Giu’ le mani dalle pensioni

Coerentemente con le strategie di attacco al salario condotte da Confindustria, il Governo lancia la sua offensiva di autunno per consolidare in senso neocorporativo le relazioni sociali e per attaccare il nostro salario previdenziale.

  1. E’ già aperto il tavolo per la riforma degli ammortizzatori sociali. L’obiettivo dichiarato del Governo è la riduzione degli ammortizzatori sociali alla sola CIG ordinaria, estendendola a tutti i settori, come strumento di sostegno alla realizzazione di una maggiore flessibilità dell’organizzazione del lavoro in rapporto ai picchi ed ai cali di produzione. Verrebbero aboliti la CIG speciale, i prepensionamenti e la mobilità lunga. Tutto ciò, si dice, servirà a finanziare attività di formazione e l’aumento della indennità di disoccupazione. L’obiettivo del Governo è quello di sancire definitivamente il passaggio da un sistema di sostegno all’occupazione ad un sistema di sostegno alla disoccupazione.
  2. Sul Patto Sociale di Natale il Governo prevede la ripresa del tavolo neocorporativo nazionale (la prima riunione è già prevista nelle prossime settimane) per intervenire nuovamente sulle materie relative alla realizzazione dei patti "neocorporativi" territoriali ed alle flessibilità salariali e occupazionali in deroga alle norme di legge e contrattuali.
  3. I paladini della flessibilità, alle prese tra l’altro con i referendum antisindacali ed antioperai della Bonino, prospettano l’abolizione della "giusta causa" per il licenziamento anche per le imprese superiori ai 15 dipendenti, e altre modifiche allo stesso Statuto dei Lavoratori.

  4. Per la Finanziaria 1999/2000, manovra da 17.000 miliardi, che si aggiungono al massiccio aumento delle tariffe che sta già falcidiando il nostro salario, è stata avanzata l’ipotesi di abolizione del TFR e di un ulteriore intervento sulle pensioni pubbliche per sostenere lo sviluppo della previdenza privata.

La risposta Sindacale a questa offensiva del Governo è assolutamente inadeguata. Da una parte la CISL si fa paladina indefessa della "flessibilità" salariale ed occupazionale (fino a firmare accordi separati come per il "Patto" su Milano), dall’altra la CGIL, con una ingiustificabile iniziativa del suo segretario Generale, dichiara la sua disponibilità ad un ulteriore intervento sulle pensioni per il passaggio al sistema contributivo.

Si dimostra ancora di più l’arroganza dei Segretari sindacali che dichiarando di parlare a nome dei lavoratori e per i loro interessi lanciano continuamente aperture al Governo, ora sulla flessibilità, ora sulle pensioni, negando i più elementari diritti di democrazia sindacale.

Invece di chiamare i lavoratori alla discussione per costruire assieme obiettivi e piattaforme in difesa del lavoro e delle pensioni, Cofferati dichiara dalle colonne di un giornale la disponibilità della "sua" organizzazione a tagliare le pensioni. Tutto questo in offesa alle precedenti deliberazioni del Consiglio Generale Nazionale della CGIL e, soprattutto, del preciso mandato che milioni di lavoratori hanno consegnato al Sindacato, con il referendum del 1995 sulla Controriforma Dini.

In quella occasione il 40% dei lavoratori votò contro l’accordo sulle pensioni. Il restante 60% votò a favore solo perché, almeno per i lavoratori che avevano allora più di 18 anni di contributi veniva promesso e prospettato il mantenimento del sistema retributivo per il calcolo della pensione.

Solo i lavoratori possono decidere quale posizione avere sulle pensioni

Nessuno, nemmeno Cofferati, può trattare senza un preciso mandato dei lavoratori

Il Coordinamento Nazionale delle delegate e dei delegati eletti nelle RSU, diffida il Sindacato ad avviare alcuna trattativa, sulla finanziaria, sulla verifica del patto di natale, sulle pensioni, sulla flessibilità e sugli ammortizzatori sociali non avendo mandato alcuno a trattare su questi argomenti.

Chiediamo al Sindacato di avviare invece una consultazione tra i lavoratori per la costruzione di una piattaforma rivendicativa, per l’occupazione (contro l’estendersi delle flessibilità), per il salario (contro i tagli nella finanziaria e l’aumento delle tariffe), per la difesa delle pensioni (contro ogni tentativo di ulteriore attacco al sistema previdenziale pubblico).

Quello che è in gioco è il salario dei lavoratori, le loro condizioni di lavoro e di vita. Quello che è in gioco è un’idea di sindacato, autonomo dai padroni e dai Governi, fondato sulla partecipazione e la condivisione degli obiettivi da parte dei lavoratori.

Milano 9 settembre 1999

 

IL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE RSU