From: "chierico navigante"
Liberazione
2 novembre 1999

KOSOVO, I FALSI DELLA NATO
Gonfiate le cifre della pulizia etnica serba per giustificare i
bombardamenti sulla Jugoslavia

Quando nel maggio scorso da Washington il segretario alla Difesa William
Cohen dichiarava che le vittime della repressione e della pulizia etnica
serba in Kosovo erano oltre centomila, "quasi tutti giovani uomini in età
di leva", e che il numero delle fosse comuni ritrovate sarebbe stato
incalcolabile, affermava il falso. Oggi, dopo cinque mesi dalla fine della
guerra della Nato, durante i quali una commissione di 500 esperti
provenienti da quindici paesi ha lavorato per cercare quei corpi martoriati
scavando nella terra kosovora, si può dire che erano tutte bugie. I corpi
realmente riesumati fino ad oggi sono 670. A dirlo non è qualche "illuso
pacifista", né un vetero - comunista che ancora sogna un mondo senza la
Nato, ma i servizi segreti della Croazia, paese balcanico che certamente
non ha e non ha mai avuto alcuna benevolenza verso i serbi, ne tantomeno
verso Milosevic. Nessuna notizia invece da chi avrebbe dovuto fornirla,
come la commissione del Tribunale dell'Aja per i crimini di guerra in
Jugoslavia (Icty) che ieri ha interrotto le ricerche - con un po' troppo
anticipo rispetto all'arrivo del gelo balcanico che verranno riprese in
primavera. Ma, mettendo anche da parte la notizia di fonte croata, sono
ormai troppe le testimonianze che ogni giorno certificano che i morti
albanesi nel KosoVa, alla fine dei conti, dovranno essere calcolati più
sulle centinaia che non sulle migliaia di unità. Come scriveva ieri
L'Unità, ma anche il britannico Sunday Times e il francese Le Monde.

Una precisa testimonianza in merito è stata fatta anche da un medico legale
spagnolo, Emilio Perez Pujol, che ha guidato un gruppo di esperti
incaricati dall'lcty di indagare sui massacri commessi dai serbi. "Il 12
settembre scorso - ha dichiarato Pujol nel corso di un'intervista
pubblicata l'altra ieri dal Sunday Times - ho comunicato alla mia equipe
che il nostro lavoro era terminato. Poi ho informato il mio governo dei
risultati della nostra indagine e cioè che avevamo trovato solo 187 corpi,
mentre ci aspettavamo di esaminarne almeno 2000". Anche alle Nazioni Unite
ormai si aspettano che nel rapporto che verrà loro consegnato il mese
prossimo si parlerà di meno di duemila vittime, molte delle quali uccise,
ma molte anche morte nei combattimenti o sotto i bombardamenti della Nato.

E non basta. La verità sul pasticcio imbastito nei Balcani dalla signora
Albright fin dai giorni della farsa degli accordi di Rambouillet, ormai si
palesa ad ogni testimonianza. Scriveva domenica il Sunday Times che,
"sebbene il dipartimento distato Usa avesse dichiarato in questo week-end
che sarebbero venuti alla luce ben 1.400 corpi da circa il 20% delle fosse
comuni esistenti in Kosovo, l'Itcy dopo aver ricercato nei 500 siti più
sospetti, non ha trovato niente", Sempre secondo il dipartimento della
signora Albright, nella cittadina di Djakovica, dove la Nato sganciò le sue
bombe "per errore", si sarebbero consumati due efferati massacri, uno il 29
marzo e I' altro il27 aprile, in cui sarebbero state massacrate trecento
persone in totale. Ma i militari italiani che hanno accompagnato sul luogo
i medici della commissione Itcy hanno trovato tre cadaveri. Degli altri 297
non c' era traccia. Ma Washington insiste: sono state compiute altre tre
stragi. "A Kraliane Sono state uccise 100 persone", ma gli inquirenti
trovano un solo cadavere; "a Banijca Istock altri 50 cadaveri", e gli
italiani trovano un'altra salma (entrambe regolarmente seppellite). A
Lubenic 100 morti e li la commissione ancora cerca.

Tutta questa triste contabilità dimostra quanto gli Usa e la Nato nel suo
complesso fossero "ansiosi" di rivelare le atrocità commesse dai serbi per
giustificare uno degli errori più esecrabili di questi anni: la guerra in
Kosovo. Se la verità fosse venuta fuori fin dall'inizio sarebbe caduta1a
loro impalcatura, ma in questa operazione hanno trovato tutto l'appoggio
dei mass media, mai così militarizzati dai tempi della Seconda Guerra
mondiale. Che cosa si inventerà ora la Casa Bianca per uscire da questo
pasticcio? Ora che tutta la regione è contaminata dalle bombe all'uranio
impoverito, che il Danubio non è più navigabile, che i ponti sono distrutti
e nessuno li ricostruisce perché esiste Milosevic, ora che l'economia serba
e kosovara è in ginocchio e incombe l'inverno balcanico, sarà difficile
trovare chi crede ad altre bugie.

Paola Pittei