content="Mangiavamo colza modificata e non lo sapevamo">

dal "manifesto" del 19 maggio 2000

Colza e mangiata
Per due anni, semi di colza transgenici sono stati utilizzati in mezza Europa, all'insaputa dei contadini. Il governo inglese sapeva da un mese, ma ha taciuto
A. MAS.

Per almeno due anni, i campi di mezza Europa sono stati coltivati con semi di colza modificata geneticamente - all'insaputa dei coltivatori e del consumatori. In particolare, semi transgenici di colza importati dal Canada sarebbero stati coltivati in seicento fattorie inglesi, nonché in Francia (600 ettari), in Germania (400 ettari) e in Svezia (500 ettari). E si sospetta che possano essere finiti pure in Italia (mentre è più che probabile che siano arrivati sulle tavole italiane mangimi e olio transgenici).
Ma desta scalpore il fatto che il governo inglese ha ammesso di essere stato informato il 17 aprile scorso dalla società importatrice delle sementi, Advanta seeds (una joint venture tra il gruppo anglo-svedese Astra Zeneca e una cooperativa olandese, la Cosun): ma per un mese ha tenuto nascosta la notizia. Il sottosegretario all'agricoltura del governo Blair, Nick Brown, ha confermato ieri le rivelazioni della società importatrice davanti alla Camera dei comuni, attirandosi le critiche dell'opposizione. "E' un evento spiacevole", ha abbozzato Brown, ribadendo però che "non ci sono rischi né per la salute, né per l'ambiente". Tuttavia, ha ammesso il sottosegretario, l'episodio evidenzia che vi sono dei difetti nelle procedure internazionali di controllo della purezza dei semi. Anche il Dipartimento dell'agricoltura svedese ha ammesso che quattordici tonnellate di sementi importate dal Canada nel '99 contenevano uno 0,4 per cento di semi transgenici.
L'Advanta si è difesa sostenendo che i semi geneticamente modificati si sarebbero mischiati a quelli "classici" per errore (attraverso un polline proveniente dal Canada) e che la contaminazione riguarderebbe poco meno dell'uno per cento dei semi importati dalla società negli ultimi due anni. Il tutto all'insaputa degli stessi agricoltori, ignari di utilizzare sementi transgeniche. Il che dimostra, ancora una volta, la difficoltà di disciplinare e di controllare le modificazioni genetiche alla base, e la relativa inutilità dell'etichettatura (obbligatoria da circa un mese) dei cibi contenenti ogm.
"Per i prodotti transgenici è assolutamente necessario che, oltre al danno per la salute dell'uomo, venga previsto anche quello sull'ambiente, che il parlamento europeo non ha ancora voluto riconoscere", afferma Annamaria Procacci dei Verdi, che ha presentato sulla questione un'interrogazione ai ministri delle Politiche agricole e delle Politiche comunitarie dell'Unione europea. Il danno ambientale sarebbe costituito, continua la Procacci, "da raccolti, alterati all'insaputa degli stessi agricoltori, che finiranno nel piatto dei consumatori, ma anche da una inarrestabile e progressiva mutazione genetica delle piante, che porterà allo stravolgimento irreversibile degli ecosistemi".