dal manifesto 3/6
GUERRA NATO
La gomma Del Ponte
TOMMASO DI FRANCESCO




Se il procuratore Louise Arbour, il 20 maggio 1999 con l'incriminazione
davanti al Tribunale dell'Aja di tutta la leadership di Belgrado, aveva
legittimato la guerra aerea della Nato proprio quando diventavano evidentiil disastro per le popolazioni civili e le menzogne degli "effetticollaterali", ecco che adesso Carla Del Ponte cancella ogni colpa di crimine di guerra, non sulla base di prove, ma dichiarando di non avere una legislazione internazionale valida a disposizione e di "non sapere" se la Nato sapeva che gli obiettivi militari erano anche obiettivi civili. Eppure era legittimo, da chi dice che vuole "fare giustizia senza guardare in faccia a nessuno" aspettarsi un comportamento diverso. Siamo invece al disastro della giustizia internazionale. Non è bastato che l'Onu fosse esautorata dalla guerra aerea della Nato a tutti i costi, decisa fuori e
contro ogni forma di giustizia internazionale. Non è bastata la farsa delle trattative di Rambouillet. Non è servita a nulla la tragedia di questo anno di Amministrazione Onu e Nato del Kosovo, con la cacciata di 240.000 tra serbi, rom e goranci, con centinaia e centinaia di loro uccisi, come in una grande fossa comune, di cui, però, non parla nessuno.
Stavolta il Tribunale dell'Aja, da organismo dell'Onu - l'unico finanziato
anche dagli Stati uniti - è diventato il Tribunale della Nato. Che accadrà
ora che il documento di Carla Del Ponte è nella mani del Consiglio di
sicurezza, è facile prevedere. Già il ministro degli esteri russo Igor
Ivanov si è lamentato della "parzialità" del Tribunale, adesso si aggiunge
l'assoluzione della Nato anche per il bombardamento dell'ambasciata cinese
di Belgrado.
Una parzialità confermata anche dal fatto che si affrontano solo 5 stragi di
civili. E le altre? E per tutte si insiste sulla contiguità a obiettivi
militari. Ma è la stessa giustificazione di Milosevic per le stragi della
Drenica nel 1998: tra i civili c'erano armati dell'Uck (strategia di
guerriglia peralto confermata dal video shock della Bbc). La stessa
motivazione, del resto, dell'Amministrazione Usa per la strage di Waco del
1993, sulla cui legittimità si è tanto discusso negli Usa mentre esplodeva
la guerra "umanitaria": sì abbiamo ucciso 80 civili, donne e bambini, ma
dentro c'erano i davidoniani armati. A questo punto, perché arrestare solo
Milosevic, e non tutti i criminali di guerra? La Del Ponte si lamenta di non
esser potuta andare a Belgrado a trovare prove dirette. Strano che non
s'interroghi su quanto le ha nuociuto la mossa del 1999 della Arbour. Che
senso ha infatti chiedere a chi è già condannato, prove della sua
colpevolezza, senza aver cercato altri riscontri e colpevoli, per una guerra
che ha coinvolto tante leadership politiche?
La battaglia sulla verità, ora, è tutta aperta, nonostante la gomma della
Del Ponte.
Il fatto più grave è che questo documento, se non è un'assoluzione, scagiona
l'Alleanza atlantica davanti all'opinione pubblica jugoslava che invece ha
vissuto, negli occhi e dentro la memoria, quelle ore nei rifugi a piangere.
Come l'embargo che resta e pesa sulle popolazioni civili, i bombardamenti
sono incancellabili. Non sono errori, ma sangue. E' per questo che tutti a
Belgrado non danno colpe al "proprio" esercito, perché "ha difeso il paese"
e giudicano i raid Nato come un'aggressione. Ora questo sentimento di
resistenza è riconsegnato nelle mani di Slobodan Milosevic. E anche questa
decisione zittisce quell'opposizione che chiede che l'embargo sia tolto, e
che si riveda la decisione d'incriminare Milosevic, se si vuole il suo
allontanamento indolore dal potere.



"La vera pace non è solo l'assenza di
tensioni; è la presenza della vera
Giustizia" - M. L. King