnovarsi del potere regale, dopo i primi trenta anni di regno: il collocare in un conte­sto funerario elementi collegati allo heb-sed, astraendolo quindi da uno spazio e da un tempo reali, tende a simboleggiare la conti­nuità dell'idea del potere sovrannaturale del re, indipendentemente dalla persona fisica e transitoria in cui si manifesta.


La Piramide di Zoser raggiunge la forma scalare attraverso vari stadi di progettazione: la mastaba originaria, poi ampliata e innalza­ta, infine diventata base per le ulteriori so­vrapposizioni, non era più sufficiente a espri­mere le nuove concezioni religiose (in cui prevale il culto solare di eliopoli), che la scala elevata verso il cielo riesce invece a evo­care, e quelle politiche; inoltre, motivo molto più concreto, essa non si distingueva più dalle circostanti sepolture private, che tendevano anch'esse a una maggiore monumentalità.

 

Ogni elemento contribuisce all'espressione di valori che si vogliono dimostrare assoluti, e anche i singoli particolari tendono a creare l'effetto dell'astrazione, della illusorietà spa­ziale e temporale, nonostante la presenza di edifici che suggeriscono una funzione pratica.

Anzi le strutture comprese nel recinto fune­rario sembrano quasi riprodurre in sintesi, secondo un'interpretazione diffusa, quelle della città di Menfi, con il palazzo del re, gli edifici amministrativi dei due regni e le cap­pelle votive degli dei dell'Alto e Basso Egitto, continuando la tradizione della "tomba-abi­tazione".


Il riprodursi degli schemi reali è però attuato per mezzo di modelli: grandi strutture per la maggior parte simboliche, co­stituite solo da nicchie per le statue e brevi corridoi per lo svolgersi dei riti, senza un vero spazio interno; le costruzioni sono blocchi, volumi collocati entro il recinto sacro secondo un'agile articolazione adeguata alle esigenze cerimoniali.

 

L'imitazione nella pietra dei materiali che costituivano gli elementi portanti dell'archi­tettura leggera arcaica, quali ad esempio i supporti in tronchi d'albero o fasci di giunchi che diventano colonne fascicolate, le stuoie di copertura con i loro sostegni, che vengono riprodotte fedelmente nella decorazione dei blocchi litici dei soffitti, o quelle di chiusura delle porte, che, rappresentate arrotolate, formano un "tamburo" al di sopra degli in­gressi, e altri esempi più palesi forniti dai ca­pitelli anch'essi di ispirazione vegetale, con­tribuisce a bloccare, fissare nel tempo una realtà naturale.

 

Siamo qui di fronte a un riu­scito tentativo di tradurre in materia l'esito di un laborioso processo di pensiero.

L'architettura di Zoser viene ripresa, sempre a Saqqara, dal suo diretto successore, Sekhemkhet, il cui monumento funerario, di recente scoperta (1954), si presenta incom­piuto: la piramide, a pianta quadrata, mentre quella di Zoser è leggermente rettangolare, era stata concepita anch'essa "a gradoni", con un muro di cinta analogo al precedente.

 

 

Nel complesso monumentale di Zoser


Addossato alla parete nord della piramide di Zoser si trova il serdab: un piccolo ambiente dove è stata rinvenuta la statua del faraone. La figura è avvolta nel mantello che il re vestiva durante le cerimonie del giubileo e sul capo spicca il menes: un’acconciatura di stoffa pieghettata. Più in basso, il colonnato d’accesso al recinto della piramide formato da due file di venti colonne fascicolate, oltre il quale si apre un ampio cortile. Ultima in basso la foto di una delle camere sotterranee che erano rivestite di piastrelle in faience azzurra.   

 

 





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