manifesto 23/8

CLUSTER-BOMB L'IMMONDEZZAIO DELLA NATO

Acqua sporca

Un decreto urgente impone un ulteriore fermo pesca nel medio Adriatico: era falso il cessate allarme di agosto e il mare è ancora pieno di bombe

- LORIS CAMPETTI - ROMA

L e bugie hanno le gambe corte. E' questo il senso del decreto urgente con cui il ministro delle politiche agicole e forestali Paolo De Castro - competente in materia di pesca - ha deciso il fermo pesca di un'ampio tratto delle coste marchigiane e romagnole. La ragione è semplice: la bonifica dell'Adriatico dalle bombe e dai missili scaricati dagli aerei Nato di ritorno dalle missioni di guerra che hanno devastato la Jugoslavia, è tutt'altro che conclusa. Le dichiarazioni assertorie e rassicuranti con cui la Marina militare annunciava a fine agosto che non esistevano più pericoli per i pescatori sono state dunque smentite al massimo livello. L'unico errore (meglio dire lapsus) del decreto ministeriale, sta nel fatto che, dopo aver ammesso che "le operazioni di recupero degli ordigni rilasciati in mare durante le operazioni legate alla crisi internazionale del Kosovo" non sono ancora terminate, definisce la chiusura di un ampio tratto di mare tra Fano e la Romagna con il termine di "riposo biologico". "E' un errore banale - ci dice il presidente della Lega Pesca Ettore Ianì - ed è evidente che il fermo è stato deciso per motivi bellici. Poi, è ovvio che qualsiasi sia la ragione del fermo il patrimonio ittico dell'area interessata non potrà che avvantaggiarsene".

Tra i pescatori dell'Adriatico il clima è teso: verità che vivono due giorni prima di essere smentite, rassicurazioni che non tranquillizzano più nessuno: "Ci hanno sempre detto bugie, non sappiamo quante bombe sono state scaricate in mare, di che tipo, in quali posti. E a completare l'opera di disinformazione - ci dice il presidente di Lega-Pesca delle Marche, Daniele Balestrini - sono arrivati i segreti di stato". Per qualche giorno i pescatori marchigiani e romagnoli si aggiusteranno come possono: "Andremo a lavorare nelle zone limitrofe a quella interdetta, certo non tireremo le barche in secco. Le nostre imbarcazioni sono attrezzate sia per lo strascico sia con le volanti per il pesce azzurro. Ma più passa il tempo - racconta Palestrini - più saremo costretti a spingerci a largo".

Cluster-bomb, bombe d'aereo, missili terra-aria sono stati rinvenuti dai pescatori dell'alto, medio e basso Adriatico recentemente, ben dopo la dichiarazione della Marina che decretava il cessato allarme e il completamento della bonifica. Lo hanno denunciato il manifesto e le associazioni ambientaliste - Wwf e Legambiente - e in seguito alla nostra campagna il presidente nazionale della Lega-Pesca Ettore Iannì ha scritto una lettera riservata al ministro De Castro e al sottosegretario alla presidenza Marco Minniti per chiedere un intervento chiarificatore. Intervento che è arrivato con il decreto ministeriale del 21 ottobre. Iannì è convinto che solo in presenza di un quadro chiaro della situazione in Adriatico si possano evitare tensioni e speculazioni: "Ci sono dei rapaci che aizzano i pescatori promettendo un rimborso statale per il fermo bellico. Noi diciamo a quelli della Federcopop-Pesca che seguono questa strada che si tratta di una richesta irresponsabile. Io mi auguro infatti che il fermo nell'area romagnolo-marchigiana sia provvisorio e di breve durata. Certo che, se le operazioni di bonifica dovessero andare avanti un mese o più, saremmo i primi noi a chiedere un sostegno economico per i pescatori, per esempio con un emendamento alla Finanziaria".

Il Wwf non molla l'osso e non si accontenta della parziale vittoria ottenuta con il decreto urgente, e rivendica il diritto all'informazione, condizione indispensabile per la sicurezza. Il responsabile Mare dell'organizzazione, Stefano Lenzi, si chiede se il governo ritenga "di aver acquisito dalla Nato tutte le informazioni disponibili sulle procedure standar sul rilascio degli ordigni inutilizzati dai piloti durante il conflitto del Kosovo, sulla qualità e tipologia degli ordigni scaricati". Lenzi rivendica uno screening dell'Adriatico, un Centro di pronto intervento su segnalazioni di ulteriori rinvenimenti e la definizione di codici di comportamento per pescatori, turisti e abitanti delle coste adriatiche.

Insomma, la guerra contro la Jugoslavia non è ancora finita. Non è finita in Serbia, dove con l'arrivo dell'inverno la gente colpevole di avere per presidente Milosevic rischia di morire letteralmente di freddo e di fame grazie al nostro embargo. E la guerra continua anche in Adriatico, l'immondezzaio della Nato coperto dal top secret.