dal "masnifesto" del 13 aprile
Europa geneticamente modificata
Il mancato voto di ieri da parte del Parlamento
europeo a due emendamenti alla direttiva sulla sicurezza degli organismi geneticamente
modificati rappresenta un'altra vittoria per le multinazionali del transgenico. Gli
emendamenti, sostenuti dalle associazioni ambientaliste e dei consumatori, riguardavano il
principio del "chi inquina paga" (vale a dire la responsabilità civile e
finanziaria dei produttori in caso di contaminazione di altre produzioni) e l'interdizione
degli ogm con geni resistenti agli antibiotici.
Ma le lobbies delle multinazionali all'interno dell'Europarlamento sono riuscite a
bloccare i due provvedimenti che, pur votati a maggioranza (287 sì, 202 no), non sono
riusciti a ottenere il quorum di 314 voti. Ma vediamo chi sta dalla parte del transgenico:
buona parte dei liberaldemocratici, ma anche la stragrande maggioranza del Partito
popolare europeo (Ppe), fatta eccezione per pochi "franchi tiratori" (tra cui
gli italiani Franco Marini e Luigi Cocilovo, del Ppi). Contro hanno votato socialisti,
Verdi, comunisti, An, Lega e una parte dei liberaldemocratici.
Il capogruppo dei Verdi Paul Lannoye definisce il voto "un disastro", accusando
(come fa anche la capogruppo dei Ds Pasqualina Napoletano) il Ppe della bocciatura. Il Prc
chiede l'impegno del governo italiano a non recepire la direttiva. Mentre, sul fronte
delle ong, l'Associazione consumatori e utenti denuncia la "presa in giro dei
consumatori". Di una "brutta giornata per la politica comunitaria" parla
Legambiente, mentre Paolo Cento (Verdi) annuncia la richiesta di una "moratoria delle
sperimentazioni". Di "svolta positiva" parla, invece, il presidente di
Assobiotec (l'associazione per lo sviluppo delle biotecnologie), Sergio Dompè.