dal "manifesto" del 30 marzo 2000

BALCANI DALLA BOSNIA AL KOSOVO

L'Europa mette i soldi, gli Usa i soldati

I costi della guerra e quelli della ricostruzione. E tutto resta a guida americana

- MANLIO DINUCCI -

Prodi non ha dubbi. "Lo scorso marzo - ha scritto sull'International Herald Tribune - noi europei abbiamo dimostrato di avere il coraggio (lo "stomaco" traduce alla lettera il Corriere della Sera con un significativo lapsus) di fare la guerra. Ora, a un anno di distanza, dimostreremo che abbiamo la resistenza per costruire una pace durevole".

Se dovessimo fallire, avverte il presidente della Commissione Ue, "correremmo il rischio di una seria frattura con i nostri amici negli Stati uniti, dove c'è la radicata opinione che, dopo che loro si sono assunti il costo principale della campagna militare, ora l'Europa deve addossarsi l'onere principale nella costruzione della pace".

I dati del Pentagono

Sono stati in effetti gli "amici statunitensi" a fornire il 75% dei 1.100 aerei e il 90% delle 23.000 bombe della Nato che hanno demolito Serbia e Kosovo, e a prendersi l'incombenza di decidere quali obiettivi gli aerei europei dovevano colpire: dei 2.000 distrutti in Serbia, ha precisato il Pentagono, 1.999 sono stati scelti dall'intelligence statunitense e solo uno dagli europei.

Dopo aver aiutato gli Usa nel lavoro di demolizione, l'Unione europea è ora chiamata a addossarsi il peso della "costruzione della pace". Il ragionamento sembra logico. A scanso di equivoci, al convegno dell'Aspen il segretario di stato Madeleine Albright ha ricordato agli europei che "il contributo militare e finanziario dell'America deve essere limitato a non più di un settimo dello sforzo internazionale totale".

Il Kosovo, ha avvertito Albright, "è un test chiave per l'abilità della Ue, e dell'Europa in generale, di condurre una politica estera e della sicurezza che sia non solo comune ma effettiva" (U.S. Department of State, 18-3-2000).

Il ministro degli esteri Dini l'ha rassicurata: l'Unione europea intende acquisire "una vera e propria capacità di potenza" (ha deciso lo scorso dicembre di dotarsi di una "forza di reazione rapida" di 50-60mila uomini) così da poter fare a meno del "comfort e la sicurezza di una protezione solo americana". La Nato resta comunque "lo strumento fondamentale per regolare la sicurezza internazionale".

L'Unione europea, dunque, finirà sul terreno in cui a Washington vogliono che si inoltri. La guerra, voluta e condotta soprattutto dagli Stati uniti, ha demolito non solo ponti e edifici ma anche uno stato, distaccandone di fatto una parte (il Kosovo) e cominciando a distaccarne un'altra (il Montenegro). Ha favorito in tal modo la formazione di altri "stati etnici", che frammentano ulteriormente la regione acuendo le tensioni che l'attraversano. Su questo terreno già friabile, che l'intervento Usa ha reso franoso, l'Unione europea va ora a "costruire la pace".

Pozzo senza fondo

In tale situazione altro denaro (preso dalle tasche dei contribuenti europei) dovrà essere gettato nel pozzo senza fondo della ricostruzione balcanica, che ha finora inghiottito 17 miliardi di euro (circa 33mila miliardi di lire) senza produrre apprezzabili risultati. Dei 5 miliardi di dollari dati alla Bosnia - ha ammesso lo stesso responsabile della task force italiana per i Balcani, Franco Bernabè - ne sono arrivati meno della metà, giacché un 30% è andato a coprire i costi della burocrazia e oltre il 20% è sparito.

Allo stesso tempo altre forze militari europee dovranno essere dislocate in Kosovo, dove la Ue mantiene già 28mila soldati, di cui oltre 6mila italiani (più di quelli Usa).

Gli Stati uniti sono così riusciti a portare l'Unione europea sul terreno in cui prevalgono nettamente, quello dell'uso della forza militare, facendole combattere una guerra (che avrebbe potuto essere evitata con una soluzione politica della crisi) sullo stesso territorio europeo. Hanno potuto in tal modo rivitalizzare la Nato, strumento essenziale della loro leadership nei confronti degli alleati europei, nel momento decisivo in cui - dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia e del Comecon e la disgregazione dell'Unione sovietica - si sta ridisegnando la carta geopolitica, geoeconomica e geostrategica dell'intera regione europea.

Oneri e comandi

Ora agli europei è affidato l'onere della "costruzione della pace", ma sia chiaro: "La leadership americana rimarrà indispensabile per assicurare la pace nei Balcani", si ribadisce nel rapporto annuale della Casa Bianca (A National Security Strategy for A New Century, 5-1-2000), poiché "in questo momento della storia, gli Stati uniti sono chiamati a svolgere il ruolo guida" essendo "l'unica nazione capace di fornire la necessaria leadership e capacità per una risposta internazionale alle sfide comuni".

Nello stesso quadro si inserisce l'allargamento della Nato a est. Non a caso tutti i paesi candidati a entrare nell'Unione europea - Polonia, Repubblica ceca, Ungheria, Turchia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia - sono già membri Nato (i primi quattro) o candidati all'ammissione. Gli Stati uniti legano in tal modo sempre più a sé i paesi che entreranno nella Ue, sì da mantenere e allargare la propria influenza in Europa.

In prima linea

Inoltrandosi su questa via l'Unione europea non solo rinuncia al progetto di un nuovo assetto democratico e di pace nella grande regione europea (Russia compresa), ma, seguendo la logica della "capacità potenza", rischia di ritrovarsi un giorno in prima linea in una nuova e non meno pericolosa guerra fredda. In tale scelta, apparentemente autolesionista, ci sono tutti i limiti di questa Europa nata sulla base di grandi interessi e poteri, che portano di volta in volta a fare individualmente ciò che più conviene.

Questo spiega perché non solo la Gran Bretagna, tradizionale alleata Usa, ma anche Francia e Germania, relativamente più autonome, hanno accettato un anno fa di scatenare una guerra nel cuore d'Europa. Sicuramente hanno contrattato con gli Stati uniti contropartite in termini di spartizione di aree di influenza.

E l'Italia che cosa ci ha guadagnato? Sicuramente il premio più ambito: come ha annunciato trionfante il presidente del Consiglio, è stata promossa in Serie A.