Johann Joachim Winckelmann

Nato a Stendal, in Prussia, nel 1717, morì a trieste nel 1768. Di umili origini, seguì studi filosofici e letterari nelle università di Halle e di Jena, ed approfondì in seguito lo studio della letteratura e dell'arte classica. Autore, fra l'altro, di una Storia dell'arte e dell'antichità, in cui, per la prima voltà, tenta di dare un ordine sistematico alla molteplicità di opere antiche, cercando di comprenderne lo stile.

Il Winckelmann ritiene che tutto sia finalizzato all'espressione del Bello ideale, raggiungibile non imitando la natura, ma emendandol dai suoi difetti, o, meglio, scegliendo da essa le parti più belle e fondendole insieme.

E' una vecchia teoria che risale ai romani e che, dal rinascimento in poi, è stata costantemente ripresa.

La differenza fra il Winckelmann e i suoi predecessori è solo nel maggior rigore con cui la teoria è accettata e rielaborata da lui. Quelli cercano il Bello ideale senza staccarsi dai problemi dell'età in cui vivono, senza rinunciare al linguaggio contemporaneo, il Winckelmann invece, ritenendo che soltanto i greci abbiano raggiunto il Bello ideale, assumendo l'opera greca come modello da imitare. Il ragionamento è astorico, pretendendo che il Bello ideale dei greci sia non espressione di un particolare momento unico ed irripetibile, ma eterno e valido per ogni periodo, anche quello contemporaneo a lui.

Perciò il Neoclassicismoè una corrente culturale ben definita e molto diversa da quel classicismo che, è presente in tutto il corso dell'arte europea, soprattutto in Italia, anche quando , come nel Medioevo, sembra scomparso.

Le teorie di Winckelmann, anche se nuove, ebbero un gran seguito: giungevano nel momento giusto per interpretare una tendenza culturale, comune a tutta l'epoca, di reazione non soltanto al Barocco ma anche a ciò di capriccioso vi era nel Rococò, ritrovando la misura classica, con un fervore di studio sull'antico cui avevano dato un nuovo entusiasmo le recenti clamorose scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei.