La Condizione della Donna

 

 

L’appellativo di “ signora della casa “ attribuito alla donna egizia ne qualifica innanzi tutto la centralità nelle oc­cupazioni domestiche.

Procedere alla macinatura dei ce­reali e alla preparazione della birra, alla filatura e alla tes­situra del lino sono le sue principali attività quando è una donna del popolo, sovrintende invece al lavoro delle an­celle quando appartiene alla nobiltà.

In Egitto alla donna è consentito di condividere con il marito e i figli un'intensa vita sociale:

 

le scene parietali la ritraggono nell'atto di presenziare a banchetti o ricevimenti, di prender parte a battute di caccia o pesca lungo il Nilo. Dispone di un patrimonio che porta in dote allo sposo, ma che un contratto gli restituisce in parte in caso di vedovanza.

 

I reperti

 

Dall’alto: affresco ritrovato nella tomba di Ramose: prefiche al seguito di un corteo funebre. Il loro compito riproduce  il lamento accorato di Iside e Nefhty  sul corpo senza vita di Osiride.

Affresco raffigurante alcune donne assistite da ancelle. Alcune di loro annusano il fiore del loto azzurro che emana un dolce profumo ed è simbolo per gli Egizi di vita eterna. La sua corolla avrebbe fatto da culla al Sole al suo sorgere.

 

La sua posizione giuridica non differisce nella forma da quella dell'uomo, anche se le possibilità che le si offrono di affermarsi socialmente sono molto scarse. Assieme allo sposo si preoccupa di dare una prima educazione ai figli, alla madre è in particolar modo demandata l'educazione della figlia femmina che d'altra parte generalmente si esaurisce in seno alla famiglia d'o­rigine. Si sposa di solito in giovane età, spesso con un uo­mo molto più anziano di lei e per effetto di un matrimo­nio combinato tra i rispettivi genitori.

Frequente è il ca­so dell'unione tra consanguinei, soprattutto cugini, ma nell’ insieme è difficile valutare la reale frequenza del fe­nomeno dal momento che in Egitto vale l'abitudine di defi­nire la fidanzata 'sposa sorella'.

Marito e moglie appar­tengono allo stesso ceto socia­le, la mescolanza è rara e og­getto di riprovazione collettiva.

 

Nei tempi più antichi l'uo­mo libero che sceglie di sposa­re una schiava vive con lei al di fuori della legalità e gli eventuali figli nati dalla cop­pia sono considerati schiavi a tutti gli effetti. Ancor peggiore è la condizione della donna dell'harem del palazzo reale. In ap­parenza gode degli agi che le derivano dalla vita di corte, nella realtà è co­stretta a uno stato di pe­renne soggezione che l'appellativo di donna confinata prova senza possibilità di dubbio.

 

Il matrimonio non è in Egitto ratificato da alcun intervento dello stato. E' semplicemente un occasione di festa che gli sposi condividono con i parenti e gli amici.
Le testimonianze di cui disponiamo sono poche e per la maggior parte desumibili da testi letterari da cui deducia­mo che la celebrazione comprende danze, canti, banchet­ti.

La giornata si conclude con il trasferimento della spo­sa a casa del marito. Sono riferibili solo all'Età Tarda i pri­mi esempi di contratti scritti dove i diritti materiali dei due coniugi sono regolati con precisione.

 

La norma è che l'uomo provveda integralmente al mantenimento della moglie. In caso di divorzio il marito continua a passare alla ex moglie alimenti nella misura di un terzo rispetto alla quota definita nell'accordo iniziale. La causa più frequen­te della rottura coniugale è l'infedeltà di uno dei due co­niugi seguita dalla sterilità.

 

Onora la Moglie e la Madre

 

<<Se sei fortunato>>, leggiamo nel Libro degli Insegnamenti, << e hai la casa ben fornita e ami la moglie, riempi il suo stomaco e rivesti le sue spalle, poiché essa è un buon campo per chi la possiede. Ma se la contrari, sarà la tua rovina>>.

 

Un altro papiro ammonisce:

<< Non dimenticare mai tua madre. Essa ti ha portato a lungo nel seno come un pesante fardello, ti allevò e non fu mai rivoltata dalla tua sporcizia; e quando tu andasti a scuola, ogni giorno ella era là, con il pane e la birra portati da casa>>.

 

 

Il caso di abbandono della moglie da parte dello sposo è più frequente di quello con­trario. In particolare se le infedeltà maschili sono tollerate al punto da consentire a un marito che lo desideri di pren­dersi una moglie secondaria, l'adulterio femminile è pu­nito con grande severità. La colpevole è esposta al pubbli­co ludibrio, frustata e marchiata a vita con l'amputazione di un'orecchia o del naso.

Di fronte alla morte infine la donna egizia gode rispetto all'uomo di assoluta parità, ha diritto a una tomba tutta per sé e il corredo funebre di cui dispone è in tutto simile a quello maschile.

 

 

 

 

Curiosità

 

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