Il Giardino dei Finzi Contini
di Giorgio Bassani
-
- E' un romanzo autobiografico ricco di
sequenze narrative e con dialoghi interiori e diretti.
- 2) La decisione di raccontare la storia
dei Finzi-Contini e del loro piccolo mondo viene presa
dal narratore una domenica di aprile, durante una gita di
fine settimana. Ciò che determina il romanzo è la vista
della necropoli di Cerveteri, nella zona di Tarquinia, a
nord di Roma. Le antiche tombe degli etruschi gli
ricordano la cappella funebre dei Finzi-Contini nel
cimitero di Ferrara. L'ambientazione del romanzo è
particolare, la narrazione si sposta, non solo
geograficamente, ma anche temporalmente. Dopo avere con
molti dettagli ricordato le vicende architettoniche della
cappella e gli eventi del casato Finzi-Contini (tra cui
la morte del piccolo Guido, primo figlio di Ermanno e
Olga Finzi-Contini, e il comportamento della loro
famiglia nell'ambito della comunità israelitica
ferrarese), il narratore situa inizialmente la storia che
sta per raccontare, utilizzando una lingua. Molto
specifica e accurata, negli ultimi anni Venti, quelli del
suo ginnasio, quando ha le prime occasioni d'incontro con
Alberto e Micòl, gli altri due figli degli anziani Finzi-Contini.
Il narratore prende le mosse dalla sua disavventura
scolastica agli esami di licenza ginnasiale: un cinque in
matematica che lo sconcerta al punto di pensare di non
tornare più a casa e di intraprendere, intanto, un giro
per la città, in vista di una possibile fuga. Capitato
in prossimità del muro di cinta che delimita il giardino
dei Finzi-Contini, viene chiamato da Micòl che non solo
lo distoglie dai suoi pensieri di sparizione, ma gli
propone di entrare scavalcando la recinzione. Il
narratore è indeciso e la ragazza gli va incontro,
accompagnandolo fino all'entrata di una vicina grotta per
nascondervi la bicicletta ed essere quindi più libero di
accettare il suo invito. Scatta nell'animo del ragazzo,
una volta entrato nel buio della piccola caverna, una
fantastica soluzione all'incontro con Micòl, che non
ricordava se non dai tempi in cui erano bambini alle
funzioni nella sinagoga ebraica della città. E la
soluzione sarebbe quella di un amore eterno e segreto fra
lui e la ragazza, ma l'immaginosa costruzione della sua
bizzarra ed emozionata congettura di dissolve al richiamo
del domestico di casa Finzi-Contini. Il sogno s'interrompe
e il narratore trasferisce nella memoria le prime
immagini di Micòl, ragazzina vivace e impertinente,
espansiva ma al tempo stesso irraggiungibile. A questo
punto la narrazione salta di quasi dieci anni. Siamo ora
nel 1938, il momento cupo del fascismo, l'anno delle
leggi razziali che discriminano gli ebrei dalle scuole
pubbliche e dalle associazioni culturali e sportive. In
conseguenza delle disposizioni di legge emanata dal
regime a danno degli ebrei, i Finzi-Contini aprono i
cancelli del loro giardino, e del loro campo di tennis in
particolare, a un gruppo di ragazzi, ebrei e non ebrei
per la verità, più o meno coetanei di Alberto e Micòl,
compreso il narratore. Il racconto si arresta davanti
alle porte della cosiddetta magna domus la maestosa e
riservata residenza dei Finzi-Contini. Infatti, riferendo
a suo padre la circostanza dell'invito ricevuto, il
genitore, abbastanza maldisposto verso la condotta dei
Finzi-Contini, fa commenti su di loro, ricordando la loro
eccentricità di comportamento e infervorandosi a tal
punto nel discorso da finire a inquietarsi col proprio
figlio. Finalmente si entra dai Finzi-Contini: i ragazzi
si conoscono tutti, chi più chi meno, fra loro: solo,
Giampiero Malanate non è di Ferrara e non è nemmeno
tanto un ragazzo: proviene da Milano e lavora in qualità
di chimico in una fabbrica della zona industriale della
città. Sono settimane di perfetta vacanza occupate dal
gioco, da gesti d'amicizia, dai generosi rinfreschi e
dalle non meno prodighe merende offerte dai padroni di
casa. I Finzi-Contini dimostrano tutta la loro signorile
ospitalità, dai fratelli Alberto e Micòl agli anziani
di famiglia, fra cui il professor Ermanno, che simpatizza
paternamente e culturalmente con il narratore, in
procinto di laurearsi in letteratura. Il racconto
restringe ora il suo interesse alle persone del narratore
e di Micòl, fra le quali sembra sempre debba scoccare la
scintilla dell'amore dopo quella dell'amicizia e della
reciproca simpatia. Micòl accompagna il suo giovane
innamorato alla conoscenza del giardino, attraverso una
serie di passeggiate molto movimentate e dialettiche, dal
punto di vista dei dialoghi, delle battute ironiche,
della provocazione culturale cui Micòl unisce una punta
di femminile malizia intesa a pungere e a commentare l'inesperienza
e la distrazione del suo ingenuo giovane amico. L'episodio
della carrozza, ossia di una mancata aperta dichiarazione
da parte del narratore dei suoi sentimenti verso Micòl,
chiude la parte seconda. Segue un periodo di rimpianto e
di meno caldi rapporti, ovviamente, durante i quali il
narratore; torna più volte, in veglia e in sogno, sulla
affascinante ed estrosa immagine della ragazza, tanto
vicina e pure così irrimediabilmente lontana dalla sua
portata. Per di pi, essa si trasferisce
improvvisamente a Venezia dove, avendo lei pure una
laurea da conseguire, intende condurre in porto la
relativa tesi. Ma proprio mentre la ragazza è via da
Ferrara il narratore viene invitato in casa Finzi-Contini
da Alberto, che già riceve quasi giornalmente nella sua
stanza Giampiero Malnate. Il rapporto con la magna domus
si intensifica anche per l'invito da parte del professor
Ermanno ad approfittare della biblioteca per le sue
ricerche letterarie in vista della tesi. Il narratore. e
Micol si scrivono, sottilizzando su una traduzione da
Emily Dickinson, mentre nell'appartamento di Alberto
iniziano gli incontri a tre fra il giovane padrone di
casa il narratore stesso e il Malnate. Costui è un
intimo amico di Alberto fin dai tempi in cui
frequentavano assieme l'università a Milano; in
particolare, è un giovane solido, di idee comuniste, che
crede nel futuro e che tende ad ammaestrare amici e
conoscenti per quell'invincibile entusiasmo che gli
deriva dalla sua totale convinzione ideologica. Intanto,
fra una discussione e l'altra, e sempre in attesa del
ritorno di Micòl, il narratore approfitta della
sterminata biblioteca del professor Ermanno. Micòl torna
a sorpresa per la sera di Pasqua. Una sera che il
narratore trascorre metà presso i suoi e metà in casa
Finzi-Contini. E' questo il capitolo forse più ricco di
sentimenti e più vario di situazioni oltre che, ben
inteso, di movimento narrativo; alla fine del quale si
conclude anche la terza parte del libro. Ormai è il
tempo degli eventi definitivi. Il narratore, che continua
a frequentare, in casa Finzi-Contini, gli amici Alberto e
Malante, viene ammesso un giorno nella stanza di Micòl,
teneramente indisposta. Qui tenta goffamente di mandare
ad effetto un suo sgraziato e avventato tentativo di
conquista della ragazza, perdendo per sempre il suo
affetto e rischiando pure la sua amicizia e la sua stima.
Dopo un breve viaggio a Grenoble, dal fratello,
intrapreso anche per allontanarsi un po' dal fuoco dei
sentimenti e dal bruciore della sconfitta, il narratore
si barcamena tra saltuarie visite ai Finzi-Contini e
piccoli battibecchi con Micòl: I rapporti sono ormai
troppo minacciati e presto si romperanno totalmente. Per
non rinunciare del tutto a parlare di lei e a farla
vivere almeno nella fantasia, il narratore si incontra
con Malnate, a casa sua, o per la città, coltivando più
intensamente un rapporto che si era formato durante gli
accesi ma occasionali discorsi politici e culturali nella
stanza di Alberto. Girando per Ferrara, Malnate lo
condurrà persino in un postribolo, esperienza che colmerà
la misura dell'insoddisfazione di sè che lo porterà
a cambiare definitivamente la sua vita. Questo evento
prelude infatti al distacco anche da Malnate, riportando
il narratore agli affetti familiari, in particolar modo a
riconciliarsi con suo padre. Questi, infatti, in una
notte di totale rappacificazione col figlio, lo richiamerà
ai suoi doveri, riconfermandolo nella sua vera passione:
quella dello scrittore. La quarta parte si conclude cosa
con la definitiva rinuncia del narratore a Micòl, ai
Finzi-Contini, a Mainate stesso. narratore ripassa, una
sera per la via delle Mura e si rifà sotto la cinta del
giardino dei ricordi più belli. Entra e, durante una
visita segreta ai luoghi del suo possibile amore,
comprende che, dopo i suoi falliti tentativi di conquista,
Micòl è stata molto probabilmente di Malnate. Il
romanzo è finito. Nelle brevi pagine l'Epilogo il
narratore chiude i ricordi con l'immagine ideale di
alcune croci. Esse, infatti, non segnano i resti delle
persone care ma gli appigli della memoria per continuare
a ricordarle. Sono quelle di Alberto, morto nel 1942 per
un male incurabile, e poi quelle di tutti gli altri,
scomparsi, chi in un modo chi nell'altro, nell'anno
seguente: quelle degli anziani Finzi-Contini; quella di
Malnate, partito per la guerra con il corpo di spedizione
in Russia e non pi tornato e, infine, quella di Micòl,
che più che una croce è una visione e un rimpianto.
- Micol Finzi Contini è una ragazza bionda,
snella e nel complesso tutt'altro che brutta, di buona
cultura, di notevole agilità fisica e in parte ribelle
alle regole della casa, che non le permettevano di uscire
dalle mura del giardino. Alberto, fratello di Micol, è
un tipo alto e magro, sempre indeciso , tanto da non aver
mai terminato neanche l'università, che, nella seconda
parte del romanzo, sembra avere un'"adorazione"
per il Malnate. Giampiero Malanate non è di Ferrara e
non è nemmeno tanto un ragazzo: proviene da Milano e
lavora in qualità di chimico in una fabbrica della zona
industriale della città. "Il giardino dei Finzi-Contini"
ha il suo protagonista nell'io narrante, colui che
racconta la sua storia chiamando attorno a sé un certo
numero di altre figure importanti. Esse, infatti, non
sono personaggi secondari ma interpreti di uguale valore
ai fini del racconto. Tuttavia esistono, in quanto il
narratore li fa agire e parlare con pari dignità e in
circostanze comuni. Difficilmente, quindi, troveremo
nelle pagine del libro il narratore muoversi o pensare da
solo, bensì in armonia o in contraddittorio con le
persone di cui si circonda e che dividono con lui il
tempo e i luoghi della trama. L'io narrante, colui che
nel racconto si identifica nella prima persona singolare,
è in questo caso un narratore interno, in quanto scrive
una storia di cui è regista e attore al tempo stesso.
Egli dispone di sè ma non degli altri, nel senso che,
sia pure conoscendo la loro realtà storica e individuale,
non li determina nè nei pensieri nè nelle azioni, come
faceva il cosiddetto narratore onnisciente della
tradizione naturalistica. Egli vede i fatti e le persone
non come essi sono in tutto e per tutto, ma come appaiono
a lui, in base a ciò che può venire a sapere dal loro
accadere e dal loro comportarsi. Il narratore del
Giardino dei Finzi-Contini non dà in alcun punto del
romanzo la sua vera identità; non ha un nome nè un
cognome; non ha una fisionomia (se non per vaghi tratti),
nè denuncia particolari qualità o difetti se non di
sfuggita o per quanto il lettore può dedurre a romanzo
finito. E' un amico dei Finzi-Contini: ebreo come loro,
anche se di estrazione sociale meno alta e meno
aristocratica, frequenta la comunità israelitica
ferrarese nel giro degli anni che vedono l'inizio della
loro segregazione ma, fortunatamente, non subisce lo
stesso destino. Nonostante tutto questo e anche se è lui
a scrivere di tutti, il narratore non si pone al centro
del libro. Nel romanzo l'ambientazione della vicenda é
stata concepita in costante movimento, sia per quanto
riguarda i tempi del racconto, sia per quanto si
riferisce ai luoghi che vedono lo svolgersi delle azioni.
Dal punto di vista cronologico, fermo restando il nucleo
della narrazione attorno al biennio 1938-39 (anni della
legislazione razziale e dei primi effetti sulle comunità
ebraiche), tutto il resto del libro é un continuo andare
verso e venire da un passato più o meno prossimo
rispetto ai tempi della scrittura del romanzo. Dal punto
di vista del paesaggio, ma sarebbe meglio dire spazio (dal
momento che si tratta in larga parte di "interni"),
si ha ugualmente sulla pagina un continuo alternarsi di
angolazioni e di prospettive. La concezione spaziale del
romanzo è concentrica: dal cerchio grande delle mura
della città di Ferrara si passa, con gioco ambientale
che sposta le sue scene dall'esterno verso l'interno, al
muro di cinta dell'incantato giardino dei Finzi-Contini,
che resta il luogo più frequentato della vicenda. Da qui
l'orizzonte si restringe e dal perimetro esterno della
magna domus si passa via via ad alcune stanze interne: la
biblioteca del professor Ermanno, la sala da pranzo, la
stanza di Alberto e, infine, quella di Micòl. I passaggi
non sono mai casuali o gratuiti: essi richiedono il
progressivo maturarsi di una certa condizione psicologica
del narratore che lo renda adatto alla ulteriore
condizione e stima dei padroni di casa, tali da
procurargli il riconoscimento di una maggiore fiducia e
la promozione a una maggiore intimità nella famiglia e
nella casa. Può a prima vista sembrare, sia dall'aspetto
temporale sia da quello spaziale, che Il giardino dei
Finzi-Contini nasca da un'angolazione storica e visuale
abbastanza limitata e ristretta. E' invece chiaro sin
dapprincipio che il narratore, e con lui il suo racconto,
si muovono in momenti di grande importanza umana e
sociale, anche se riflessi in stretta delimitazione
cronologica. E quanto a spazi, essi sono molto suggestivi,
tanto più suggestivi e inquietanti quanto più
concentrati o racchiusi. Puntando sui soli anni 1938-39,
il narratore trova modo di darci ugualmente e
distesamente la storia e la cultura della borghesia
medioalta degli ebrei di Ferrara, come puntando il suo
obiettivo romanzesco sul solo interno di un giardino,
egli intesse un racconto di larghe e profonde tematiche
morali, civili, psicologiche e sentimentali. L'incomparabile
giardino, simbolo di un piccolo paradiso terrestre, è
pure la metamorfica isola di un passato insidiato dal
progredire del tempo. Dal giardino si esce ma per entrare
nella vita (per maturata coscienza) o nella morte (per
decreto del destino). Si può cosi parlare, a proposito
del Giardino dei Finzi-Contini, di un romanzo in cui lo
spazio si fa tempo; in cui l'ambientazione si fa
pellegrinaggio spirituale; in cui città, parco, casa e
stanze si fanno itinerario morale, viaggio nelle
dimensioni della vita.
- Nel romanzo traspaiono riferimenti
espliciti alla vita dell'autore, dall'ambientazione a
Ferrara, città della sua famiglia in cui trascorse la
sua infanzia, e la comunità ebraica a cui sia lui che i
Finzi-Contini appartenevano.
Nel romanzo viene ricostruito fedelmente l'ambiente
ferrarese degli anni trenta, e la situazione della
comunità ebraica subito dopo le leggi razziali.
4) Nei tardi anni Cinquanta, dopo una fase di
letteratura di impegno politico (il neorealismo), il clamoroso
successo di un romanzo quale "Il Gattopardo", opera
prima di Tomasi di Lampedusa, che in pochi mesi raggiunge le
centomila copie vendute, inaugura una nuova fase della storia
editoriale del romanzo, che si suole chiamare quella del "best
seller all'italiana" (Ferretti). Ciò in definitiva
significa la capacità del mercato di assorbire massicciamente e
in breve tempo opere che per temi, linguaggio e collocazione
socio-culturale appartengono alla tradizione letteraria alta. Il
fenomeno del Gattopardo non rimane infatti isolato. Nel
giro di pochi anni tutta una serie di opere di narrativa, per lo
più intimistica e disimpegnata, come la Ragazza di Bube di
Cassola e Il giardino dei Finzi Contini di Bassani.
1) Giorgio Bassani nasce a Bologna il 4 marzo
1916, ma la sua famiglia è ferrarese da parecchie generazioni.
Dora ed Enrico Bassani, agiati borghesi di credo israelita, hanno
anche altri due figli, Paolo e Jenny, che con Giorgio dividono,
in Ferrara nell'antica casa signorile di via Cisterna del Follo,
l'infanzia e l'adolescenza. A Ferrara Giorgio Bassani studia sino
alla maturità
classica, conseguita nel luglio del 1934
presso il Liceo "Ludovico Ariosto". Da qualche anno
manifesta vivo interesse per la musica, tanto da far presagire un
avvenire di pianista, ma sui diciassette anni rinuncia d'un
tratto a questo passione inclinando nettamente verso la
letteratura. Prima d'ora non ha mai letto nulla di letteratura
italiana contemporanea, ma dall'autunno del 1934 ha la fortuna di
frequentare la casa e la biblioteca di Giuseppe Ravegnani, il più
illustre dei letterati ferraresi. Si iscrive alla Facoltà
di Lettere dell'Università
di Bologna, infrangendo una
lunga tradizione familiare: padre e nonno, infatti, erano medici.
Dal l935 al l939 frequenta l'Università del capoluogo emiliano,
prendendo giornalmente un treno di terza classe: da una parte,
quindi, c'è la Ferrara degli amici, fra i quali Giuseppe Dessi (narratore)
e Claudio Varese (critico letterario); dall'altra la Bologna dei
docenti, delle conoscenze nuove, dei modelli umani e morali. Il
suo ideale alto e conclusivo Benedetto Croce, ovviamente
fuori dal cerchio delle conoscenze dirette, esempio estremo di
intellettuale libero e sovranamente padrone d'una compiuta
filosofia della storia, dell'arte e della vita. Variamente
studiati e discussi durante tutto l'arco dell'anno, i temi della
razza trovano, nel corso del 1938, la loro formulazione in
principi di ordine giuridico, vale a dire in leggi antisemite.
Docenti e studenti di origine ebrea sono esclusi in via di
massima e con pochissime eccezioni da tutte le scuole del Regno e
i cittadini ebrei immigrati in Italia dopo il 1919 sono invitati
a lasciare il territorio italiano. Ormai, d'ora in avanti le
disposizioni contro gli ebrei si faranno sempre più restrittive
fino a che, nel 1943, la cosiddetta "soluzione" del
problema ebraico passerà nelle mani degli occupanti tedeschi.
Nel 1940, sotto lo pseudonimo di Giacomo Marchi, per quei motivi
razziali di cui si appena detto, Bassani pubblica il primo
libro: "Città in pianura", prose e racconti scritti da
non pi di qualche mese, in qualità
di esercizi di
stile e di lirica fantasia, ambientati in Ferrara e nel mondo
borghese israelita. A cominciare da tale data, Bassani, da
giovane letterato, si trasforma in attivista politico clandestino,
sottraendosi sia alle amicizie letterarie ferraresi, sia a quelle
pi varie di Bologna. Si laurea comunque nel 1939 con una
tesi su Niccolò Tommaseo, discussa col Calcaterra, mentre il
fratello Paolo, già costretto per motivi razziali a frequentare
l'università
di Grenoble, ne verrà addirittura espulso
quando l'Italia dichiarerà
guerra alla Francia. Sono anni
intensi e di una loro audace e rischiosa bellezza che Bassani
dedica quasi del tutto a una segreta militanza antifascista, fino
al 1943, quando nel maggio viene arrestato e tenuto in carcere
per qualche mese. Riavr
la libert
il 26 luglio, dopo
la caduta del fascismo e la dichiarazione d'armistizio dell'Italia
con l'esercito alleato, mentre, da un lato, il regime mussoliano
coltiva una sua disperata e sanguinaria velleit
di vittoria
con la "Repubblica di Sal" e, dall'altro, la
Resistenza si estende e si afferma in tutta Europa. Bassani
attivo nel Partito d'Azione, sotto la guida di Carlo
Ludovico Ragghianti e nella superstite amicizia di Antonio
Rinaldi. Ai primi d'agosto del 1943 si sposa con Valeria
Sinigallia, sistemandosi precariamente a Firenze dove
costretto a vivere sotto falso nome. Quando nel 1945 pubblica le
poesie di "Storie dei poveri amanti e altri versi",
Bassani si accinge a vivere in pace la sua esistenza di
intelletuale e scrittore, dopo anni di rischio e di disperazione,
durante i quali migliaia e migliaia di ebrei, compresi suo padre,
familiari e parenti, conoscenti e amici, erano andati alla morte
in guerra, in prigionia, nei lager: tutta gente la cui memoria
non cess mai di dargli quella fondamentale e confortante
certezza di essere dalla parte della giustizia e della verit
.
Impiegato, bibliotecario, insegnante e persino attore: Bassani
vive nella Roma difilcile del dopoguerra assieme alla moglie e ai
due figli Paolo ed Enrico. Tuttavia scrive, ed del 1947
una seconda raccolta di versi: "te lucis ante". Sono le
brevi composizioni d'ispirazione religiosa di un giovane poeta
non credente ma che, in ogni caso, subisce il fascino terribile,
e anche atterrito, di un Dio che comanda la storia e lascia che, senza
sosta nè scampo, gli uomini vadano alloro destino di morte. Nel
1948, su iniziativa della signora romana Marguerite Caetani, che
fonda e cura la pubblicazione della rivista letteraria "Bottegha
Oscure", Bassani è invitato a redigeria. E' un periodico
esclusivamente antologico, ma egli ne diventa la coscienza
critica, scegliendo e autorizzando il meglio della creativit
letteraria internazionale. Le vicende della vita del nostro
autore sono sempre piu legate alla pubblicazione dei suoi libri e
la sua esistenza viene quasi scadenzata lungo il fitto calendario
di date d'apparizione di opere nuve, di testi riscritti, ora in
versi ora in prosa. Dal 1949, almeno, Bassani ha ricominciato a
stendere racconti, ma nel 1951 pubblica ancora composizioni
poetiche sotto il titolo "Un'altra libertà", versi
autobiografici e relativi a un mondo concreto, dopo le
fondamentali esperienze degli anni della gu.erra e della
terribile realt
dell'odio. Il ritorno della letteratura al
dominio del reale si sente un poco dappertutto nell'aria ma in
ogni caso, Bassani trasfigura i suoi temi con la fantasia non
vietandosi neppure qualche accensione surreale, Intanto, svolge
intensa attivit
di sceneggiatore cinematografico testi per
film e facendosi, come si dice, la mano per soluzioni di tecnica
descrittiva e compositiva dei campi visivi, delle rese
prospettiche, delle strutture espressive e dinamiche così utili
al racconto e al romanzo. La sua fondamentale formazione ermetica
(cioè di letteraria preziosit
e ricchezza di significati)
si misura con la necessit
di fornire lampi e barlumi e
segni fulminei al discorso filmico. Ne scaturiscono indicazioni
per la letteratura, campo in cui esistono solo la parola e l'interpunzione
per mettere nero su bianco davanti al lettore gli esiti del
proprio bollente magma interiore. 111953 segna infatti il ritorno
di Bassani alla pagina di prosa con la pubblicazione di: ~La
passeggiata prima di cena" che, unitamente a gli ultimi anni
di Clelia Trotti", uscito nel 1955, e ad altri racconti
("Storia d'amore"; "una lapide in via Mazzini";
"Una notte del '43"), formano le famoseCinue storie
Ferraresi", del 1956 ( premio strega di quell'anno). Intanto
Bassani diventa redattore anche della rivista "Paragone",
periodico mensile di arte e letteratura fondato a Firenze nel
1950 da Roberto Longhi. Due anni dopo le "Cinque storie
ferraresi" Bassani pubblica "Gli occhiali d'oro",
dove il fascino della tecnica cinematografica è messo in secondo
piano da una insorgente e pi soggettiva visione della
struttura letteraria. Il 1958 è anche l'anno in cui Bassani,
consulente e direttore editoriale della Feltrinelli, scopre e
lancia un nascosto talento della nostra creativit
letteraria: Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de 'gli
Gattopardo"; romanzo Storico dal successo internazionale e
caso letterario a lungo oggetto di vivo e fecondo dibattito
culturale e ideologico. "Cinque storie" e "Occhiali
d'oro" confluiscono in una nuova edizione accresciuta nel
1960 sotto il titolo " Le storie ferraresi"; un libro
che raccoglie il meglio della produzione narrativa di Bassani. E'
qui testimoniata per la prima volta nella sua consistenza l'intenzione
dell'autore di riprendere pi e pi volte la sua opera
e farla oggetto di accanita riscrittura, fra l'alternato parere
della critica. Bassani collabora ormai alle pi prestigiose
riviste e ad alcune testate giornalistiche di alto rilievo: da un
lato 1' "Approdo", "La Fiera letteraria",
"Letteratura", "Nuovi Argomenti"; dall'altro
lato "Il Mondo", quello fiorentino, diretto da
Alessandro Bonsanti ed Eugenio Montale. Dopo lunghissime
gestazione (alcune delle pagine destinate a entrare nella
struttura del romanzo finito risalgono agli inizi degli anni
Quaranta), Bass~~ni pubblica nel 1962 "Il Giardino dei Finzi-Contini";
il suo primo vero romanzo, premio Viareggio di quell'anno. Il
libro la completa espressione del mondo dello scrittore, a
cominciare dal piano formale per finire a quello ideologico che
sta nel contesto dialettico tra prosa d'arte e coscienza storica:
vale a dire, tra desiderio della bella pagina, del racconto
fiorito e della scrittura di buon gusto, da un lato, ed
esperienza morale, intelletuale e politica, nonché vocazione
testimoniale, dall'altro. Tutto questo raccontato sul filo della.
memoria , nella Fe.rrara della sua giovinezza, durante gli anni
in cui il fascismo veniva facendosi dittatura intollerabile, a
cominciare proprio dalla promulgazione delle leggi razziali Il
Giardino un romanzo lungamente elaborato attorno alla
concezione crociana della Storia e della letteratura: per quanto
riguarda la vicenda umana e la visione della realt
, secondo
l'idea che ogni fatto o concetto vita dello apirito,
dell'io che pensa e crea Soggettivamente ogni cosa; per quanto
riguarda, invece, l'opera d'arte o la scrittura letteraria,
secondo il principio che la creazione conoscenza, ma
conoscenza che non segue gli schenii della logica, che
pura intuizione lirica anteriore alla comprensione razionale del
mondo. Dopo essere stato consulente e direttore editoriale,
Bassani sar
pure, tra il 1957 e il 1967, vicepresidente
della Radiotelevisione italiana, presidente di "Italia
Nostra" (associazione per la tutela del paesaggio e la cura
del patrimonio artistico), docente di Storia del Teatro all9Accademia
Nazionale di Arie Drammatica a Roma. La cronologia delle sue
opere vede invece, dopo il volume antologico di tutte le sue
poesie, dal 1942 al 1950, pubblicato col titolo L'alba ai vetri,
la stampa di due libri di prosa: Dietro la porta (1964) e L'airone
(i 968) con l'intemezzo della raccolta di saggi Le parole
preparate (1967). Nel 1972 Bassani pubblica la raccolta di
racconti L'odore del fieno, cui tengon dietro le poesie di
Epitaffio (1974) e di In gran segreto (1978). Ma ormai lo
scrittore da anni intento alla riproposta della sua intera
opera, secondo criteri di riscrittura e di revisione
rigorosamente perfezionistici. Tra l'altro, Bassani ha provveduto
a raccogliere sotto il titolo l romanzo di Ferrara i suoi
tre romanzi principali: Ilgiardino dei Finzi-Contini, terza parte
del l romanzo di Ferrara, ha visto la luce nel 1980.
Riscrivendo ogni pagina della sua fatica di narratore e di poeta,
Bassani propone pure, nel 1982, un volume in rima e senza,
riepilogo generale della sua creativit
poetica e, nell 984,
tutti i suoi saggi e le sue riflessioni critiche nel libro "di
la dal cuore".
2) Il romanzo è stato pubblicato per la prima
volta nel 1962 dalla Einaudi di Torino e da allora ha avuto
numerose ristampe.
3) Ebbe un larghissimo successo di pubblico,
tanto da vendere 200.000 copie in dieci mesi.
La critica però non fu concorde con il
giudizio del pubblico e l'opera ricevette numerose critiche,
soprattutto da parte del Gruppo '63 e della nuova avanguardia,
che l'accusarono di servirsi di una lingua comune consumata dall'uso
quotidiano, che poteva solo cogliere la superficie ovvia delle
cose, non poteva rappresentare la vera realtà dell'uomo
contemporaneo.
"Il Giardino dei Finzi-Contini"
film drammatico di Vittorio De Sica
con Lino Capolicchio, Dominique Sanda, Fabio
Testi, Romolo Valli, Helmut Berger
Italia, 1971
Cyrano home Back