From molino <molino@cybernet.ch>
Date Wed, 21 Apr 1999 12:20:53 +0200
Subject cs: OSCE AL SERVIZIO DELLA NATO



IMPRESSIONI SULL'OPERATO DELL'O.S.C.E. IN KOSSOVO

Abbiamo potuto raggiungere alcuni membri della missione di verificazione
nel Kosovo (KVM)
dell’OSCE e chiedere le loro impressioni sulla missione appena terminata.

Cominciando dalla fine, sabato 20.3 la missione era evacuata nella sua
totalità in Macedonia, con il quartiere generale alloggiato all’hotel 
Alexander di Skopje (quello della sassaiola) e tutti gli altri membri 
alloggiati presso alberghi sulle sponde del lago di Ohrid, al confine
sud-occidentale con l’Albania e non lontano dalla frontiera con la Grecia. 
Questo periodo di vacanza forzata ha permesso ai membri della missione di 
scambiarsi informazioni ed impressioni sui diversi aspetti
della missione nelle diverse località e realtà del Kosovo. Nello stesso
tempo iniziavano i bombardamenti della Nato sulla Jugoslavia e l’esodo di
profughi dal Kosovo nei paesi limitrofi. Infine venerdì 26.3, l’OSCE
decideva il rimpatrio della maggioranza dei suoi membri (circa 1600), 
lasciandone in Macedonia 250 come unità base per riattivare, quando la 
situazione lo avesse permesso, il ritorno dell’OSCE in Kosovo. Questo sotto 
forma di una nuova missione di nome Kosovo Implementation Mission (KIM) con 
compiti diversi (più civili che militari: diritti umani, ricostruzione, 
organizzazione di elezioni, democratizzazione del sistema politico e delle 
forze di polizia), ed altre 50 per rafforzare il contingente OSCE in
questo paese.

Le impressioni ed aspettative dei 1600 membri sono state chiaramente
molteplici e diverse tra loro,tenendo conto soprattuttuo dei diversi 
backgrounds (civile-universitario, militare, polizia) e delle diverse
esperienze sul terreno. Ciò nonostante, si possono delineare alcuni punti
particolarmente discussi : 


L’organizzazione stessa della missione

Riguardo l’organizzazione, ci sono due aspetti spesso menzionati : il primo
concerne il " matrimonio" decisamente poco felice tra parte civile e militare, con prevalenza di
quest’ultima in termini di posti a responsabilità (in mano a militari) e di 
priorità dell’osservazione degli spostamenti delle truppe jugoslave 
sull’osservazione delle violazioni dei diritti umani, per esempio. 
Il secondo concerne l’attribuzione quasi sistematica e preferenziale dei 
posti a responsabilità ad americani ed inglesi (militari quasi sempre), 
e la rivalità tra i paesi membri nel piazzare i propri cavalli nei posti 
migliori, con il classico risultato di avere persone incompetenti in 
posizioni importanti (perché di tal paese...) e persone competenti 
posteggiate al posto sbagliato.

La manipolazione delle informazioni, specialmente quelle sui diritti umani 

La manipolazione dei dati sulla violazione dei diritti umani è stata tale
da condurre certe persone (vedi ministro della difesa inglese Robertson) a 
parlare di genocidio ( ! ! !) ed atrocità contro l’umanità, senza
saper esattamante quante persone fossero state uccise e da chi (in Kosovo
esistono una mafia locale particolarmente attiva e, soprattutto in campagna 
e montagna, clan famigliari...). Era opinione generale che, a parte la grossa
eccezione del massacro di Racak (45 albanesi giustiziati), non ci fossero 
stati in Kosovo esecuzioni di massa, ma che fosse già iniziata però la 
pulizia etnica dei villaggi attorno alle roccaforti dell’UCK zone di Kacanik 
nel sud, e di Podujevo nel nord alla fine).

I rapporti tra OSCE e Nato, Nato e ONU ed infine l’utilità dei
bombardamenti aerei

L’OSCE è costituita da tutti i paesi europei più USA, Canada e Turchia per
un totale di 50 paesi di cui 19 sono membri della Nato. In teoria l’OSCE 
è un entità politica completamente indipendente ed autonoma, ciònonostante 
fin dai primi giorni d’inquadramento ci fu segnalato che l’OSCE dovesse 
cooperare il più possibile con la Nato. Alla fine della missione, non pochi 
hanno avuto la sgradevole impressione di aver fatto un lavoro d’intelligence 
per la Nato, comunicandole informazioni raccolte dalle pattuglie dell’OSCE 
sull’entità, il tipo e l’ubicazione delle truppe jugoslave(esercito + 
polizia) nel Kosovo, poi usate con le immagini satellite per i bombardamenti.
La Nato ha voluto chiaramente lasciar da parte qualsiasi iniziativa dell’ONU 
per evitare probabili veti in consiglio di sicurezza e poter così agire in
totale libertà (come avevano già fatto americani ed inglesi nella guerra
del Golfo II). Altrettanto evidente l’inutilità dei bombardamenti aerei per
evitare la pulizia etnica delle forze jugoslave, senza l’intervento di
forze terrestri, ciò che comporterebbe però un rischio di importanti
perdite umane, che al momento nessun governo (USA in testa!) sembra
volersi assumere. 

Questo contributo é contenuto nel numero di aprile del periodico il Molino.