La Magia

 

 

La magia, cioè quel complesso di sapere che all'uomo consente di credere di poter esercitare un'influenza benevola o maligna sul mondo, è in Egitto innanzi tutto una diretta emanazione della religione.

Se l'uomo non è al­tri che un detentore del potere divino in quanto conosce le formule magiche che ne evocano l'azione, il suo inter­vento è reso possibile dal fatto che con gli dei condivide il potere magico della parola.

Per gli Egizi nominare una persona significa farla esistere anche se non c'è più.

 

Se dunque anche dopo la morte la potenza creatri­ce della parola è tale da influenzare i comportamenti in maniera determinante, ciò vale tanto più in vita. Anche oggi, d'altra parte, si crede che la semplice ripetizione di parole in rapida successione e all'interno di sequenze di­sordinate sia uno strumento efficace contro il malocchio.

 

I reperti

 

Dall’alto: Il chiosco di Traiano, l’edificio più suggestivo del complesso dedicato a Iside nell’isola di File. Il culto della dea diffuso in gran parte dell’Impero romano sopravvive anche in epoca cristiana; quello di File  è l’ultimo tempio pagano ad essere chiuso e trasformato in chiesa per volontà di Giustiniano.

 

Possiamo distinguere in Egitto due tipi di magia.La pri­ma, che per comodità possiamo definire più spirituale, si richiama alla religione e ha generalmente obiettivi protet­tivi, raramente offensivi. Si pensi per esempio all'abitudi­ne di corredare il cadavere del defunto di amuleti o alle raffigurazioni di oggetti che, nelle tombe, devono fungere da credibili sostituti degli oggetti reali.
La seconda ha in­vece a che fare con la
superstizione e fa generalmente leva su credenze popolari. Così il medico egizio arriva per lo più attraverso un ragionamento deduttivo a diagnosticare la malattia e formula la terapia a partire da osservazioni empiriche, spesso tuttavia l'associa alla recitazione di formule magiche.

 

E' alla dea Iside che spetta l'appellativo di grande maga: il suo nome è evocato nelle formule rituali pronunciate per favorire il decorso benevolo della malattia, i suoi po­teri sono tali da allontanare paure e minacce.


Con l'ingan­no Iside riesce a strappare a Ra il segreto del suo nome, quello che pronunciato una sola volta alle origini del creato è stato poi nascosto nel suo corpo perché nessuno ne condivida il potere.

I poteri magici della dea consento­no di ridare vita al cadavere smembrato di Osiride al pun­to da permettergli di generare un figlio. Iside interviene attivamente nello scontro tra Horus e Seth per la definiti­va appropriazione del trono e con travestimenti e muta­menti di forma favorisce la vittoria del figlio.

Non è un caso che uno scrittore latino del Il secolo d.C. Apuleio, contro cui fu intentato un processo per uso ille­cito delle arti magiche, faccia di Iside il deus ex machina del suo Asino d'oro.


 

 Iside si presenta

( dall’Asino d’oro di Apuleio)


« Eccomi, o Lucio chiamata dalle tue preghiere, io  madre della natura, signora di tutte le cose, origine di ogni età la più grande tra gli dei e le dee, che governa con un cenno il cielo, i venti e il mare, i silenzi dell’aldilà. Tutto il mondo, con diversi riti e diversi nomi, onora la mia mia potenza.»

 

 

Lucio, il protagonista del romanzo, ri­diventa uomo quando bruca i petali delle rose sacre alla dea che, apparendogli in sogno, gli indica nella conversio­ne al suo culto l'unica via percorribile per la salvezza.

 

 

 

 

Curiosità

 

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