La Musica

 

L’assenza di un sistema di notazione ci rende impossibi­le la conoscenza delle melodie egizie, ma i riferimenti alla musica dell'antico Egitto contenuti in testi di autori classici e una vasta documentazione iconografica ci consen­tono di affermare che quest'arte occupa un posto impor­tante nella vita dei suoi abitanti. Secondo Plutarco, Osiri­de si sarebbe servito in larga misura della musica per la sua impresa civilizzatrice del mondo conosciuto. D'altra parte, se le melodie restano ignote, ci è lecito supporre che gli Egizi conoscessero l'armonia dal momento che spesso sono ritratti gruppi di suonatori nell'atto di esegui­re contemporaneamente pezzi su strumenti diversi e talo­ra accompagnati da cantanti.

Musica sacra e profana si distinguono per modi e cir­costanze dell'esecuzione. Inni di sacerdoti, lamentazioni funebri, canti in occasione di celebrazioni liturgiche so­no manifestazioni di religiosità analoghe alla preghiera al punto che non è sempre chiaro quale sia la discriminante tra canto e recitazione. In ambito profano sono attestati brani musicali d'occasione, di solito destinati ad accom­pagnare banchetti o momenti significativi del lavoro dell'uomo. Non mancano le canzoni d'amore.

 

Le realizzazioni sono per lo più riservate a specialisti della materia. Musicisti e cantanti sono in larga maggio­ranza uomini fino all'avvento della diciottesima dinastia. Da questo momento anche le donne sono raffi­gurate sempre più frequentemente come orchestrali.


Le scene rivelano un'approfondita conoscenza tecnica nell'uso degli strumenti e una sensibilità musicale che, tutto ce lo lascia credere, si è nel tempo evoluta grazie alle influenze di musicisti stranieri che, soprattutto durante il Nuovo Regno, compaiono in gran numero nel Paese.

 

I reperti

 

Dall’alto: Suonatrice d’arpa.

Esempi di colonne con capitello Hatorico.

La testa della dea Hathor appare sormontata da un sitro.

 

Gli strumenti più utilizzati sono il flauto di canna o di legno con un numero di fori che varia da tre a cinque, la tromba (gli esemplari più preziosi, in argento e oro, sono stati trovati nella tomba di Tutankhamon), l'oboe doppio, il doppio clarinetto, la cetra, il liuto.

Per la loro diffusione un accenno a parte meritano il sistro e l'arpa.

 

Connesso con il culto di Hathor, la dea dell'amore, il sistro è un so­naglio formato da quattro piccole aste metalliche mobili e ricurve alle estremità attaccate a una montatura piegata a forma di ferro di cavallo e a un manico variamente deco­rato.

Sopravvive nell'uso religioso copto dove accompa­gna le celebrazioni con il suo tintinnio. L'arpa, attestata in numerose varianti, è di notevoli dimensioni, ha cinque o sette corde, una cassa e un manico lungo e arcuato a cui il suonatore, seduto o in piedi, si appoggia alla spalla.

 

La danza è prerogativa delle donne che la eseguono in gruppo, ma le scene parietali attestano assenza di sincro­nia di movimenti tra le danzatrici. Il loro abbigliamento è ridotto al minimo: corti gonnellini sfrangiati, morbide tu­niche trasparenti o semplicemente una cintura intorno al­la vita. I muscoli delle cosce avvalorano l'ipotesi che le ballerine rappresentate siano professioniste e che la di­stinzione tra danza e pratiche ginniche non sia poi così considerevole.

 

Esemplare il ritratto della danzatrice sul­l'ostracon conservato al MUSEO EGIZIO di TORINO: la donna vi è raffigurata in posizione acrobatica con il capo riverso all'indietro all'interno del cerchio formato dal suo stesso corpo.

Il ritmo dei balli è scandito dal battito delle mani, in qualche caso sostituito dall'uso di tavolette che con una certa approssimazione possiamo definire nacche­re. Quelle egiziane non sono cave, ma piatte, diritte o ri­curve, a forma di mano o di fiore di loto. Si suonano con una mano sola o con due e si accompagnano di solito ad altri strumenti a percussione come i tamburi.

 

 

 

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