Da "Avvenimenti".

ALLA CONQUISTA DELLA MATERIA VIVENTE
Biotecnologie, un passo indietro - Fabrizia De Ferrariis Pratesi,
coordinatrice comitato Scientifico Antivivisezionista

Christian De Bries, in "Le monde diplomatique" (5/99), afferma che sono le
grandi industrie transnazionali a decidere del commercio mondiale ed a
condurre il dibattito sulle biotecnologie.
"La guerra che esse perseguono dai due lati dell'atlantico per dominare il
mercato si fa sempre piu' brutale e meno rispettosa delle leggi".
Nuova prova di quest'azione si e' avuta venerdi' scorso (16/7, NdL) al
Consiglio dei ministri italiano in cui e' stato firmato, con l'esclusione
del ministro Edo Ronchi, che si e' astenuto, il testo per il recepimento
della direttiva europea 98/44 sulla brevettazione di organismi geneticamente
modificati (piante, animeli e parti del corpo umano), recepimento nel quale
non e' stata introdotta in pratica alcuna nuova limitazione e che e'
straordinariamente affrettato, se si considera che l'Italia, insieme a
Olanda e norvegia, ha impugnato la stessa direttiva presso la corte di
giustizia europea.
Il ministro Letta, che insieme a Bersani dell'industria e' riuscito a
vanificare gli sforzi ammirevoli fatti da Edo Ronchi per
proteggere la nostra salute e l'ambiente, modificando almeno qualche
articolo del testo, sostiene che il recepimento doveva procedere
parallelamente al ricorso, quest'ultimo essendo basato su motivi
procedurali: ad esempio la scelta, quella base giuridica per la legge,
dell'art. 100A del trattato dell'Unione. Letta finge di non sapere che sono
soltanto i motivi procedurali che possono dar luogo a un ricorso alla corte
europea (non e' infatti consentito entrare nel merito del testo di legge) e
che l'errore procedurale citato piu' che un errore e' stato un abile
stratagemma, usato dalle industrie, dopo la prima bocciatura della legge nel
'95, per riproporre la brevettabilita' della vita (o privatizzazione della
materia vivente). Esso ha consentito al dibattito di svolgersi nel solo
ambito del Consiglio dell'industria e del mercato comune ed ha consentito al
testo di essere votato a sola maggioranza qualificata. Ne' Sanita', ne'
Ambiente, ne' Agricoltura sono stati informati di quanto stava avvenendodi
quanto stava per recare una modifica epocale alla ricerca scientifica, alla
sicurezza alimentare, alla tutela della biodiversita' e degli equilibri
ambientali, alla tutela della nostra stessa specie, trasformandoci nelle
"cavie inconsapevoli di un esperimento senza ritorno su scala mondiale".
Riguardo ai brevetti sugli OGM (organismi geneticamente modificati), va
inoltre detto che e' molto scorretto mettere avanti, come sempre viene
fatto, l'utilita' della ricerca biotecnologica su microrganismi in
laboratorio, ovvero in ambiente confinato e controllabile (unica ricerca
biotecnologica che ha prodotto risultati utili, in farmacologia, e che
nessuno contesta perche', se operata con cautela, non comporta rischi) per
giustificare i brevetti sugli OGM che verranno immessi nell'ambiente, ad
esempio i brevetti sulle piante destinate alla nostra alimentazione.
I problemi in questo caso sono assai gravi e di due tipi: da un lato queli
della "biosicurezza", ovvero degli effetti imprevedibili (ma con rischi gia'
dimostrati scientificamente) degli OGM sull'ambiente e sulla nostra salute;
dall'altro quelli socio-economici che si possono meglio capire se si
considera che l'azienda che brevetta una pianta ne diventa "proprietaria";
la nuova varieta' vegetale, spinta sui mercati globali, le consentira' di
riscuotere, anno dopo anno, i "diritti" sui semi venduti (poiche' il
brevetto copre tutta la discendenza). Dunque i brevetti sulle piante,
consentendo a un numero ristretto di "industrie globali" il controllo
dell'agricoltura nel mondo, renderanno i paesi poveri, produttori di cibo,
sempre piu' dipendenti da quelli ricchi.
La battaglia feroce che, a nostra insaputa, si sta svolgendo nel mondo sulle
biotecnologie non riguarda la migliore qualita' o produttivita' delle
colture (sia l'una che l'altra si stanno rivelando inesistenti), non
riguarda la fame nel mondo (che potra' solo aumentare) ma il possesso o non
possesso (mais, soia, grano e tutte le altre colture tradizionali non sono
brevettabili!) del mercato del cibo e della materia vivente del pianeta,
fino ad oggi patrimonio di tutta la collettivita' umana.
Il disegno di legge del governo avra' comunque vita dura in parlamento. Le
associazioni ambientaliste ed i Verdi non ritengono che questa battaglia sia
persa, ne' in Italia ne' in Europa o negli altri continenti. Un dissenso
violento si sta sollevando in tutto il mondo contro la privatizzazione della
materia vivente e questa volta potrebbe non essere neanche necessario un
disastro genetico