Il Medico Egizio
Per indicare il medico la scrittura geroglifica ricorre a un simbolo a forma di freccia; è probabilmente la rappresentazione grafica dell'attrezzo di cui si serve per praticare incisioni.
La scienza medica è in Egitto attestata da numerose e autorevoli fonti. I medici, sostiene Erodoto, sono qui così numerosi che ciascuno di loro si occupa esclusivamente della malattia che meglio conosce; tanti sono gli specialisti di ogni settore che vantano approfondite conoscenze.
I medici, spesso sacerdoti o scribi, sono organizzati gerarchicamente: agli ordinari si affiancano i professionisti di grado superiore, gli ispettori e i sovrintendenti. Ad assisterli non sono infermiere, ma personale paramedico di sesso maschile. Non è loro compito partecipare all'operazione dell'imbalsamazione del defunto riservata a sacerdoti devoti ad Anubi.
Contrariamente a quanto si è soliti credere, le loro precise conoscenze anatomiche non derivano quindi dall'autopsia delle salme, ma da testi sacri attentamente studiati nelle Case della Vita o dall'osservazione degli animali durante la macellazione.La medicina egizia pone a fondamento dell'organismo umano il cuore considerato sede delle emozioni e dell'intelletto.
I reperti
Dall’alto: Scena della pesatura del cuore. Gli egizi credevano che quest’ultimo sia il punto d’incontro dei moltissimi vasi che trasportano tutto cio’ che vi è di liquido nell’uomo.
La sabbia del deserto inalata provoca pneumoconiosi, cioè l’alterazione del tessuto polmonare riscontrata in numerose mummie.
Di qui si dipartono i vasi che veicolano nel corpo tutti gli umori che questi produce. Se la ricchezza del Paese dipende dall'efficienza della rete di canali che lo percorrono, il benessere del corpo si deve innanzi tutto allo scorrimento dei suoi liquidi nei metu, i vasi che lo attraversano. Le malattie si manifestano quando al loro interno il flusso si blocca o sostanze tossiche si sostituiscono a quelle vitali.
Così il fatto che una donna non abbia figli si motiva con la chiusura del suo canale sessuale. Se le patologie esterne, chiaramente osservabili, sono inventate con precisione, non è così per quelle interne.
La loro natura nascosta, le cause spesso misteriose che le determinano, disorientano i medici egizi che, quando non sanno avanzare ipotesi più credibili, ricorrono all'irrazionale e attribuiscono la malattia alle funeste conseguenze della collera divina.
Quanto all'incidenza delle malattie, se indizi certi ci provengono dall'osservazione delle deformità attestate da molti ritratti, il maggiore contributo lo dobbiamo alle ricerche sui tessuti delle mummie, iniziate nell'Ottocento e proseguite in tempi a noi vicini.
L’esame di resti di tessuto polmonare lasciati dagli imbalsamatori hanno rivelato la diffusione di alterazioni indotte da polmonite e tubercolosi oltreché danni causati dall'inalazione involontaria di sabbia o fumo dei focolari domestici.
Le malattie parassitarie sono altrettanto diffuse e testimoniano la scarsa osservanza di norme igieniche fondamentali come l'assunzione di cibo non avariato o di acqua potabile.
L’artrosi è comune, i resti di fratture sono frequenti, ma altrettanto frequente è la loro rapida e benevola evoluzione. Le patologie all'arcata dentale sono generalmente prodotte da tartaro e logorio dei denti rovinati dall'alimentazione.
I testi pervenutici attestano il ricorso a più di duecento principi attivi farmacologici, ma c'è da credere che non tutti avessero efficacia terapeutica. Ci è difficile credere nel potere guaritore della rugiada o degli escrementi di mosca! Diffuse sono le indicazioni relative ai benefici indotti da una corretta alimentazione, se il male entra nel corpo attraverso il cibo è innanzi tutto con l'assunzione di validi antidoti alimentari che bisogna combatterlo.
Pinze, coltelli, fili di sutura, schegge, trapani, ponti dentari sono gli strumenti essenziali alla professione del medico.
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