Dal "manifesto" del 3 febbraio 2000

 

SCHEDA CHE COS'E' L'URANIO IMPOVERITO. LEZIONE-DENUNCIA DI DUE SCIENZIATI ITALIANI

Costa poco e avvelena molto

Le conseguenze delle bombe Nato sulla Jugoslavia si vedranno tra qualche anno

- CRISTINA GIANNARDI* DANIELE DOMINICI** -

 

L 'uranio è un elemento tossico e radioattivo con un lungo tempo di dimezzamento, nocivo soprattutto per inalazione e ingestione. L'uso di proiettili contenenti uranio impoverito determina l'esposizione della popolazione e dei militari sia al momento dell'impatto del proiettile che per un lungo periodo successivo. Il danno tossicologico si manifesta come perdita di funzionalità renale, la radioattività determina un rischio di morte per tumore proporzionale alla dose efficace assunta dalla persona.

Il dipartimento della difesa Usa e la Nato hanno ammesso che nella guerra del Kosovo gli aerei A-10 hanno utilizzato proiettili contenenti uranio impoverito, senza però precisarne la quantità né indicare le località colpite, rendendo così di fatto impossibile adottare le opportune precauzioni (che invece raccomandano ai propri militari), nelle operazioni di bonifica e nel reinsediamento civile. Appare grave che la Nato abbia negato tali informazioni, persino alla Balkans task force dell'Onu incaricata di valutare le conseguenze sanitarie e ambientali della guerra.

L'uranio impoverito utilizzato dagli Usa, residuo del processo di arricchimento dell'uranio naturale per la produzione di combustibile nucleare o per applicazioni militari, ha una attività specifica pari al 58 per cento di quella dell'uranio naturale. Per l'elevata densità e la natura piroforica, nonché per la convenienza economica dovuta alla grande quantità disponibile, l'uranio impoverito metallico è stato utilizzato per la produzione di proiettili fin dagli anni '70, non solo negli Usa (Arabia Saudita, Francia, Inghilterra, Israele, Pakistan, Russia, Thailandia e Turchia hanno o avranno armi del genere).

Esistono proiettili di piccolo calibro, tra cui quelli da 30 mm, che possono essere utilizzati dagli aerei A-10 e dagli elicotteri Apache, e munizioni per carri armati da 105 e 120 mm, che possono essere usate dagli M1 americani, dai Leopard tedeschi e dai Challenger inglesi. Il contenuto di uranio impoverito varia con il calibro, da 300 grammi fino a cinque chili.

I proiettili all'uranio impoverito, realizzati per distruggere carri corazzati e poco efficaci su bersagli meno rigidi (edifici), sono costituiti da un sottile cilindro di uranio impoverito, in lega con 0,75 per cento di titanio, contenuto in un involucro di materiale più leggero: quando il proiettile colpisce un bersaglio il cilindro si frammenta per una frazione compresa tra il dieci e il 35 per cento in un aerosol di particelle di ossidi di uranio, che si disperde in una regione di circa cento metri intorno al punto d'impatto. La dispersione in atmosfera dell'uranio impoverito determina in un primo tempo una contaminazione superficiale del suolo, che in seguito si diffonde nell'ambiente e negli alimenti.

Per l'esposizione dei militari, dal momento che per la guerra del Kosovo non ci risulta siano state fatte valutazioni specifiche, si può fare riferimento agli scenari considerati per la guerra del Golfo: l'esercito Usa ha stimato che un militare presente all'interno di un veicolo colpito da un proiettile all'uranio assuma una dose di circa cinque mSv e che per la pulizia di un carro contaminato due ore di lavoro corrispondano a una dose di due mSv (il limite di dose annuo per esposizione lavorativa è pari a venti mSv).

Per l'esposizione della popolazione che viva in un'area contaminata è opportuno valutare separatamente la dose media e la dose individuale. La dose media viene calcolata a partire dalla concentrazione di uranio impoverito nel suolo: in assenza di informazioni sulla quantità di uranio impoverito utilizzata e di misure sperimentali, non attuabili senza conoscere le località colpite, la contaminazione prodotta può essere stimata con ipotesi fondate sulle caratteristiche tecniche delle armi utilizzate. In assenza di conferme della presenza di uranio impoverito nei missili Tomahawk, abbiamo considerato un attacco da parte di un A-10 per 2.5 secondi a 1800 colpi/minuto (di cui 4/5 contenenti uranio impoverito), per una quantità totale di uranio impoverito pari a 18 chili; per uno scenario che determina una esposizione potenzialmente elevata (uso agricolo con residenza nella stessa zona, consumo di acqua e cibo locali), si possono distinguere due casi: se l'acqua potabile non è contaminata, la dose media annua risulta non superiore a 0,01 mSv (il limite di dose annuo per la popolazione è pari a un mSv) per il primo anno, per poi diminuire progressivamente; se l'acqua potabile è contaminata il contributo di dose dovuto al consumo di acqua potrebbe invece divenire importante, dell'ordine del limite di dose, e andrebbe considerata la possibilità di effetti di tipo tossicologico. In particolare, tale ipotesi potrebbe verificarsi per un bacino chiuso, a limitato ricambio d'acqua, o per una falda superficiale, che potrebbe subire una contaminazione diretta o più rapida per effetto di proiettili all'uranio che manchino il bersaglio e raggiungano strati di suolo profondi (in generale il trasferimento della contaminazione dal suolo alla falda potrà avvenire solo dopo tempi molto lunghi, essendo il tempo di lisciviazione medio degli ossidi di uranio dai primi 10 cm di suolo pari a circa 14 anni).

Il controllo della contaminazione dell'acqua potabile assume quindi fondamentale importanza per la tutela della salute della popolazione. E' evidente che la notifica da parte Nato delle aree potenzialmente contaminate da uranio impoverito renderebbe più agevole tale controllo.

Diverso è il problema della dose individuale: la popolazione, in primo luogo bambine e bambini che si trovino a giocare con cilindri di uranio impoverito dispersi nell'ambiente, può assumere dosi anche molto elevate, difficilmente stimabili, per inalazione o ingestione di particelle di ossidi di uranio impoverito (in prossimità di frammenti conficcati nel suolo e ossidati le concentrazioni di uranio impoverito nel terreno possono raggiungere valori molto elevati, fino al 12 per cento in peso).

La protezione della popolazione deve essere attuata comunque, prima di tutto, con l'eliminazione delle esposizioni non giustificate; per questo, indipendentemente dai valori di dose stimati, si ritiene l'uso militare dell'uranio impoverito contrario alle raccomandazioni internazionali che regolano la protezione dagli effetti delle radiazioni ionizzanti. A questo proposito, ricordiamo che la sottocommissione Onu sulla prevenzione delle discriminazioni e sulla protezione delle minoranze ha votato (agosto 1996) una risoluzione che condanna l'uso e la diffusione delle armi contenenti uranio impoverito.

 

*Fisica Ambientale, Dipartimento di Firenze Arpat, c.giannardi

arpat.toscana.it;

**Dipartimento di Fisica dell'Università di Firenze, dominici

fi.infn.it