Lo Scriba
Nell'antico Egitto, in assenza di un alfabeto fonetico che faciliti l'uso della scrittura, la pratica di quest'arte è difficile e riservata a una minoranza: solo un duro apprendistato e l'esercizio continuo consentono la formazione di specialisti della parola. Connessa fin dalle origini alla necessità di inventariare con precisione gli enormi ammassi di derrate alimentari in entrata e in uscita dalla Grande Casa del faraone, la scrittura è prerogativa dello scriba. Egli è generalmente formato da un collega, ma a DEIR EL-MEDINA esiste una vera e propria scuola allestita con lo scopo di avviarlo alla carriera. I tempi richiesti sono lunghi: si va dall'iniziale ricopiatura di testi redatti in geroglifico corsivo, il tipo di scrittura più semplice, alla compilazione di miscellanee da opere letterarie.
Il successo è alla portata di pochi; solo gli alunni più dotati, quelli che apprenderanno la difficile arte del geroglifico monumentale, il più complicato per numero dei segni e varietà delle combinazioni, hanno spianata la strada della carriera a corte. Gli altri saranno modesti segretari e troveranno impiego nell'amministrazione civile, militare o, in Età Tarda, ecclesiastica.
I reperti
Dall’alto: Il geroglifico dello scriba raffigura gli strumenti della sua professione: un contenitore per inchiostro, un vasetto per l’acqua, una penna di canna.
Geroglifici su colonna. E’ compito degli scribi procedere alla trascrizione sulle pareti e sulle colonne dei templi delle formule rituali previste dal culto del dio cui la costruzione è dedicata.
La professione dello scriba è molto ambita in un paese dove l'alternativa più probabile che si offre al giovane è quella di faticare chino sulla terra sotto un sole implacabile. Nella Satira dei mestieri, un padre, un certo Duaf Khety, sollecita il figlio allo studio indicandogli con evidenti intenti persuasivi gli innumerevoli svantaggi che gli deriverebbero dal rifiutare un mestiere onorevole e riconosciuto. Le fatiche conseguenti all'esercizio di tutte le altre professioni sono volutamente esagerate, ma non c'è falsità nell'affermazione secondo cui il più grande vantaggio dello scriba è quello di non dover prendere ordini da nessuno.
Consapevole del ruolo che gli deriva dal ricoprire una posizione sociale vantaggiosa, lo scriba custodisce gelosamente i segreti della sua professione e li tramanda di generazione in generazione. E' di solito figlio di un altro scriba e solo in casi eccezionali l'appartenente a un'altra categoria professionale può diventare tale.
La rappresentazione dello scriba da parte degli artisti egizi è convenzionale. Seduto a gambe incrociate, il segretario di corte tiene disteso sul gonnellino il rotolo di papiro che in genere srotola con la mano sinistra mentre con la destra si appresta alla redazione del testo.
Accanto ha i tradizionali strumenti di lavoro: uno stilo, un astuccio con gli incavi per contenere l'inchiostro in pasta, una cordicella e, appeso, un piccolo contenitore per l'acqua in cui intingere e ripulire i pennelli. Non è facile incidere su pietra o argilla i segni della scrittura egiziana, ma il Paese dispone in abbondanza di papiro.
Di buona qualità e facile da raccogliere e trasportare, il papiro è tagliato in steli che accostati e sovrapposti, dopo essere stati adeguatamente appiattiti e lisciati, formano fogli resistenti e morbidi allo stesso tempo. Gli scribi procedono a incollarli l'uno all'altro fino a formare rotoli che raggiungono, nei casi dei testi più estesi, lunghezze considerevoli. Il clima caldo e secco egizio ne ha consentito la conservazione negli anni.
La grande precisione con cui lo scriba procede a inventariare i beni di cui il Paese dispone (sacchi di cereali, capi di bestiame, bottino, materiale edilizio, eccetera) prova l'elevata cura e la concentrazione richieste alla sua mansione e dimostra inequivocabilmente la sua approfondita conoscenza della matematica. la costante attività di controllo e le complesse funzioni amministrative cui è chiamato influiscono notevolmente sulla vita di tutto il popolo.
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