From: "Chierico Navigante"
MERCATO DELL'ENERGIA PARADOSSI DELLA GLOBALIZZAZIONE
La Svezia ferma i reattori Userà di più quelli russi
Tutti soddisfatti: il cambiamento peggiorerà le cose per tutti
- GIANGUIDO PIANI* - SAN PIETROBURGO
L a coincidenza non avrebbe potuto essere maggiormente simbolica.
Alla fine
di novembre è stato rimesso in funzione il terzo reattore di
Cernobyl. E
solo quattro giorni più tardi, per decisione politica, la
centrale nucleare
svedese Barsebäck 1 è stata disattivata. L'energia non più
prodotta sarà in
parte sostituita da importazioni, anche dalla Russia. In questo
modo parte
della capacità produttiva di quello che era uno dei reattori più
tecnicamente avanzati in Svezia sarà trasferita su generatori
che operano,
come nel caso della Russia, a livelli ambientali e di sicurezza
molto
inferiori e comunque pericolosi per tutti.
I motivi per la chiusura di Barsebäck sono in parte svedesi e in
parte
europei e si accordano perfettamente con gli slogan del nostro
tempo: il
mercato libero dell'energia, la riduzione dei costi e la "libertà
di
scelta". A sottolineare questa follia collettiva, la
disattivazione
accontenta tutti. Gli ambientalisti, tradizionalmente contrari al
nucleare.
Il governo, a riprova del suo rispetto dell'esito referendario.
Gli
economisti liberisti, per i quali "i mercati funzionano".
E ovviamente i
russi, che vedono crescere il potenziale per esportazioni di
energia pagate
in valuta.
Nel 1980 la maggioranza degli svedesi decise in un referendum di
rinunciare
al nucleare e sostituirlo con altre fonti nel giro di 10-20 anni.
A venti
anni di distanza, circa la metà dell'energia consumata in Svezia
è ancora di
fonte nucleare. Il potenziale idroelettrico è già sfruttato al
massimo e i
timidi tentativi di sviluppare alternative quali sole e vento
hanno portato
a scarsi risultati in un paese dal clima subartico. Da parte sua
anche la
popolazione non ha confermato con una riduzione spontanea dei
consumi quanto
aveva rischesto con il voto. Il consumo pro.capita di energia in
Svezia
resta infatti superiore di tre volte alla media del resto dell'Europa
e il
risparmio energetico non è considerato come opzione perseguibile.
La Svezia
segue quindi il percorso indicato dall'Italia nel 1987, dove la
chiusura
degli impianti nucleari è stata compensata da importazioni dall'estero
di
energia che perlopiù è di origine nucleare.
Con la liberalizazzione dei mercati dell'energia elettrica e la
privatizzazione delle aziende elettriche, l'obiettivo principale
di queste
ultime non è più la sicurezza delle forniture e il rispetto dei
limiti
ambientali, ma il valore dei dividendi e delle quotazioni
azionarie. Il
fatto di operare in una diversa situazione di mercato non cambia
però il
modo di funzionare dei sistemi elettrici, nei quali in ogni
istante
l'energia prodotta e quella consumata devono essere in equilibrio.
Finora le
aziende elettriche hanno provveduto a soddisfare le richieste di
energia con
una corrispondente capacità generativa, selezionata secondo
criteri di
sicurezza, economici, e di impatto ambientale. Per evitare
interruzioni nel
caso di situazioni impreviste di aumento del carico o perdita di
capacità
generativa, ogni azienda produttrice tiene sempre collegata più
capacità di
quanto non sia strettamente necessario a soddisfare il bisogno
corrente.
Riserve uguale costo
Queste riserve sono adesso identificate quale fattore di costo da
eliminare.
Perché generare elettricità a vuoto, quando questa può essere
acquistata
altrove, se necessario, anche in una situazione di emergenza? Il
ragionamento è corretto, ma solo se messo in pratica da una o
poche aziende;
se tutte riducono le loro riserve non sarà più possibile
acquistare energia
altrove in caso di necessità. La libertà di compravendita di
energia ed
eventualmente prezzi più bassi per il kWh si ripagano così con
un maggiore
rischio di interruzioni in periodi di picco di domanda, ad
esempio in fredde
giornate invernali.
L'Unione europea vuole essere uno dei maggiori attori nel campo
energetico a
livello continentale, anche al di fuori dei suoi confini. Essa si
è però
rivelata incapace di amministrare il proprio ambizioso programma
orientato
ad accrescere la sicurezza dell'energia nucleare nei paesi del
blocco
ex-sovietico. Tra il 1991 e il 1997 l'Ue ha allocato a questo
scopo 850
milioni di Ecu (più di 1600 miliardi di lire). Come però
riportato in
seguito dalla Corte europea dei Conti, due terzi di questa somma
è rimasta
inutilizzata e buona parte del resto è stato sprecato o rubato.
Di
miglioramenti nel campo della sicurezza nucleare in practica non
ce ne sono
stati.
In questo nuova situazione dove ogni lira per kWh ha la sua
importanza anche
la Russia si ritrova adesso di fronte a opportunità inaspettate.
Con
centrali sovradimensionate ed enormi riserve di combustibili
fossili, oltre
ovviamente agli impianti nucleari di tipo Cernobyl ancora in
funzione, il
paese può agire competitivamente sul mercato europeo dell'energia.
Se gli
introiti delle vendite sono usati per ammodernare il sistema
elettrico e le
centrali, portandoli a livelli di sicurezza e ambientali
accettabili, questo
passo è perfettamente legittimo. E' difficile che la Russia usi
questi
capitali peggio di quanto abbia fatto l'Ue con il suo programma
di
"sicurezza nucleare".
Un'altra possibile fonte di finanziamento potrebbero essere i
capitali
illegalmente trasferiti dalla Russia in Occidente. Gli 11
miliardi di
dollari scoperti alla Bank of New York sarebbero sufficienti a
coprire i
costi di riconversione di una dozzina di centrali di grandi
dimensioni
oppure per implementare un serio programma di risparmio ed
efficienza
energetica su scala nazionale. Perché non proporre alla Bank of
New York di
finanziare tale operazione? dopotutto i principali beneficiari
sarebbero
proprio i suoi clienti più importanti.
L'alternativa è non fare nulla. La prossima disattivazione di un
reattore in
Svezia è programmata per il 2001 e le linee elettriche per
trasportare
energia dalla Russia in Europa Occidentale vengono attualmente
potenziate.
* Gianguido Piani è responsabile di Abb Utility Automation in
Russia e Csi e
collaboratore di Lenenergo, l'azienda elettrica di San
Pietroburgo.