La Pittura
Se le abilità pittoriche richieste dalla scrittura egizia lasciano supporre l'esistenza di un'affinità notevole tra l'attività del disegnatore e quella del pittore, in assenza di precise indicazioni sulle tecniche utilizzate, possiamo ricostruire l'abilità del secondo solo in base ai ritrovamenti archeologici e alle scene di pittura parietale rimaste incompiute.
Utile a questo proposito è il riferimento ai numerosi ostracon di cui gli artisti egizi si servivano nella fase preparatoria del lavoro come di veri e propri fogli per schizzi. Le raffigurazioni che vi compaiono sembrano ispirate a maggiore sperimentalismo e creatività che non a scene dipinte in sede definitiva e vi dominano i colori vivaci e il gusto per il movimento.
La successione cronologica delle storie è talora resa in strisce contigue che richiamano alla moderna tecnica del fumetto.
Il materiale più utilizzato per lo schizzo preparatorio dell'affresco parietale è il legno. Le dimensioni della tavoletta sono in genere tali da consentire la sua suddivisione in un reticolo di quadrati che, ingranditi su scala proporzionale, conterranno la figura da rappresentare.
I reperti
Dall’alto: Tradizionale rappresentazione parietale della dea Maat. Identificata con la Giustizia e la Verità, porta in capo la piuma di struzzo che è simbolo del suo nome.
Osiride con i simboli del potere e,in testa, la corona di Ateph ai cui lati sono due piume di struzzo. Il dio è considerato simbolo della natura che rinasce, per questo ha il viso dipinto di verde.
I canoni cui l'artista deve attenersi sono fissi: il canone della proporzione più antica corrisponde a un cubito cioè alla distanza che intercorre tra il gomito e la punta del dito pollice.
La figura umana, copricapo escluso, deve essere contenuta in un reticolo di diciotto quadrati corrispondente ai nostri quarantacinque centimetri circa, ma esistono misure predeterminate in cui far stare il viso, la mano, il piede e le altre parti del corpo.
Oltre a queste regole l'artista deve poi attenersi a quelle imposte dal rispetto dell'importanza del personaggio rappresentato, così il faraone deve essere più grande del funzionario e quest'ultimo deve superare in altezza il contadino.
La tecnica usuale della raffigurazione umana è quella del capo e delle spalle di profilo, del tronco frontale nella parte alta e di profilo in quella bassa. La pittura egizia manca di profondità per assenza della prospettiva; solo dove l'abbinamento dei colori è vario e vivace l'artista riesce a superare la rigidità che caratterizza l'arte ufficiale.
Gli strumenti del pittore non differiscono molto da quelli dello scriba, tavolozze di colore, bacinelle per l'acqua, pennelli ricavati da legni masticati all'estremità in modo da essere sfilacciati in setole morbide o resistenti secondo le necessità. I colori sono di derivazione vegetale o animale e usati secondo un preciso simbolismo: il giallo oro indica la luce, il rosso il sangue e la vita in generale, colorata in giallo chiaro è la carnagione delle donne, il blu cobra la volta celeste, la capigliatura di alcuni dei o le gemme di cui sono incastonati i sarcofagi, il verde l'acqua, eccetera.
Il pittore egizio interviene infine nella fase di decorazione della statua e dimostra grande abilità nella tecnica della pittura vascolare. Soggetti di tipo geometrico o naturalistico tra cui prevale la raffigurazione stilizzata del fiore di loto, ornano vasi in terracotta o in pasta di vetro; in questo caso l'effetto trasparenza è salvaguardato grazie all'utilizzo di impasti di colore molto diluito.
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