Nuova Unita' sullo "squartamento della Jugoslavia".

TAPPE DELLO SQUARTAMENTO DELLA RFS DI JUGOSLAVIA

Nel corso degli anni Ottanta il sistema sociale e politico della Repubblica
Federativa e Socialista di Jugoslavia (RFSJ) entra progressivamente in crisi
a causa delle fortissime pressioni cui e' soggetto ad opera del Fondo
Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. A cavallo del 1990 il
premier Markovic tenta la via liberista, con effetti ulteriormente
disastrosi (9). Di fronte allo scontento popolare ed alla crisi si
rafforzano da una parte le tendenze centrifughe dei micronazionalismi,
finanziati e sponsorizzati in Occidente, a loro volta eredi del
nazifascismo; dall'altra le politiche centralistiche e socialdemocratiche
dei socialisti serbi. Nell'occasione del 600esimo anniversario della
battaglia di Campo dei Merli il leader socialista Slobodan Milosevic,
facendosi portavoce delle preoccupazioni dei serbi del Kosovo, dichiara che
saranno prese tutte le misure atte ad impedire la secessione del Kosovo
dalla Serbia. In effetti, con il consenso della maggioranza dei membri della
Presidenza collegiale della RFSJ, nel giro di alcuni mesi vengono abrogate
alcune prerogative dell'autonomia politica della provincia(5) mentre viene
conservata l'autonomia culturale (bilinguismo). Nel 1990 tuttavia, dinanzi
all'atteggiamento di sloveni e croati all'ultimo Congresso della Lega dei
Comunisti, di stampo analogo a quello dei leghisti italiani, anche i
socialisti serbi mostrano di rinunciare al patrimonio ideale della RFSJ
sancendo la disgregazione della Lega e del paese intero.

4 ottobre 1990: la Croazia ottiene un prestito ad interesse zero attraverso
il Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), per l'esattezza due miliardi di
dollari USA restituibili entro 10 anni ed un giorno (1).

Il 5 novembre 1990 Il Congresso degli USA, "grazie" all'impegno del senatore
Bob Dole, approva la legge 101/513, che sancisce la dissoluzione della
Jugoslavia attraverso il finanziamento diretto di tutte le nuove formazioni
"democratiche" (nazionaliste e secessioniste) (2). A fine mese un rapporto
della CIA "profetizza" che la Jugoslavia ha solamente pochi mesi di vita; la
notizia viene diffusa dalle agenzie di stampa occidentali e viene pubblicata
il 29 novembre, giorno della Festa Nazionale della RFSJ (si celebra la
fondazione della Repubblica avvenuta a Jajce, in Bosnia, nel 1943).

Il 22 dicembre 1990 il Sabor (parlamento) della Repubblica di Croazia,
controllato dall'HDZ di Franjo Tudjman che aveva vinto le prime elezioni
multipartitiche il 30 maggio precedente, emana la "nuova Costituzione" in
base alla quale la Croazia e' "patria dei croati" (non piu' quindi dei
croati e dei serbi, entrambi fino allora "popoli costituenti") ed e' sovrana
sul suo territorio. Il 25 maggio 1991 il Papa riceve Tudjman in Vaticano;
tre giorni dopo nello stadio di Zagabria Tudjman tiene un inquietante raduno
circondato da esponenti del clero, nel quale sfila la nuova Guardia
Nazionale Croata.

Il 25 giugno 1991 i parlamenti sloveno e croato proclamano l'indipendenza.
Incomincia la campagna di stampa contro l'esercito federale, impropriamente
definito "serbo". Notizie incontrollate, come quella del bombardamento di
Ljubljana, campeggiano sulle prime pagine dei giornali e nessuno si
preoccupera' di smentirle, benche' false. Solo dopo anni l'allora Ministro
degli Esteri italiano De Michelis rivelera', sulla rivista "LIMES" ed in
vari dibattiti pubblici, che la campagna disinformativa era stata
pianificata da ambienti filosloveni dell'Universita' di Gorizia e
dell'Austria, ma continuera' ad essere reticente sui nomi.

Gli scontri in Slovenia causano decine di vittime (alcune slovene) nelle
fila dell'Esercito federale, ed una decina di vittime tra gli
indipendentisti. Alla conferenza di Brioni del 7 luglio si decide di
sospendere gli effetti delle dichiarazioni di indipendenza per tre mesi, in
attesa di ridiscutere le struttura federale della RFSJ.

La campagna di stampa contro l'esercito federale, contro la Jugoslavia in
quanto tale e contro i serbi prosegue forsennata. Otto d'Asburgo dichiara il
15 agosto su "Le Figaro": "I croati, che sono nella parte civilizzata
dell'Europa, non hanno niente a che spartire con il primitivismo serbo nei
Balcani. Il futuro della Croazia risiede in una Confederazione Europea cui
l'Austria-Ungheria puo' servire come modello". Nell'ottobre, piu' di 25mila
serbi sono scacciati dalla Slavonia Occidentale; ancora in novembre
infuriano gli scontri nella Vukovar occupata dalle milizie irregolari di
Mercep, legate al partito di governo di Tudjman. Dopo settimane di stallo
l'esercito federale interviene bombardando massicciamente e ri-occupando la
citta'. I reportage sull'avvenimento sono unilaterali se non bugiardi: per
aver raccontato aspetti meno noti di quella battaglia, la giornalista della
RAI Milena Gabanelli e' vittima di un linciaggio cui partecipano anche
settori del Vaticano. Dopo di allora non l'abbiamo piu' vista in TV... La
sua vicenda e' stata da lei stessa narrata nell'appendice al libro di M.
Guidi "La sconfitta dei media" (Baskerville, Bologna 1993).

Solo nel settembre 1997 Miro Bajramovic, un miliziano di Mercep, raccontera'
in dichiarazioni a "Feral Tribune" (10) che cosa fecero le milizie
paramilitari croate in quel periodo.

Il 17 dicembre 1991 a Maastricht si pongono le fondamenta della Unione
Europea, che iniziera' a concretizzarsi nel 1999 con la introduzione
dell'Euro, ma contemporaneamente si decide di sancire lo squartamento della
Jugoslavia: il documento UE numero 1342, seconda parte, del 6/11/1992
indichera' che in quella sede l'unita' europea era stata raggiunta proprio a
scapito della Jugoslavia, con una cinica manovra da parte essenzialmente
della Germania. Il 23 dicembre la Germania dichiara unilateralmente e
pubblicamente il suo riconoscimento delle repubbliche di Croazia e Slovenia,
con effetto a partire dal 15 gennaio successivo. Per questo "regalo di
Natale" tedesco si organizzano festeggiamenti nelle piazze croate. Il giorno
dopo (24 dicembre) i serbi della Croazia proclamano a loro volta la
"autodeterminazione" costituendo formalmente la Repubblica Serba della
Krajina nelle zone, da secoli a maggioranza serba, situate lungo il confine
con la Bosnia-Erzegovina. La "Comunita' Internazionale" si rifiuta di
considerare il problema e prosegue nella guerra mediatica e militare contro
i serbi.

Il 13 gennaio 1992 lo Stato della Citta' del Vaticano riconosce la Croazia
come Stato indipendente, seguita due giorni dopo da tutti i paesi della UE
che riconoscono anche la Repubblica di Slovenia.

Gennaio 1992: Alija Izetbegovic, musulmano presidente di turno della
Bosnia-Erzegovina, manca di passare la consegna al serbo Radovan Karadzic:
si tratta di un vero "golpe bianco" che infrange la regola della "presidenza
a rotazione".

La storia politica di Izetbegovic e' tuttora ignota al pubblico occidentale.
Basti dire che era uscito dal carcere solo nel 1988, dopo aver scontato 6
anni su 14 di pena che gli erano stati inflitti per "istigazione all'odio
tra le nazionalita'".

Febbraio 1992: staccate la Bosnia! La "Comunita' Internazionale" promette
agli islamisti sarajevesi aiuto ed accoglienza nelle istituzioni
euro-atlantiche in cambio della proclamazione della indipendenza della
Bosnia-Erzegovina. Viene percio' indetto un referendum (anticostituzionale)
per il giorno 29 dello stesso mese, che sara' boicottato dal 35 per cento
degli aventi diritto. Solo il 65% dei votanti, essenzialmente croati e
musulmani di Bosnia, voteranno a favore della secessione.

La creazione di uno Stato indipendente nei confini della ex-repubblica
federata di Bosnia ed Erzegovina e' il colpo piu' grave inferto ai valori
della "Fratellanza ed Unita'" ed alla struttura multi-nazionale della
Jugoslavia dall'inizio della crisi. Ogni discorso su "Sarajevo multietnica"
diventa a quel punto demagogico: era la Jugoslavia stessa ad essere
multietnica. I serbi e chi si proclama jugoslavo si rifiutano di diventare
minoranza discriminata in uno Stato retto da settori islamisti legati ad
alcuni paesi arabi, all'Iran ed alla Turchia (vedi Parte II). Pesa come un
macigno la memoria dei crimini commessi durante la II Guerra mondiale dalle
divisioni inquadrate nelle SS, collaborazioniste degli ustascia croati,
contro antifascisti ed ortodossi.

I serbi scelgono dunque a loro volta l'"autodeterminazione" nei confini
della "Republika Srpska" [RS], corrispondente al territorio abitato
prevalentemente da contadini di religione ortodossa. Le piu' importanti
citta', i collegamenti ed i centri produttivi della Bosnia-Erzegovina, a
parte Banja Luka, restano invece nelle mani dei musulmani e dei cattolici
(Sarajevo, Zenica, Mostar, Neum).

Anche i quartieri di Sarajevo a maggioranza serba si aggregano alla RS: la
citta' risulta divisa, il cuore della Bosnia e della Jugoslavia
multinazionale e' lacerato. Mentre la leadership musulmana fa base nel
centro storico di Sarajevo, capitale della RS e' Pale, ex sobborgo
residenziale a poca distanza. Con lo scoppio del conflitto, tra i serbi di
Bosnia prevale la posizione nazionalista del Partito Democratico di Radovan
Karadzic e Biljana Plavsic, che rivendicano una continuita' con la monarchia
serba di prima della II Guerra mondiale e con le milizie serbiste dei
cetnici; le posizioni scioviniste della leadership di Pale contribuiscono ad
aumentare la frattura tra le varie nazionalita' ed a cancellare la memoria
della Jugoslavia unitaria e socialista e della guerra partigiana. I serbi di
Bosnia giocheranno il ruolo di "macellai pazzi" nella truffa massmediatica
scatenata in tutto il mondo occidentale e nei paesi islamici, mentre la
leadership islamista parlera' di "assedio" da parte dei serbi, indicati come
"invasori" ed "aggressori" di una Bosnia-Erzegovina mai esistita
storicamente come Stato a se'. Intellettuali e politici di mezzo mondo si
impegneranno per mesi ed anni a creare e vezzeggiare una "identita'
nazionale bosniaca" inesistente, contribuendo di fatto alla propaganda
bellica contro una delle parti in causa.

A marzo del 1992, quando la guerra non e' ancora scoppiata, la prima
Conferenza per la pace in Bosnia, a Lisbona, si conclude con un accordo (il
"piano Cutileiro") per la cantonalizzazione della ex-repubblica federata.
Immediatamente rappresentanti delle delegazioni croata e musulmana sono
convocati negli Stati Uniti, dove l'ex-ambasciatore a Belgrado Zimmermann li
persuade a ritirare la loro firma dall'accordo. Lo stesso Cutileiro
imputera' alle parti musulmana e croata la rottura del patto, ad esempio
nella lettera pubblicata sull'"Economist" del 9/12/1995, e Zimmermann in
persona raccontera' quei fatti, come riportato da David Binder sul "New York
Times" del 29/8/1993.

Il 6 aprile 1992, anniversario della invasione della Jugoslavia da parte dei
tedeschi nel 1941, Europa ed USA riconoscono la Bosnia-Erzegovina come Stato
indipendente. L'iniziativa contraddice persino le raccomandazioni di
politici e mediatori occidentali come Lord Carrington. Per tutta risposta i
serbi proclamano la costituzione della Repubblica Serba di Bosnia nei
territori a maggioranza serba (7-8 aprile), vale a dire circa il 65 per
cento del territorio. La bandiera adottata e' quella tradizionale della
Serbia, con la croce e le quattro "C" nel centro, diversa dalla bandiera
jugoslava.

Quattro giorni dopo la neonata Armija (esercito) bosniaca attacca le caserme
federali. Due settimane dopo il governo jugoslavo decide il ritiro delle
forze armate dalla Bosnia, ritiro che viene incominciato il 19 maggio e
sara' completato il 6 giugno.

Il 27 aprile 1992 Serbia e Montenegro proclamano la nuova Federazione
Jugoslava.

Il 22 maggio Croazia e Slovenia sono ammesse all'ONU. Lo stesso giorno la
indipendenza della Repubblica ex-Jugoslava di Macedonia (FYROM), proclamata
il 17/9/1991 ma ancora non riconosciuta dalla UE, viene sancita a livello
internazionale.

Il 27 maggio 1992 avviene la prima grande strage a Sarajevo: persone in fila
per il pane a Vasa Miskin sono bersaglio di un colpo di mortaio. Le
telecamere erano state piazzate in precedenza, pronte a filmare. Anche
grazie all'emozione suscitata da questo episodio il 30 maggio al Consiglio
di Sicurezza dell'ONU viene fatta passare una risoluzione che condanna la
Jugoslavia come paese aggressore ed occupatore della Bosnia, ed un'altra (la
757) che impone sanzioni economiche contro la nuova Federazione.

Il 2 luglio i croati dell'Erzegovina proclamano la Repubblica Croata di
Erzeg-Bosnia, con la stessa bandiera, la stessa valuta, le stesse targhe
automobilistiche adottate in Croazia, lo Stato con il quale esiste una
unita' territoriale de facto; ciononostante nessun provvedimento viene preso
dall'ONU nei confronti della Croazia.

Solo successivamente emerge un rapporto confidenziale dell'ONU che afferma
che la strage di Vasa Miskin e' stata commessa da estremisti musulmani; lo
stesso viene scritto sul rapporto della Task Force antiterrorismo del
governo USA intitolato "Iran's European Spring board?", datato 1/9/1992.

Il 9 ottobre un'altra risoluzione ONU (la 816) decreta il divieto di sorvolo
della Bosnia-Erzegovina - divieto che negli anni successivi verra'
largamente disatteso da croati e musulmani, viceversa armati ed addestrati
con il contributo statunitense e tedesco.

Per la Bosnia, a partire dal 1992, pacifisti e sinistra in trappola: si
scatena la campagna "Sarajevo assediata". Dalla citta' partiranno a
ripetizione falsi "scoop" giornalistici su atrocita' gratuite delle truppe
serbe. Vengono organizzate spedizioni a Sarajevo, generalmente presentate
come iniziative di protesta nonviolenta contro la guerra ("interposizione
non armata"), in effetti pero' si parla unilateralmente di "assedio" e si
rifiuta una presenza di pace nella parte serba della citta'. In una di
queste iniziative, organizzata dall'associazione cattolica "Beati i
Costruttori di Pace", viene assassinato il pacifista Moreno Lucatelli: solo
dopo anni un film di Giancarlo Bocchi sull'omicidio svela le responsabilita'
delle milizie islamiste, impegnate a montare le strumentalizzazioni in
chiave antiserba e ad attizzare l'odio tra le nazionalita' (11).

Nel luglio 1992 gli USA effettuano il primo tentativo di rovesciamento del
governo della nuova Repubblica Federale di Jugoslavia. Giunge a Belgrado
Milan Panic, miliardario cittadino americano di origine serba, accompagnato
da un codazzo di consiglieri statunitensi; la leadership jugoslava si lascia
convincere che quello sia l'uomo giusto per la normalizzazione delle
relazioni con la Comunita' Internazionale, ed il 14 luglio Panic viene
designato Primo Ministro - benche' non ancora cittadino jugoslavo! L'11
agosto, insieme al Presidente federale recentemente eletto, il
nazionalista-liberista Dobrica Cosic, Panic incontra i mediatori Vance ed
Owen a Ginevra. Il primo settembre in TV Panic afferma che "per il mondo
Milosevic [Presidente della Repubblica di Serbia] e' una persona che non
mantiene la parola". Il 10 settembre il Ministro degli Esteri della RFJ si
dimette, mentre sono in corso i colloqui a Ginevra, accusando Panic di
lavorare contro gli interessi dei serbi. Due mozioni di sfiducia sono
presentate contro Panic in quel periodo, ma non passano in Parlamento per un
soffio. Alle elezioni per la Presidenza della Repubblica di Serbia, il
20/12/1992, Panic si candida ed ottiene solo il 34 per cento contro il 56
per cento di Milosevic (il resto va ai candidati di destra) nonostante la
enorme pressione americana a favore della sua elezione. Il governo Panic
viene comunque sfiduciato.

Fine 1992: Bill Clinton sostituisce George Bush alla Presidenza degli Stati
Uniti. Inizia la fase dell'interventismo militare diretto degli USA contro
la Jugoslavia.

Su "Defence and Foreign Affairs Strategic Policy" del Dicembre 1992 vengono
elencati con dovizia di particolari i rifornimenti di armi leggere e pesanti
(60 panzer) alla Croazia da parte soprattutto tedesca.

All'inizio del 1993, su iniziativa della Danimarca, la Repubblica Federale
di Jugoslavia viene estromessa persino dalla Organizzazione Mondiale della
Sanita'. Questo in un momento in cui il paese registrava un afflusso di
circa 600mila profughi da varie parti della RFSJ. Alla fine dell'anno nel
paese si registrera' una inflazione pari a circa il 300.000.000 per cento.

Il 1993 e' anche l'anno delle "rivelazioni" di Roy Gutman, giornalista
destinato a vincere il Premio Pulitzer, sui "campi di sterminio", e del
Ministro degli Esteri bosniaco-musulmano Haris Silajdzic sulle "decine di
migliaia di donne musulmane fatte oggetto di violenza sessuale a scopo di
pulizia etnica" (3). In effetti la disinformazione sulle questioni
bosniache, come in tutto il corso della crisi jugoslava a partire dal 1990,
non e' episodica o casuale ma strategica e persistente. Sempre nel 1993 esce
in Francia un libro dal titolo "Le verita' jugoslave non sono tutte buone a
dirsi", nel quale J. Merlino dimostra il ruolo avuto da agenzie
specializzate come la "Ruder&Finn Global Public Affairs", il cui direttore
afferma di aver lavorato per i governo sloveno, croato, bosniaco-musulmano e
per il governo del "Kosova", cioe' per i secessionisti albanesi di Rugova
(8). Su "Foreign Policy" Peter Brock pubblica un lungo articolo in cui
elenca tutta una serie di falsificazioni, scatenando un putiferio ed una
levata di scudi da parte dei suoi colleghi giornalisti in mezzo mondo (12).

Il 1993 e' anche l'anno in cui Slovenia, Croazia e Repubblica Federale di
Jugoslavia (Serbia e Montenegro) consolidano o rinnovano le loro
legislazioni e strutture istituzionali. In particolare, la Croazia introduce
la nuova moneta, denominata "kuna" - nel segno della continuita' con la
moneta in corso legale sotto Pavelic - le cui banconote vengono stampate in
Germania.

Nell'aprile 1993 Clinton invia a Belgrado Mr. Ralph Reginald Bartholomew,
accompagnato da pezzi grossi del Dipartimento di Stato e delle Forze Armate.
Al loro arrivo, i delegati creano momenti di tensione cercando di imporre
incontri separati con i rappresentanti delle istituzioni e dell'esercito, e
chiedendo che si prema sui serbi di Bosnia per l'accettazione incondizionata
del piano Vance-Owen. In quella occasione i toni della discussione sono
particolarmente aspri con gli ufficiali dell'Esercito Jugoslavo (JNA), che
alludono al Vietnam. Ad un ricevimento presso l'ambasciata USA vengono
invitati solamente i rappresentanti della opposizione.

8 aprile 1993: la FYROM diventa membro dell'ONU nonostante le gravi
questioni rimaste in sospeso con la Grecia.

Il 20 settembre 1993 i musulmani della regione del Bihac, fedeli a Fikret
Abdic, proclamano l'indipendenza dal governo di Sarajevo. Abdic, uomo
d'affari della Agrokomerc buttatosi in politica nel 1991 quando aveva
ottenuto piu' voti dello stesso Izetbegovic nelle elezioni presidenziali,
aveva dovuto rinunciare all'incarico a causa di pressioni dal carattere mai
chiarito. Con la proclamazione dell'indipendenza Abdic e decine di migliaia
di musulmani scelgono la strada della collaborazione con i croati e con i
serbi.

5 febbraio 1994: prima strage di Markale, la principale piazza del mercato
di Sarajevo. Il 6 giugno successivo Jasushi Akashi, delegato speciale ONU
per la Bosnia, dichiara alla Deutsche Presse Agentur che un rapporto segreto
ONU aveva attribuito da subito ai musulmani la paternita' della strage, ma
che il Segretario Generale Boutros Ghali non ne aveva parlato per ragioni di
opportunita' politica. Poco tempo dopo Akashi viene rimosso dall'incarico.
Alla Conferenza di Ginevra il clima e' decisamente sfavorevole ai serbi. Gli
americani dichiarano apertamente di voler accrescere il sostegno alla parte
musulmana.

In marzo gli USA impongono la costituzione di una Federazione tra croati e
musulmani. Questo passo consente la cessazione dei violenti scontri in atto
da un anno tra queste due parti in conflitto. Ricordiamo ad esempio le
distruzioni avvenute a Mostar, dove persino tre giornalisti italiani sono
stati uccisi dai croati per avere filmato "altre verita'", distruzioni
culminate con l'abbattimento del ponte simbolo della citta' e della Bosnia.
L'ultranazionalismo croato in Erzegovina, regione di cui Mostar e' il
capoluogo, continuera' comunque a rendere impossibile la convivenza con i
musulmani, impedendo persino all'incaricato europeo Koschnik di ristabilire
condizioni minime di vivibilita': Koschnik si dimettera' dopo pochi mesi.

Ma con la costituzione formale di una Federazione tra croati e musulmani gli
USA intendono concentrare gli sforzi contro la parte serba. Nei mesi
successivi, sotto l'egida USA, viene creato un comando congiunto delle forze
armate croato-musulmane, mentre aumentano le indicazioni della presenza di
volontari mujaheddin arruolati tra gli islamisti. La brigata dei mujaheddin
fa capo a Zenica, dove pure e' accampato il battaglione turco della missione
ONU e sono concentrate 14 organizzazioni umanitarie islamiche. A comandare i
mujaheddin ci sono il saudita Abdul Aziz, reduce dell'Afghanistan, un
libico, ed altri strani personaggi, come raccontato ad es. da Rampoldi su
"Repubblica" del 27/11/1994.

Il 12 giugno 1994 il presidente Clinton, in visita a Berlino, tiene un
discorso altamente simbolico dinanzi alla Porta di Brandeburgo: la Germania
e' ormai il partner privilegiato degli USA in Europa, e la leadership
tedesca nella UE e' nell'interesse degli Stati Uniti, che vi si appoggiano
per realizzare la penetrazione militare, politica ed economica verso Est. Le
dichiarazioni di Clinton creano un incidente diplomatico con la stessa Gran
Bretagna.

Il 19 agosto 1994 il V corpo d'armata bosniaco-musulmano attacca la sacca di
Bihac generando molti morti e la fuga di decine di migliaia di persone. La
sorte di questa gente a tutt'oggi non e' ancora chiara. In ogni caso, di
questi musulmani di Bosnia non legati all'SDA di Izetbegovic i media
occidentali si sono occupati in misura irrilevante, magari solo per
denigrarli come "traditori", probabilmente in quanto rappresentavano un
grande punto interrogativo sulla natura "democratica e pluralista" dello
Stato bosniaco governato dagli ultranazionalisti dell'SDA.

Nei primi mesi del 1995 aumentano fortemente i rifornimenti di armi ai
croato-musulmani: all'aereoporto di Tuzla e' segnalato un traffico intenso
di Hercules C130. Sulla "Frankfurter Rundschau" del 11/3/1995, ad esempio,
si rivela il misterioso carattere dei traffici verso l'aeroporto di Tuzla e
le dichiarazioni in proposito di vari esponenti UNPROFOR. Tuttavia sulla
stampa occidentale e in particolare negli ambienti pacifisti si sottolinea
solo il carattere di Tuzla cittą "modello di convivenza multietnica"
minacciata dal terrore serbo, omettendo completamente la questione
dell'aeroporto. Si noti che dagli accordi di Dayton in poi l'aeroporto di
Tuzla diverrą cuore dell'impegno militare statunitense in Bosnia.

Primo maggio 1995. Il regime croato sceglie una data assai particolare per
attaccare la Slavonia occidentale: la Festa dei Lavoratori. Nel giro di due
giorni tutta questa parte del territorio della Repubblica Serba di Krajina
viene occupata, compresa l'area del lager-memoriale di Jasenovac, dove
durante la Seconda Guerra Mondiale centinaia di migliaia di persone erano
state trucidate dagli ustascia. La forza di protezione ONU sembra
inesistente.

L'"Operazione Lampo" (come in tedesco "Blitzkrieg") si avvale della
preparazione acquisita con il supporto degli Stati Uniti e della Germania.
In particolare, agenzie di mercenari e generali-addestratori dell'esercito
USA hanno lavorato e lavoreranno negli anni successivi per le truppe croate.
L'operazione Train and Equip proseguira' anche dopo gli accordi di Dayton, a
sostegno di croati e musulmani ed in vista dell'annientamento della
Repubblica serbobosniaca.

Il 3 maggio anche i musulmani attaccano su piu' fronti, specialmente sulle
alture dello strategico Monte Igman a Sarajevo, con la copertura di aerei
NATO impegnati a colpire obbiettivi militari serbi. Gli attacchi aerei
cessano solo quando i serbo-bosniaci prendono in ostaggio militari ONU.
Contemporaneamente i croati attaccano a Livno e Drvar. Oltre Sarajevo, verso

Srebrenica, i serbi lasciano avanzare i musulmani chiudendoli infine in
trappola in una valle, dove scatenano una carneficina. In seguito a questa,
i musulmani attaccano da tutte le "enclave" (Gorazde, Srebrenica, Tuzla,
Bihac, Zepa) verso i dintorni, abitati da serbi. A giugno i serbo-bosniaci
occupano Srebrenica. Negli anni precedenti le milizie musulmane, guidate da
Naser Oric, avevano raso al suolo circa trenta villaggi serbi situati
attorno l'enclave protetta dall'ONU. L'attacco dei serbi causa 1430 vittime:
altri circa seimila musulmano-bosniaci vengono segretamente allontanati
dalla cittadina poco prima dell'ingresso dei serbi. L'operazione, curata
dall'Armata musulmana, sara' descritta nel documento della Croce Rossa
Internazionale ICRC n.37 del 13/9/1995. Negli anni successivi i media
racconteranno incessantemente la storia dello "sterminio di ottomila civili
di Srebrenica" e delle relative "fosse comuni".

Nell'agosto 1995 l'esercito croato attacca le zone della Croazia ancora
sotto controllo serbo, teoricamente "protette" da una forza di
interposizione ONU, costringendo alla fuga la popolazione nella sua
totalita', circa 170mila persone (cfr. il libro di Giacomo Scotti
"Operazione Tempesta", Ed. Gamberetti, 1996). In quella occasione diviene
palese il sostegno strutturale dato dall'Occidente al regime di Tudjman. In
particolare vengono fuori la fornitura di armi da parte tedesca e
l'addestramento dato da agenzie USA specializzate, pseudo-private, come la
Military Professional Resources Inc., che impiegano militari USA in
"prepensionamento". La suddetta agenzia ha lavorato anche per il governo di
Izetbegovic, per il quale ha offerto una prestazione del valore di 400
milioni di dollari, in gran parte sborsati da Stati islamici come la
Malaysia e l'Arabia Saudita (6).

28 agosto 1995: la seconda strage a Markale suscita fortissima emozione
nell'opinione pubblica. All'inizio di settembre la NATO attacca i serbi
della Bosnia, distruggendone gran parte delle potenzialita' militari. In
seguito emergera' l'uso di proiettili all'uranio impoverito, per i quali in
Jugoslavia si pensa di denunciare la NATO al Tribunale dell'Aia per i
crimini di guerra.

Solo successivamente (7) emergera' che pure la strage del 28/8 ha ben altri
responsabili: si parla di strutture segrete, appoggiate dai servizi
occidentali, impegnate nella strategia della tensione contro la popolazione
della Bosnia. A dicembre gli accordi di Dayton consentono comunque la
cessazione delle ostilita'. Il prezzo da pagare per i serbi e' la rinuncia a
parte del territorio ed ai quartieri a maggioranza serba di Sarajevo (in
piu' di centomila li abbandoneranno all'inizio del 1996). Il prezzo da
pagare per i musulmani e' la rinunzia ad una Bosnia unitaria, da loro
dominata. Il prezzo da pagare per i croati e' la rinunzia formale alla
costituzione di una loro entita' separata, da annettere alla Croazia. Il
prezzo da pagare per tutti i cittadini della Bosnia sono le conseguenze di
tre anni di conflitto e la occupazione militare da parte delle truppe
straniere, a controllare un territorio ormai privato di qualsiasi sovranita'
reale.

LA STRATEGIA DELLA TENSIONE CONTINUA IN KOSOVO

Dal 1997 il movimento separatista kosovaro-albanese acquista un fortissimo
impulso dal punto di vista strettamente militare a causa degli appoggi in
Albania, Turchia ed Occidente, dopo che per anni il governo "parallelo" di
Rugova, con la sua politica del separatismo su base etnica e del
boicottaggio totale, e' stato non solo finanziato ed appoggiato a livello
propagandistico, ma anche incensato dai "pacifisti" che hanno visto con
favore la spartizione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia.

In seguito alla rivolta delle "piramidi" un fiume di armi ed equipaggiamento
passa le frontiere in sostegno di una organizzazione militare detta UCK
("Esercito di Liberazione del Kosovo").

Dietro all'exploit di questa organizzazione c'e' anche l'interessamento di
George Tenet, attuale capo della CIA, di origine albanese: sua madre "ha
lasciato l'Albania meridionale alla fine della Seconda guerra mondiale, a
bordo di un sottomarino britannico, per sfuggire al comunismo... Lei e' un
vero eroe. E' con queste esperienze di vita e di valori in mente che io
spero di guidare la nostra comunita' di intelligence..." ("il manifesto"
24/2/1999). L'irredentismo panalbanese e' appoggiato dalla lobby schipetara
degli USA, che fa capo alla Albanian-American Civil League vicina a Bob Dole
ed al suo protetto Joseph Dioguardi. Come per le precendenti secessioni
jugoslave, anche nel caso del "Kosova" la disinformazione mirata a suscitare
un clima di mobilitazione bellica nelle popolazioni dei paesi aggressori, e'
mossa da agenzie di pressione specializzate come la "Ruder&Finn" (8), e da
tutto l'immenso apparato legato alla "Fondazione Soros", legata alla CIA.

Per L'UCK si raccolgono fondi, e su giornali come il "Washington Post"
appaiono interviste a questi "freedom fighters". Il 9 marzo 1998 Madeleine
Albright enuncia la nuova dottrina statunitense, in base alla quale la crisi
del Kosovo "non e' un affare interno della RF di Jugoslavia". Anche gli
estremisti albanesi della FYROM godono dell'appoggio dato da pseudo
organizzazioni umanitarie (Fondazione Soros, Partito Radicale, ecc.)
nonostante le preoccupazioni per la tenuta pure di quel paese, dove un terzo
della popolazione e' di lingua albanese. Una destabilizzazione della
Macedonia porterebbe alla sua spartizione tra Albania e Bulgaria, proprio
come durante il nazifascismo. Progressivamente anche la Macedonia si va
riempiendo di truppe occidentali, mentre diventano esplicite le mire della
Bulgaria, ad esempio con il documento "Dottrina Nazionale Bulgara" e con le
dichiarazioni del presidente Petar Stojanov (13).

Nell'agosto 1998 Erich Rathfelder, giornalista tedesco gia' noto per
reportage faziosi sulla guerra in Croazia e Bosnia, sulla "Tageszeitung"
denuncia la strage di 567 albanesi del Kosovo, dei quali 430 bambini, nei
pressi di Orahovac. La notizia non ha alcuna conferma, ne' puo' averla
essendo falsa, ma sortisce ugualmente un forte effetto.

Tra l'ottobre 1998, quando ha inizio la missione OSCE in Kosovo in seguito
ai ricatti della NATO contro la Jugoslavia, e l'inizio di marzo secondo la
Tanjug nell'area ci sono 975 attacchi terroristici che causano 141 morti,
305 feriti ed 86 scomparsi. Armi dirette ai secessionisti panalbanesi
vengono sequestrate nei porti italiani, conti in banca vengono aperti in
Europa per il finanziamento dell'UCK (vedasi tra l'altro l'interrogazione
parlamentare di G. Russo Spena a riguardo), le polizie di molti paesi
europei individuano i legami tra l'UCK ed i traffici di droga e
prostituzione.

Alla fine del 1998 una campagna stampa del Partito Radicale Transnazionale
per la incriminazione del Presidente della Jugoslavia dinanzi al Tribunale
dell'Aia raccoglie il consenso e la firma anche di esponenti dell'UCK come
Adem Demaci, nonche' di ultranazionalisti albanesi della Macedonia, di Sali
Berisha e leader albanesi di ogni orientamento. Ancora all'inizio del 1999
il premier Majko chiede che Milosevic sia processato per crimini contro
l'umanita' ("il manifesto" 20/1/1999), appellandosi alla NATO, agli USA ed
alla UE.

Il 15 gennaio 1999 in seguito agli scontri attorno a Racak tra le forze
jugoslave ed i miliziani dell'UCK, il capo degli osservatori OSCE William
Walker, noto "falco" USA in Vietnam e America Latina (caso Iran-contras,
squadroni della morte in Salvador, e cosine simili), inscena in
collaborazione con i terroristi uno spettacolo macabro indicando come
"civili inermi" le vittime. I cadaveri sono stati ammucchiati in un fossato
e cambiati di abiti, ma sono guerriglieri dell'UCK. Le immagini e le parole
di Walker fanno il giro del mondo ad attestare la "gratuita ferocia dei
serbi contro i civili" (4).

La vicenda di Racak e' il culmine di una serie di operazioni di
disinformazione strategica. L'anno precedente erano state segnalate fosse
comuni inesistenti, come ad Orahovac, ed anche sui profughi le speculazioni
della stampa sono ripugnanti. Le azioni dell'UCK, tese a far crescere la
tensione, scatenare la reazione jugoslava ed indurre l'Occidente
all'intervento militare diretto, non destano preoccupazione nei nostri
media: quasi inosservate passano le stragi di Klecka - quando per la prima
volta dalla fine della II Guerra mondiale ritornano in funzione i forni
crematori - e Pec - in dicembre un gruppo di ragazzini serbi della cittadina
viene massacrato.

La violenta pressione psicologica esercitata dai mass-media, mirata
dall'inizio a montare un clima di mobilitazione bellica nelle opinioni
pubbliche in Occidente, impedisce strutturalmente lo sviluppo di movimenti
di opposizione alla NATO e contro le scelte strategiche euro-atlantiche.
L'irredentismo kosovaro diventa "lotta per la liberta'", l'idea di diritti
di cittadinanza per tutti indipendentemente da dove passino i confini
statuali e' considerata antiquata: secondo i redattori della rivista
"Guerre&Pace", capofila del pacifismo italiano, la autonomia politica della
provincia sarebbe ormai "una concessione dall'alto", percio' si punta
direttamente al protettorato e/o alla Grande Albania mascherandola come
"auto-determinazione". Informazioni "fuori dal coro" vengono censurate da
tutti i media, anche dai settori della sinistra "antagonista". Gli
"autodeterminatori" del "Kosova" abitano in Occidente.

In Albania in piu' occasioni si manifesta solidarieta' con il movimento
irredentista kosovaro e con l'UCK, soprattutto da parte della destra di
Berisha. Il 5 febbraio 1999 la dimostrazione per le strade di Tirana e'
unitaria, e si scandisce continuamente la sigla UCK ("il manifesto" 6/2)

A Rambouillet vicino Parigi, in seguito alla impressione suscitata dalla
macabra sceneggiata di Racak, l'Occidente organizza un falso negoziato: le
due parti vengono fatte incontrare un'unica volta in circa venti giorni di
sedute (in due riprese tra febbraio e marzo), ed alla fine la delegazione
albanese-kosovara, che e' guidata dall'UCK, firma un "accordo" che prevede
il referendum per l'indipendenza e l'occupazione militare da parte della
NATO. Consiglieri del Dipartimento di Stato e della NATO stessa accompagnano
l'UCK a Rambouillet. Anche il Ministro degli Esteri albanese Milo li assiste
(B92, 17 marzo 1999). Pure Filippo di Robilant, ex-portavoce della leader
radicale italiana Bonino, fa parte del codazzo dell'UCK (Corriere della
Sera). Alla fine, la Jugoslavia viene accusata all'unisono per non avere
firmato un "accordo" che tale non e' - poiche' un accordo presuppone due
parti consenzienti.

Il 22 marzo 1999 rappresentanti dell'UCK si accordano a Tirana con le
istituzioni albanesi per una piu' stretta collaborazione, secondo quanto
riportato dalla stessa televisione di Stato albanese. Un altro tassello
della ridefinizione degli assetti europei secondo il modello definito dal
nazismo si sta realizzando. La guerra puo' ricominciare.

Il 24 marzo la NATO scatena i bombardamenti su tutto il territorio della
Repubblica Federale di Jugoslavia.

NOTE:
(1) Rajko Dolecek: "J'accuse L'Unione Europea, la NATO e l'America" (Ed.
Futura, Praga 1998 - in lingua ceca), e T.W. "Bill" Carr: "German and US
Involvement in the Balkans" (intervento al Simposio "Jugoslavia: passato e
presente", Chicago 31/8-1/9/1995). Nel 1994 l'ambasciata croata a Washington
nega che questo prestito sia mai avvenuto; T.W. Carr, editore associato
della "Defense & Foreign Affairs Publications" di Londra, elenca allora le
persone direttamente coinvolte nella faccenda, mentre lo SMOM le invita ad
esibire tutta la documentazione a riguardo. Firmatari per parte croata
risultano essere il vicepresidente della Repubblica Mate Babic e la signora
Maksa Zelen Mirijana, autorizzata ad agire in nome e per conto del Ministero
delle Finanze di Zagabria.

Il ruolo dello SMOM nella crisi jugoslava e' tanto importante quanto
sconosciuto... A Zagabria la villa sede nel 1990-'91 dell'HDZ di Tudjman
diventera' Ambasciata dello SMOM in Croazia dopo l'indipendenza. Lo SMOM e'
una potente organizzazione direttamente legata al Vaticano che dopo l'89 ha
enormemente accresciuto la sua influenza nell'Europa centroorientale:
praticamente in tutte le capitali dell'Est europeo esiste ormai una
rappresentanza diplomatica dell'Ordine. Tra gli aderenti allo SMOM spicca,
per il ruolo specifico avuto come "sponsor" di Slovenia e Croazia, Francesco
Cossiga. Lo SMOM fu, insieme al Vaticano ed alla Croce Rossa, una delle
ancore di salvezza per i nazisti ustascia in fuga alla fine della II G.M.
(cfr. "Ratlines" di M. Aaron e J. Loftus, Ed. Newton Compton 1993)

(2) Cfr. "Nato in the Balkans", AAVV., edito dall'IAC (New York 1998)

(3) Dichiarazione rilasciata alla Conferenza di Pace di Ginevra.
Nell'ottobre 1993 la Commissione ONU per i crimini di guerra sara' in grado
di contare in tutto 330 casi di stupro, relativamente cioe' a tutte e tre le
parti in conflitto.

(4) Vedansi gli articoli apparsi su "Le Monde" e "Le Figaro" nei giorni
successivi.

(5) La "autonomia speciale", in vigore in Kosovo sia dal 1974, prevedeva il
diritto di veto della minoranza sulle decisioni della Repubblica di Serbia
(e non il viceversa), nonche' la non-giudicabilita' degli albanesi da parte
di corti che non fossero quelle kosovare. Norme del genere rappresentavano
chiaramente una non-reciprocita' normativa tra istituzioni serbe e gruppo
nazionale serbo da una parte, istituzioni kosovare e gruppo nazionale
albanese dall'altra. Oltre a questo, la "autonomia speciale" istituiva uno
status di "Settima Repubblica" de facto per il Kosovo nella RFSJ, e
ciononostante per tutti gli anni Ottanta si erano intensificati gli episodi
e si era rafforzato l'indirizzo centrifugo-secessionista negli ambienti
politici albanesi-kosovari.

(6) Cfr. ad es. Ken Silverstein su "The Nation", 28/7/1997.

(7) Cfr. il dispaccio ITAR-TASS 6/9/1995 che fa riferimento alle operazioni
segrete "Ciclone Uno" e "Ciclone Due", coordinate dal capo dell'esercito
musulmano Rasim Delic. Vedansi anche Michele Gambino su "Avvenimenti" del
20/9/1995 e Tommaso Di Francesco sul "Manifesto" del 3/10/1995.

(8) Sulla disinformazione strategica nel caso jugoslavo si vedano ad es. i
libri POKER MENTEUR ("Il poker dei bugiardi", in francese), di Michel Collon
(Ed. EPO e M. Collon, 20A Rue Hozeau de Lehaie, 1080 Bruxelles, Belgio -
tel. +32-2-414 2988, fax +32-2-414 9224, e-mail: editions@epo. be), e "Le
verites yougoslaves ne sont pas toutes bonne a dire", di Jacques Merlino
(Ed. Albin Michel, 1993).

(9) Sulle politiche economiche degli anni Ottanta si veda di M. Chossudovsky
"La globalizzazione della poverta'", Ed. Gruppo Abele 1998, ed il capitolo 4
di "NATO in the Balkans", Ed. International Action Center, New York 1998.

(10) "Feral Tribune", 1/9/1997; cfr. la trad. italiana su "Internazionale"
n.202, 10/10/1997 pg.39.
(11) Vedansi gli articoli di G. Bocchi apparsi sul "Manifesto" tra settembre
'98 e gennaio 1999, nonche' l'apposito capitolo dedicato al caso Lucatelli
sul libro di Luca Rastello "La guerra in casa", Einaudi 1998.

(12) Si veda la traduzione italiana (non integrale) apparsa su
"Internazionale" del 26/2/1994.

(13) Alla fine del 1997 i giornali di Sofia pubblicano alcuni estratti di un
documento intitolato "Dottrina Nazionale Bulgara", redatto da vari
accademici, nel quale si lascia intendere che la Macedonia e' territorio
storicamente bulgaro. Il 12 maggio 1998 Stojanov dice testualmente: "La
Bulgaria e' pronta a intervenire militarmente in Macedonia, qualora il
conflitto in Kosovo si allarghi a questo paese che, nei fatti, e' una
provincia bulgara" (cfr. "Notizie Est #46" -
http://www.ecn.org/est/balcani).