Qadesh – Una Battaglia senza Vincitori

 

 

Nell’anno quinto del regno Ramses Il decise di sferrare un attacco in grande stile contro gli ittiti. Poteva di­sporre dl forze imponenti, circa 200.000 fanti e 400 guer­rieri, per cui furono messi a disposizione 200 carri; tutta­via gli avversari schierarono forze ancora più ingenti, arri­vando a contare fino a più dl 3000 carri da guerra.

Peral­tro, erroneamente informato da alcuni disertori dell'eser­cito nemico della cui credibilità non dubitò, il sovrano egizio si lasciò convincere a sferrare un attacco anticipato sui tempi previsti contro Qadesh, che credeva sguarnita.

 

I reperti


Dall’alto: Illustrazione dei monumenti dell’Egitto e della Nubia di Jean  Francois  Champollion, Ramses II  è ritratto nell’atto di guidare il suo carro da guerra.

Testa della mummia di Ramses II, al Museo del Cairo.

Immagine delle colossali statue del faraone addossate al Tempio di Abu Simbel costruito in una posizione tale che il sole sorgendo, penetrasse al suo interno.

La controffensiva avversaria, invece, scattò secondo le previsioni ed ebbe inizialmente buon gioco contro le divisioni di Ramses che il re aveva deciso di lasciare su posizioni arretrate. Gli arcieri egizi poco poterono con­tro la forza di sfondamento nemico, tuttavia l'invocazione del faraone al padre Amon produsse effetti inattesi.

Assi­stito dal valoroso auriga e da due cavalli, Ramses riuscì a resistere all’attacco fino a quando fu raggiunto dal resto delle sue milizie, che nel frattempo avevano superato il corso del fiume ORONTE.

Le parti si invertirono e, dopo aver temuto il peggio, gli Egizi si trovarono nella condi­zione di poter sferrare alla roccaforte hlttita un attacco de­cisivo.

 

Ma la resistenza fu accanita e quella che è passata alla storia come una delle battaglie più importanti dell'an­tichità si concluse con una situazione di parità. Non così fu per i due protagonisti dell'impresa, che la propagan­darono ciascuno come una propria vittoria sull'opposto schieramento.

 D'altra parte che lo status quo in Asia Mino­re fosse stato confermato e provato dal noto trattato di pace che sedici anni dopo gli eventi descritti Ramses II e il fratello di Muwattalis, il nuovo re ittita HATTUSILI, firmarono.

 

Di fatto gli Egizi conservavano il controllo del­le regioni dell'Asia Minore che già governavano, mentre la potenza ittita sulla Siria del Nord era sconosciuta. A ra­tificare l'accordo era il matrimonio del faraone, già sposo di Nefertari, con una principessa Itittita.

 

E’ vero comun­que che la battaglia di Qadesh rappresentò per il mondo antico uno spartiacque: lo scontro tra una civiltà nomade e una civiltà sedentaria si concludeva nei fatti a vantaggio della seconda contro cui la forza d'urto della prima non era riuscita a sfondare. Si era compiuto un evento epocale che aprirà la strada alla piena integrazione tra i popoli della mezzaluna fertile; l'Eta del bronzo, epoca di grandi migrazioni, era finita.

 

 

 

 

 

 

Il farone Ramses II alla battaglia di Qadesh.

La cronaca.


«Aveva fatto Sua Maestà uno schieramento con tutti i primi del suo esercito, mentre era sul­la costa della terra di Amor ( la Siria ). Ed ecco il vile principe ( cioè il re ittita ) fece che andasse­ro molti cavalieri, numerosi come la sabbia, ed erano tre uomini per ogni carro: li fece stare nascosti dietro Qadesh,e irruppero in mezzo al­l'esercito egiziano, mentre marciava ignaro e non era pronto alla battaglia.» Però, racconta Ramsete II, «Trovai coraggioso il mio cuore, mentre il mio animo era in gioia. Divenni come Montu: lanciai frecce alla mia destra, facevo pri­gionieri a sinistra; ero come Seth nella sua ora, davanti a loro. Trovai i 2.500 carri dei nemici ammucchiati davanti ai miei cavalli. Nessuno tro­vava la suo mano per combattere. I loro animi erano languenti nel loro corpo, il loro braccio era debole, non riuscivano a lanciar frecce. Non trovavano animo per afferrare le loro lance. Li feci cadere nell'acqua come cadono i coccodril­li, caduti uno sull'altro.

Ecco, il principe vile stava nel mezzo del suo esercito con lo sua cavalleria a guardare la bat­taglia di Sua Maestà, tutto solo.»

 

 

La carta

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