Tuthmosi III

 

 

Dopo il regno di Hatshepsut che abbandonata la politica di aggressione verso l’Oriente, si era dedi­cata piuttosto all’apertura di nuove vie commerciali in direzione della Terra di Punt, l’Egitto passò nelle mani di un nuovo signore della guerra: TUTHMOSI III. Per la giovane età aveva fino a quel momento governato insieme con la zia-matrigna ma l’oracolo di Amon gli aveva da tempo predetto che sarebbe diventato re.
Lo divenne nel 1457 a.C., nel pieno della stagione di Peret (l’autunno) e rimase sul trono per trentatré an­ni. Per lungo tempo era stato educato al ruolo che avrebbe ricoperto; il momento del trapasso non fu dunque traumatico per il figlio di Tuthmosi Il e di una sua sposa secondaria e d’altro canto la tempra del ragazzo non lasciava dubbi sul fatto che sareb­be divenuto uno dei più grandi sovrani del Paese.

Se dopo che Hashepsut si fu ritirata dal regno or­dinò che il suo nome e i suoi appellativi fossero ri­mossi dai monumenti non fu per odio verso l’ex regina quanto piuttosto per ossequio a una tradi­zione che non prevedeva che il nome di un farao­ne comparisse a fianco di quello di una donna. Preso possesso delle insegne del potere Tuthmosi III rivolse la sua attenzione ai territori del Vicino Oriente: di qui doveva prendere inizio la lunga se­rie di campagne militari di cui nel corso del suo lungo regno sarà protagonista. Si trattò inizial­mente di sedare le numerose rivolte delle popola­zioni confinanti sottomesse ai tempi del nonno; quindi, riorganizzato l’esercito, di attaccare fron­talmente un vasto territorio i cui piccoli regni si erano costituiti in una coalizione. La guidava il sovrano di QADESH, oggi una località siriana, a sua volta tributario del signore di MEGIDDO, nell'attuale Stato d'Israele.

Proprio in questa zona gli Egizi combatterono furiose battaglie che li vi­dero infine vincitori sui nemici. In particolare,
quando, nel ventitreesimo anno del suo regno, si trovò a dover affrontare la controffensiva del rivale di Megiddo. Tuthmosi, giocando d'anticipo sulle mosse dell'avversario, riuscì a sorprenderlo e a sbaragliarne l'esercito.

Poi­ché però le sue truppe persero tempo prezioso nella raz­zia, l'assedio a Megiddo si protrasse per sette lunghi mesi, a conclusione dei quali il re nemico riuscì a sfuggire alla cattura. Allora il faraone si accontentò di riportare con se in patria i suoi figli e a Tebe fu accolto da calorose dimo­strazioni d'affetto da parte del suo popolo.

 

I reperti


La statua riprodotta, conservata nel Museo del Cairo e originariamente collocata nel tempio di Amon-Ra  a Karnak, raffigura Astet, la madre di Tuthmosi III. La regina-dea regge con la mano sinistra uno scettro floreale.

La capigliatura e la posa ricordano le tradizionali raffigurazioni delle dee Iside e Hator. In basso particolare della statua di Tuthmosi III.

 

Quella descritta fu la prima delle quattordici spedizioni militari che valsero a consolidare il potere egizio in ASIA MINORE. A concorrere al risultato fu anche l'attenzione di Tuthmosi III per la propaganda: alle azioni effettive se­guirono infatti numerose spedizioni dimostrative, che non avevano altro obiettivo se non quello di consolidare le posizioni già acquisite.

 

Tappa decisiva del definitivo controllo della zona fu la battaglia contro lo Stato di Ml­TANNI, combattuta in larga parte sul fiume Eufrate, dove il faraone aveva fatto trasferire la flotta in precedenza alle­stita e ancorata a Byblos.

 

La fama del re guerriero giunse anche a sud, all'altezza della quinta e poi della sesta cateratta del Nilo, il PAESE Dl PIU, noto per l'abbondanza di rinoceronti.Tuthmosi III non ebbe, poiché ormai vecchio e stanco, la soddisfa­zione di catturare il re di Qadesh, ma il suo desiderio fu realizzato dal generale AMENEMHAB, cui aveva lasciato in consegna la direzione delle truppe.


Oltre che come forte guerriero e imbattibile arciere, Tuthmosi III è ricordato dai documenti come esperto cacciatore. Testi celebrativi ne rievocano le imprese ve­natorie più grandi: sette leoni uccisi nel corso di una sola battuta, un intero branco di tori catturato in una sola giornata...

Più pacifica era invece la sua passione per la botanica, testimoniata dai molti e accurati motivi floreali presenti sulle pareti dei suoi monumenti (si ricordano in particola­re quelle del tempio di Amon) e sui testi che rievocano le sue imprese.



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