Editoriale
19 luglio 2000

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L’ostaggio e il tecnocrate

    Venerdì 9 giugno Rai 3 ha trasmesso, alle 23, un interessante servizio di Paolo Barnard, contenente tra l’altro un’intervista assai istruttiva a Romano Prodi, presidente pro tempore della Commissione Europea. Tra le altre cose si apprende che, richiesto delle ragioni per cui i governi europei non avevano invocato l'articolo 5.7 dell'accordo Sanitario e Fitosanitario per opporsi alla pretesa statunitense di imporre la libera importazione della carne agli ormoni, Prodi ha risposto con disinvoltura: "Non lo so, non sono mica un veterinario!". Vale la pena di notare che, in virtù di questa colpevole omissione, l'embargo sulla carne americana costerà all'Europa 340 miliardi di sanzioni americane, una ritorsione decisa all'Organizzazione Mondiale del Commercio in nome delle regole della Globalizzazione. Più di recente il disinvolto presidente ha negato con forza di essere ostaggio delle multinazionali. Eppure il 17 luglio ha preso decisamente posizione in favore della commercializzazione degli alimenti transgenici, per la quale proprio le multinazionali si sono tenacemente battute contro le prudenziali riserve dei governi europei. Ha trovato un prevedibile alleato nel ministro Veronesi, dimostratosi fin dal suo esordio poco propenso a sacrificare gli interessi dei privati a quelli pubblici, che l'onesta Rosi-Bindi aveva tentato di difendere. In un'intervista rilasciata alla "Repubblica" il ministro della sanità si è infatti schierato al fianco delle multinazionali in nome del "progresso della scienza". E' una classica manifestazione dell'autoritarismo tecnocratico con cui viene gestito un sistema di rapporti sociali profondamente irrazionale, perché Veronesi, duramente criticato dal WWF che ha messo in rete importanti informazioni per certo anche a lui note, non si è sforzato di convincere esibendo argomenti probanti, ma si è affidato alla sua "autorevolezza" di noto oncologo per pretendere di essere creduto sulla parola, confondendo volontariamente ricerca, sperimentazioni e applicazioni tecnologiche, come ha osservato Gianni Tamino, membro del Comitato per la biosicurezza presso la Presidenza del Consiglio italiana. Da parte sua, Prodi ha dichiarato, con il linguaggio altisonante e vuoto al quale ci aveva abituato la Democrazia Cristiana mentre depredava il paese,  che si procederà in modo "estremamente rigoroso ed estremamente attento" e che verranno prese tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei consumatori. Ciò non ostante, alla domanda circa le condizioni alle quali sarà concessa la libera circolazione degli alimenti transgenici, non ha dato altra risposta, sebbene da più parti fosse stato richiesto che, se non altro, la natura transgenica del prodotto fosse chiaramente indicata sull'etichetta. Precauzione, del resto, non risolutiva, perché non impedirà che tali prodotti entrino per via indiretta nella nostra alimentazione. Ma anche quest'impegno deve essere sembrato a Prodi eccessivo. Infatti  è considerato con ostilità, questa sì, estrema dalla multinazionali del settore, che, oltre tutto, non potrebbero rispettarlo, dato che Stati Uniti, Canada e Argentina hanno rifiutato di firmare il Protocollo sulla Biosicurezza, che prescrive di separare i raccolti transgenici da quelli tradizionali.

    Su quest'annosa disputa né i cittadini né il parlamento avranno modo di intervenire. Alla faccia della democrazia e della "sovranità del consumatore"! Ancora una volta il destino degli italiani è interamente affidato all'esecutivo, che, per nostra fortuna, appare profondamente diviso. Preoccupazioni eccessive? Forse, ma allora spiegateci perché le industrie che hanno ottenuto la brevettabilità degli OGM rifiutano la responsabiltà civile per i danni eventualmente causati dai loro prodotti.

Discutiamone del Forum

Aggiornamento al 26 luglio, da Televideo

25/07 23:20 PRODI: BIOTECH, CRITICA VIENE DA IGNORANZA

"Le critiche che sono arrivate dall'Italia sui cibi modificati geneticamente sono basate sull'ignoranza". E' il duro giudizio del presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, in un' intervista rilasciata al quotidiano genovese "Il Secolo XIX" di domani. "Abbiamo deciso di revocare la moratoria -spiega Prodi- accompagnando quella decisione con il fermo impegno a varare una legislazione che tuteli i consumatori europei. Se non lo avessimo fatto, saremmo stati portati davanti alla Corte di Giustizia".